GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

ricorda l’evento non è di immediata interpretazione e traduzione. Di fatto, la parola chiave subversus ha dato adito a diverse interpretazioni nel tempo. Il primo autore che propone la possibile traduzione della frase è il Bonito (1691), nel suo eruditissimo testo sui terremoti, interpretando la notizia come una frana causata da terremoto. Altri autori interpretano in modo diverso la stessa frase riportata nella cronaca. Capecelatro (1724) la traduce parlando della formazioni di una voragine in cui sprofonda un monte e dei villaggi, mentre Camera (1842) la traduce parlando di un evento eruttivo. Mercalli (1885) è dell’idea che la frana sia stata causata da un terremoto, in quanto si sono innescati movimenti franosi in occasione di altri terremoti. Il Baratta (1901) riporta la conclusione del Mercalli. Sicuramente la notizia riportata nella cronaca non fa riferimento ad un’eruzione vulcanica, pur non essendo comunque chiaramente riconducibile ad un terremoto, ma più facilmente ad un evento franoso. Visto che l’isola d’Ischia è soggetta a frequenti fenomeni franosi, non solo innescati da terremoti, ma molto più spesso da eventi meteorici (Del Prete e Mele, 2006), si può pensare che la cancellazione dell’evento del catalogo possa essere legato alla sua origine non tettonica. Tuttavia, in studi recenti si continua a riportarlo come evento sismico, tanto che nella citata monografia del SSN (1998) gli viene anche assegnata un’intensità del IX-X MCS. Nel 1302 sull’isola d’Ischia avviene l’eruzione vulcanica del Monte Arso, così come ricordato da diversi autori. Il catalogo del CNR-PFG riporta come fonte il Baratta, il quale a sua volta si rifà al Bonito che sembrerebbe riportare in modo integrale la notizia tratta da un libro di Paolo Regio (vescovo di Vico Equense tra il 1583 ed il 1607). Questi ricorda che il Pontano parla di questo evento nel “Trattato di Benea”. Il fatto viene riportato con queste parole “… per l’horribile terremoto caddero a terra diversi nobili edifici …”, non dando adito a dubbi riguarda la natura sismica dell’evento. Tuttavia, tutti gli altri autori non fanno riferimento ad alcun terremoto, ma solo all’eruzione vulcanica (si può vedere lo studio svolto da Buchner, 1986, dove vengono riportate le fonti principali), ne tanto meno si fa menzione di edifici distrutti. Ad oggi, non è stato ancora possibile consultare de visu il testo del Regio; ma, per quanto riguarda lo scritto di Giovanni Pontano, “Trattato di Benea”, sicuramente egli fa riferimento al “De Bello Neapolitano”. Di fatto, consultando l’edizione del 1509 (i.e., prima edizione a stampa del manoscritto del 1499), sull’intestazione di ogni pagina si trova scritto “DE BEL NEA”, acronimo di “De Bello Neapolitano”, che per errore può essere diventato “di Benea”. In questa edizione però non si fa riferimento ad alcun terremoto, ma si riporta solo l’eruzione avvenuta sull’isola (vedi lib. VI). In conclusione si potrebbe pensare che Regio, non contemporaneo all’evento, abbia riportato l’eruzione del 1302 aggiungendovi di sua sponte il fatto del terremoto. In base a queste congetture si dovrebbe ritenere poco attendibile il Regio e quindi inesistente anche che il terremoto. Tuttavia, un recente studio condotto da Iacono (1996) sul libro VI del “De Bello Neapolitano”, dove si parla di Ischia, parlando dell’eruzione si fa riferimento ad una postilla marginale, scritta in forma di appunto, contenuta nel codice Tab. 1 – Confronto dei cataloghi sism- ici. In grassetto sono riportati i para- metri dei terremoti revisionati di volta in volta. 83 GNGTS 2013 S essione 1.1

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