GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

autografo dell’ultima redazione del “De Bello Neapolitano” dove si menziona il terremoto. La frase latina, nella traduzione dell’autrice, restituisce così l’evento: “Il 15 gennaio della 15a indizione nell’anno del Signore 1302, di lunedì, durante un plenilunio vi fu un’eclissi di colore sanguigno. Successivamente il 18, a notte inoltrata, con un terremoto si verificò un’eruzione di lava infuocata”. Questa postilla è stata cancellata dal curatore dell’edizione postuma, Pietro Summonte, con una serie di sbarrette per significare al proto che essa non doveva essere incorporata nel testo. L’autrice trae anche la conclusione che il Pontano abbia compiuto una ricerca su documenti coevi forse perduti. A questo punto si può pensare che il Regio abbia consultato tale manoscritto o altra versione manoscritta di questo testo, dove era riportata la notizia del terremoto che poi ha trascritto nel suo libro. Non è sbagliato, a questo ponto, riconsiderare la possibilità di reinserire questo evento nel catalogo dei terremoti. Nell’attuale versione del catalogo CPTI (Gruppo di lavoro CPTI, 2011) non sono riportati, inoltre, i terremoti del 1557, 1841, 1863 e 1867, i quali sono invece presenti nel catalogo di AHEAD (2013). Per questi terremoti vedremo più avanti alcune possibili conclusioni. Nella Tab. 1, dove sono riportati i forti terremoti al di sopra della soglia del danno (intensità ≥V-VI e magnitudo ≥4.0), si nota come dal terremoto del 1275 si passi a quello del 1557. Nel catalogo del CNR-PFG, dove sono riportate anche scosse di minore intensità, non vi è traccia di nessun altra scossa, neanche di bassa intensità. Quindi per 282 anni non si sa nulla dell’attività sismica dell’isola d’Ischia. Dal terremoto del 1557 si passa poi a quello del 1762; anche in questo caso, consultando il catalogo del CNR-PFG, non si trova riferimento a nessuna scossa neanche di bassa intensità. Per altri 205 anni non sappiamo nulla. Per il XVIII secolo si ha contezza di tre forti scosse di terremoto (1762, 1767 e 1796) ma nessuna notizia relativa ad eventi di bassa intensità. Passando al XIX secolo, si conosce un numero doppio di forti scosse (1828, 1841, 1863, 1867, 1881 e 1883), mentre di scosse di bassa intensità, escludendo le repliche avvenute con i forti terremoti, se ne hanno undici, avvenute nell’arco di tutto il secolo. Se a queste ultime aggiungiamo quelle riportate da Mercalli (1885), e non presenti nel catalogo del CNR-PFG, arriviamo ad un totale di 17 scosse. Analizzando questi dati si può giungere a due distinte conclusioni. In una si può pensare che l’attività sismica dell’isola d’Ischia sia andata crescendo nel tempo, culminando con il forte terremoto distruttivo del 1883, per poi decrescere e tornare ad una bassa attività sismica (per il XX ed inizio XXI secolo l’attività sismica è rappresentata solo da scosse di bassa intensità). D’altra parte, si può anche pensare che le lacune siano invece dovute ad una scarsa conoscenza di informazioni, riconducibile alla perdita della memoria storica di altre forti e minori scosse avvenute nell’isola negli archi di tempo considerati. Nessuno finora ha intrapreso uno studio prendendo in considerazione la sismicità minore dell’isola. In passato, solo Alessio et al. (1996) accennano in pubblicazione un loro studio di revisione delle scosse principali e minori, studio che però non ha mai visto la luce. Partendo non solo da queste considerazioni è stata intrapresa una ricerca sull’attività sismica di Ischia con lo scopo di migliorarne le conoscenze. Ricordando le frasi di alcuni autori, possiamo subito affermare che qualcosa manca. Iasolino (1588) scrive “per, quasi, portentosi prodigi, incendi, terremoti, e altre cose simili, le quali nell’Isola, alcune volte, benché rare, appaiono”, così come il d’Aloisio (1757) che scrive “…Da quel tempo [1301] in poi fino a giorni nostri non vi è memoria di altra accensione di fuochi sotterranei nell’Isola accaduta, sentendosi solamente di tempo in tempo qualche leggiero scotimento della terra …”. Gli stessi Palmieri e Oglialoro (1884), facendo riferimento al periodo sismico del luglio 1880, scrivono “…Alcune di queste scosse furono avvertite a Casamicciola, ma con minore intensità, e le persone quivi convenute per l’uso delle acque furono consigliate a rimanersi, essendo le piccole scosse assai comuni nel paese, ma non pericolose. …”. Infine, nel catalogo del CNR-PFG, per alcuni terremoti (1557, 1762, 1767, 1796 e 1867) si fa riferimento sempre alla stessa fonte (Baratta, 1901), mentre per due di questi terremoti (1557 e 1767), si hanno scarse informazioni: più avanti vedremo il perché. 84 GNGTS 2013 S essione 1.1

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