GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

Il termine inferiore della successione marina osservabile nelle stratigrafie è rappresentato dalle “Argille di Lugagnano”, corrispondenti a silt argillosi e marne sabbiose di colore grigio- azzurro, ricchi di microfossili, deposti in ambiente marino profondo. Al di sopra si sviluppano le “Sabbie di Asti”, corrispondenti a sabbie fini di colore giallastro con stratificazione piano- parallela, ricche di macrofossili, deposte in ambiente marino litorale (Boni e Casnedi, 1970). Questi due corpi sedimentari, alla luce delle interpretazioni più recenti, sono riferibili rispettivamente al Pliocene inferiore e al Pliocene inferiore-medio (Dela Pierre et al. , 2003). Nell’area alessandrina la successione pliocenica marina mostra spessori variabili: nel settore più settentrionale le stratigrafie di pozzi profondi intercettano tali sedimenti già a partire da 50 metri di profondità dal piano campagna, fino a profondità del centinaio di metri. Nel settore meridionale invece le stratigrafie non raggiungono i termini della successione marina: ciò suggerisce che tale successione sia presente a profondità superiori al centinaio di metri (Bortolami et al. , 1976; Bove et al. , 2005). Al di sopra dei termini marini si sviluppa la successione villafranchiana, costituita a sua volta da due complessi sedimentari sovrapposti (Carraro, 1996; Boano e Forno, 1999). Il Complesso Inferiore, di ambiente deltizio ed età pliocenica media, è formato nella parte basale da sabbie grossolane, con stratificazione incrociata concava e locali intercalazioni siltose, indicate come Unità di Ferrere. Nella parte media e superiore questo complesso è invece formato da ripetute alternanze di sedimenti siltosi, con laminazione piano-parallela, ricchi di macroresti vegetali, e sedimenti sabbiosi, con stratificazione incrociata concava, contenenti numerosi vertebrati continentali. All’interno di questi sedimenti si riconoscono localmente livelli con resti vegetali lignitizzati e minori intercalazioni di ghiaie minute. Il Complesso Superiore, di ambiente fluviale ed età pleistocenica inferiore, è formato nella parte basale da sabbie grossolane e sabbie ghiaiose, con stratificazione incrociata concava, e nella parte superiore da silt argillosi privi di stratificazione, estremamente pedogenizzati. Nell’area alessandrina la successione villafranchiana mostra spessori variabili: nel settore settentrionale ha uno spessore inferiore come suggerito dal rinvenimento di sedimenti riferibili alla successione pliocenica già a partire da circa 50 metri di profondità dal piano campagna; nel settore meridionale invece, la successione villafranchiana raggiunge spessori di alcune centinaia di metri (Bortolami et al., 1976; Bove et al., 2005). I depositi più superficiali, corrispondenti ai sedimenti affioranti, sono costituiti prevalente- mente da ghiaie grossolane, ghiaie sabbiose e sabbie, deposte in ambiente fluviale e di età plei- stocenica media-olocenica. I termini più antichi risultano intensamente pedogenizzati, costi- tuendo superfici terrazzate ai margini della pianura alluvionale attuale. Questi sedimenti, nel loro insieme, hanno prevalentemente uno spessore di alcune decine di metri, fino a raggiungere spessori più cospicui dell’ordine di un centinaio di metri nel settore meridionale della pianura (Boni e Casnedi, 1970). La locale presenza di depositi fluviali pedogenizzati ricchi della componente argillosa, affioranti nel settore sudorientale, consente una separazione netta tra l’acquifero superficiale, ospitato nei depositi fluviali, e gli acquiferi profondi, ospitati prevalentemente nei livelli permeabili marini e nella successione villafranchiana (Canavese et al., 2004; Bove et al., 2005). La base dell’acquifero superficiale è generalmente ben evidenziata grazie alla variabilità tessiturale dei depositi (Canavese et. al., 2004; Bove et. al., 2005): nell’area alessandrina lo spessore dei depositi in cui è impostato l’acquifero superficiale raggiungono profondità di circa 50 metri (Stringari et al. , 2010). Il comportamento termico dell’acquifero superficiale, come già descritto da diversi autori, è in accordo con il quadro geologico e idrogeologico del settore in esame, in cui si sviluppano l’acquifero superficiale e gli acquiferi profondi (Boni e Casnedi, 1970; Bortolami et al., 1976; Canavese et al., 2004). Infine, nell’area in esame, considerata la ridotta profondità interessata dai piezometri di mo- nitoraggio, si escludono manifestazioni superficiali di gradienti geotermici anomali connessi a motivi strutturali profondi in grado di determinare un trasferimento di calore in superficie attraverso moti convettivi. 238 GNGTS 2013 S essione 1.3

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