GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

gibili, danneggiate, nonché di vittime, feriti e senza tetto (Lucantoni et al. , 2001), con una ri- soluzione a scala municipale per tutti i comuni ricadenti in un intorno di 50 Km dall’epicentro. Il SIGE si basa su una conversione della magnitudo del terremoto in intensità macrosismica, su di una relazione di attenuazione per ottenere i valori di intensità nei singoli centri abitati e sull’utilizzo di Matrici di Probabilità di Danno (DPM - Di Pasquale et al. , 2000) che forniscono la probabilità condizionata di raggiungere un determinato livello di danno (da 0=nessun danno a 5=collasso) in funzione dell’intensità macrosimica e della classe tipologica dell’abitazione. Il SIGE è stato sviluppato a partire da una metodologia empirica che deriva le DPM dall’ela- borazione statistica dei dati raccolti durante le indagini post-terremoto (in particolare Irpinia 1980 e Abruzzo 1984). Il SIGE negli anni ha mostrato dei limiti in quanto integra metodi che non corrispondono più allo stato dell’arte in materia di rischio sismico e utilizza una suddivisione in classi tipologiche delle abitazioni poco dettagliata (4 classi ricavate dai censimenti ISTAT della popolazione e delle abitazioni utilizzando i dati relativi a tipologia costruttiva, età della costruzione e numero di piani). Inoltre, benché oltre ai valori medi dei parametri di danno vengano riportati anche i limiti inferiore e superiore che costituiscono indirettamente una misura dell’incertezza insita nelle stime, SIGE fornisce tendenzialmente una sovrastima dei danni, in particolare per i terremoti di piccola magnitudo. È stata recentemente messa a punto una seconda versione del SIGE che prevede l’attenuazione della PGA anziché dell’intensità macrosismica e l’utilizzo di curve di fragilità (Sabetta et al. , 1998). Quest’ultima versione fornisce stime di danno inferiori e più vicine ai dati reali rispetto a quella precedente. Nonostante i limiti citati, SIGE è tuttora lo strumento di riferimento per le valutazioni di scenario presso il DPC in quanto presenta i seguenti vantaggi: (i) il metodo empirico è stato sviluppato sulla base di dati reali di danno osservato, (ii) fornisce un quadro territoriale completo dell’area colpita (sismicità, reti di monitoraggio, popolazione coinvolta, danni all’edilizia residenziale, scuole, ospedali, reti stradali e ferroviarie, dighe, industrie a rischio, etc.) e (iii) risulta particolarmente semplice da utilizzare anche per persone non esperte (è sufficiente inserire i parametri ipocentrali per generare la produzione del rapporto completo per l’area interessata). SP-BELA: approccio meccanico. Eucentre sta realizzando un progetto per conto del DPC finalizzato alla formulazione di scenari di danno, in modo da fornire un termine di raffronto al risultato prodotto dal SIGE e poterne migliorare l’operatività. Gli scenari vengono calcolati considerando come unità minima di definizione il territorio comunale. Il patrimonio edilizio dei comuni è stato classificato sulla base dei dati di tipologia strutturale, numero di piani ed età degli edifici provenienti dal database ISTAT. La capacità di ciascuna tipologia così identificata è stata valutata mediante la definizione di curve pushover calcolate tenendo conto della variabilità della risposta degli edifici legata alle incertezze (geometria, proprietà dei materiali, etc.). Il metodo meccanico è pubblicato in letteratura tecnica con l’acronimo SP- BELA (Simplified Pushover Based Earthquake Loss Assessment: Borzi et al. , 2008a., 2008b). La metodologia adottata definisce la probabilità di danno mediante un confronto fra la capacità e la domanda di spostamento imposta dallo scuotimento sismico calcolato in base all’ordinata spettrale corrispondente al periodo di vibrazione dell’edificio. Tale ordinata viene ricavata attraverso diverse relazioni di attenuazione del moto del suolo: Cauzzi e Faccioli (2008), Boore e Atkinson (2008), Akkar e Bommer (2010), Bindi et al. (2011). Le tipologie di edifici dedotte dal database ISTAT sono state associate a 5 classi di vulne- rabilità: • A: edifici in muratura di cattiva qualità; • B: edifici in muratura di media qualità; • C1: edifici in muratura di buona qualità; • C2: edifici in c.a. non sismicamente progettati; • D: edifici in c.a. sismicamente progettati. 137 GNGTS 2013 S essione 2.1

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=