GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

Gruppo di lavoro MS (2008). Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica, Dipartimento della Protezione Civile e Conferenza delle Regioni e Province Autonome, 3 vol. e DVD. Gruppo di lavoro MS-AQ (2010). Microzonazione sismica per la ricostruzione dell’area aquilana, Regione Abruzzo Dipartimento della Protezione Civile, 3 vol. e DVD. P. Imprescia, M. Coltella, G. Naso (2013). Il percorso metodologico per gli studi di microzonazione sismica, in questo volume. La microzonazione sismica di primo livello in aree vulcaniche: l’esperienza delle aree etnee S. Catalano 1 , G. Romagnoli 1 , G. Tortorici 1 , F. Pavano 1 , G. Sturiale 1 , A. Torrisi 2 , C. Bennici 1 , S. Rosa 1 1 Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali – Sezione di Scienze della Terra, Università di Catania 2 Regione Sicilia - Dipartimento Regionale di Protezione Civile- Servizio Regionale per la Provincia di Catania Introduzione. Gli studi di microzonazione sismica di I livello effettuati nei comuni dell’area etnea, hanno messo in evidenza che molti dei presupposti teorici dei modelli di risposta di sito e delle definizioni contenute negli “Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica” (Gruppo di lavoro MS, 2008) e nel supplemento a “Ingegneria Sismica” (Dolce et al. , 2011) non trovano immediata applicazione nei terreni di natura vulcanica. I caratteri peculiari dei terreni lavici incidono sulla definizione delle componenti essenziali che concorrono ai modelli di risposta di sito. Le successioni litostratigrafiche sono, infatti, caratterizzate da un’alternanza di terreni rigidi e terreni soffici, con ripetute inversioni di velocità delle onde sismiche lungo la verticale (Fig. 1). In particolare, terreni con Vs >800 m/s, che individuerebbero la presenza del basamento sismico, frequentemente ricoprono terreni soffici di copertura. Ciò crea numerose incertezze nella individuazione della profondità del bedrock sismico. Le stesse caratteristiche creano incertezze anche nell’attribuzione delle diverse unità laviche ai terreni di copertura o al substrato geologico. Negli “Standard di rappresentazione e archiviazione informatica-Versione 2.0beta-II”, le unità geologico-tecniche vengono distinte in terreni di copertura e substrato geologico rigido o non rigido. Nella definizione della litologia dei terreni di copertura, gli standard si avvalgono del sistema di classificazione dei suoli “Unified Soil Classification System” (leggermente modificato, ASTM, 1985). Tale sistema permette la classificazione di terreni incoerenti e pseudocoerenti ma non prevede la classificazione dei litotipi propri delle colate laviche, caratterizzate da un’estrema variabilità verticale e laterale delle litofacies, cui corrispondono profonde variazioni delle caratteristiche litotecniche. Ai problemi di rappresentazione si aggiunge una generale inadeguatezza dei dati geologici di base, oggetto di elaborazione nel corso della prima fase di approfondimento, che non sempre forniscono le informazioni di dettaglio rappresentative del reale assetto delle diverse litofacies che compongono i diversi orizzonti lavici. Le geometrie di sottosuolo dei modelli geologici di riferimento, inoltre, si discostano molto dai modelli fisici monodimensionali, che risultano troppo semplificati e poco rappresentativi degli assetti geologici reali. Lo stesso concetto di microzone omogenee risulta poco indicato, in quanto il concetto di omogeneità riferito all’assetto geologico in effetti andrebbe sostituito da un concetto di variabilità di comportamento tra due estremi definiti per ogni microzona, per quanto attiene la reale risposta sismica. Va, dunque, sottolineato che, anche in prospettiva dei successivi livelli di approfondimento, nell’area etnea non ci sono le condizioni per l’applicazione degli abachi basati su un assetto geologico e geotecnico costituito da orizzonti continui, con caratteri litotecnici definiti, sovrapposti tra loro e vincolato ad un aumento della velocità delle onde s con la profondità. Le aree vulcaniche sono caratterizzate, infatti, da un accumulo veloce di prodotti che vanno a sigillare superfici topografiche estremamente articolate. L’interazione tra vulcanismo e morfogenesi definisce una varietà di geometrie tridimensionali di sottosuolo (es. valli o versanti terrazzati sepolti) che non solo causano improvvise discontinuità dei livelli, ma ne influenzano anche le loro caratteristiche litologiche e meccaniche. 202 GNGTS 2013 S essione 2.2

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=