GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

scorie e banchi massivi clinostratificati, caratterizzati da notevole discontinuità sia laterale che verticale. I ventagli di lava sono caratterizzati da spessori minimi all’apice e al piede, mentre raggiungono spessori massimi di oltre 50 m nella parte centrale, in corrispondenza della verticale del piede del pendio sepolto dalle lave. Nel caso di colate ben alimentate e molto fluide, la colata tende ad espandersi lateralmente sulle superfici sub-pianeggianti, dando luogo a banchi massivi metrici sub-orizzontali, con notevole continuità laterale, generalmente interessati da intensa fessurazione verticale, con copertura scoriacea limitata o assente. In alcuni casi, gli espandimenti possono raggiungere anche spessori fino a circa 25 m. Nel settore mediano del profilo sono riprodotti più ventagli di lava sovrapposti che hanno colmato una depressione morfologica e che sono stati mantellati dalle colate laviche più giovani che si sono espanse su una morfologia più blanda. Per rendere in pianta quanto rappresentato nel profilo, si è fatto ricorso ad una serie di simboli, lineari e areali, per indicare l’ubicazione delle scarpate e dei terrazzi sepolti dalle lave, la cui localizzazione è stata in gran parte desunta dalla morfologia dei campi lavici. Tutti gli elementi hanno contribuito, insieme alle forme delle lave, a definire l’estensione delle microzone omogenee, nell’accezione specificata nell’introduzione. Profilo 2. Nel profilo 2, relativo al comune di Trecastagni, illustra gli effetti di una barriera morfologica sulla distribuzione dei flussi lavici. Nel profilo si riconoscono lave basali di incerta attribuzione che, per la loro continuità laterale sono assimilabili al substrato geologico. Le sovrastanti colate laviche di copertura si sono accumulate sul fianco di un vecchio rilievo costituito da piroclastiti, interpretato come un originario edificio vulcanico oggi sepolto. In questo caso, la dettagliata ricostruzione della successione verticale delle colate laviche è stata decisiva per l’individuazione degli elementi topografici sepolti. In particolare, la presenza dell’edificio sepolto, precedente a quello estesamente affiorante nell’area, è stata riconosciuta dalla notevole riduzione dello spessore delle lave indicate come “intermedie” che si apprezza da nord-ovest verso sud-est. Tale fenomeno è conseguenza dell’effetto barriera esercitato dall’edificio stesso sui flussi lavici che, invece di proseguire secondo la direzione NO-SE, determinata dalla pendenza del fianco sud-orientale dell’Erna, sono stati in gran parte deviati verso SO (ortogonalmente al profilo), lungo il fianco dell’edificio sepolto. I rilievi originali effettuati nell’area hanno confermato la notevole estensione dei prodotti piroclastici dell’edificio sepolto, raggiunti anche da alcune perforazioni. Il notevole accumulo di lave a monte dell’edificio ha del tutto annullato la paleotopografia, sostituendola con un’area di accumulo sub-pianeggiante. In questo caso, per segnalare la presenza del fianco sepolto, che costituisce una discontinuità meccanica di primo ordine, è stato introdotto un simbolo lineare, che indica l’orlo del versante sepolto, ed un simbolo areale, che indica l’estensione in sottosuolo dell’edificio. Nel caso specifico, il fianco dell’edificio rivolto a valle è, invece, ancora oggi in parte scoperto o nascosto sotto una sottile coltre di lave recenti e corrisponde al versante a forte acclività posto tra gli abitati di Trecastagni e Viagrande, rappresentato nella porzione orientale del profilo. La presenza dell’edificio sepolto nell’area di Trecastagni ha imposto che venisse definita una microzona rappresentativa dell’appoggio delle lave contro il fianco che difficilmente può essere inquadrata nel concetto di omogeneità di comportamento. In questo caso si sono manifestati enormi gradi di incertezza riguardo l’ubicazione del limite stesso della microzona, in funzione delle variazioni laterali della successione dei terreni, determinata dalla concomitante variazione di spessore tra lave di copertura ed piroclastici dell’edificio. La ricostruzione del modello geologico di Trecastagni evidenzia una geometria, con la presenza di più edifici vulcanoclastici di età diversa separati da orizzonti di lave, che è risultata molto diffusa nel versante meridionale dell’Etna, anche se non segnalata né nella letteratura geologica né nella cartografia disponibile. Infatti, è stato possibile verificare che le aree di distribuzione dei coni piroclastici recenti sono state sede di attività esplosiva più antica, i cui prodotti sono stati interamente seppelliti dalla copertura lavica recente. Le discontinuità geometriche determinate dalla presenza di barriere topografiche che ostacolano i flussi lavici, costituisce un 207 GNGTS 2013 S essione 2.2

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