GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

delle numerose segherie di marmo, localizzate principalmente nella zona industriale della città di Massa e lungo il fiume Frigido, che l’attraversa, i cui effetti si estendono anche a grandi distanze dagli impianti. Alla luce di ciò, il primo tentativo di porre un argine a questo grave problema è consistito nell’eseguire le acquisizioni durante la fine settimana (sabato e domenica), quando l’attività industriale è ridotta, non venendo comunque mai a cessare completamente. I risultati, un esempio tipico dei quali è mostrato nella parte destra di Fig. 1, sono certamente migliori, restringendosi la banda di frequenze disturbata approssimativamente all’intervallo compreso fra 1 e 4 Hz. Il miglioramento, che conforta l’attribuzione dell’origine del disturbo alle segherie industriali, non è comunque tale da permettere una corretta analisi ed interpretazione delle misure, in particolare in considerazione del fatto che l’andamento disturbato degli spettri delle singole componenti suggerisce che il valore di frequenza di risonanza principale cada, sovente, proprio nella banda più disturbata. Conseguenza diretta delle caratteristiche del disturbo industriale è che tutte le curve HV(f) generate dalle misure a stazione singola svolte a Massa sono da collocarsi nella classe C (misura inutilizzabile) della classificazione proposta da Albarello e Castellaro (2011); nessun senso ha, in questo quadro, l’attribuzione del tipo I o II (presenza od assenza di picco chiaro). Nuovo metodo ad hoc per l’interpretazione delle curve HV(f). Avendo verificato l’impossibilità di ottenere misure di buona qualità, s’è imposto il problema di come condurre lo studio di microzonazione simica di primo livello del Comune di Massa. Le informazioni disponibili suggerivano la presenza d’un possibile substrato sismico a profondità superiori a 100 m, quindi non raggiungibili con eventuali sondaggi a basso costo o tecniche d’esplorazione a bassa profondità (rifrazione e MASW), sole ammissibili nell’ambito del bilancio previsto per questo studio. L’unica strada alternativa alla rinuncia era dunque quella di cercare d’estrarre comunque elementi informativi dalle misure svolte, procedendo ad uno studio dettagliato delle curve spettrali ottenute dall’analisi delle loro acquisizioni, volto a cercare, sia pur con grande approssimazione, informazioni sull’esistenza di contrasti d’impedenza nel sottosuolo. Lasciando ogni speranza di conoscenza sull’effettiva forma della curva HV(f) ed, in particolare, sulla sua ampiezza, l’analisi è stata rivolta all’identificazione d’intervalli di frequenza nei quali vi fossero motivi ragionevolmente fondati di ritenere confinato il valore della frequenza corrispondente al picco principale di tal curva. Questa ricerca è consistita nell’esame visivo dell’andamento delle ampiezze spettrali medie delle componenti orizzontali e verticale del moto del suolo d’ogni misura, con lo scopo d’individuare la possibile localizzazione del minimo di quest’ultima in corrispondenza alla separazione fra essa e le componenti orizzontali: tale informazione consente di dedurre, con ragionevole confidenza, la formazione, al netto del disturbo, della struttura ad “occhio”, tipica dei picchi chiari della curva HV(f) . Si tratta chiaramente di una procedura poco ortodossa e tutt’altro che priva d’elementi di soggettività, essendo invero essenzialmente basata su un “parere esperto”, e dunque esposta a possibili critiche ed aperta ad interpretazioni alternative, ma, comunque, strutturata secondo canoni tali da consentire un utilizzo ragionevole e proficuo delle curve HV(f) disponibili: in Fig. 2, è schematizzato un esempio di applicazione. Individuato il dominio di frequenze dove sembra risiedere il minimo dell’ampiezza spettrale relativa alla componente verticale (curva magenta), si deduce la pendenza ipotizzabile a sinistra e destra di tale minimo, approssimativamente indicata dalle rette celesti e rosse (rispettivamente): queste rette s’interescano, delimitando un intervallo di frequenze (ombreggiato in figura), che verosimilmente ospita il minimo della curva. Questo è l’intervallo che si assume come stima della frequenza f 0 . L’arco giallo in figura schematizza l’andamento approssimativo ipotizzato per l’ampiezza spettrale verticale. Va sottolineato che la presenza del picco della curva HV(f) proprio in coincidenza od in prossimità della banda di frequenze maggiormente disturbata può difficilmente essere attribuita ad un caso fortuito: essendo il disturbo causato da molte sorgenti distribuite, è assai logico ritenere ch’esso stesso subisca un effetto d’amplificazione, venendo così esaltato proprio in corrispondenza della 256 GNGTS 2013 S essione 2.2

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