GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale
Essa è attualmente coperta da una spessa coltre di depositi antropici, fino a 20 m, che hanno modificato profondamente la morfologia naturale. Gli affioramenti geologici sono quindi pochi e concentrati in corrispondenza delle aree archeologiche, dove gli scavi hanno portato alla luce il contatto con il substrato naturale. Di fatto, quindi, l’assetto geomorfologico e geologico dell’area di studio è stato definito soprattutto per via indiretta, per mezzo dei numerosi sondaggi geognostici pregressi e delle informazioni reperite nella letteratura geologica. Lo schema stratigrafico di riferimento deriva da Funiciello e Giordano (2008) ed è stato parzialmente modificato ai fini dello studio di MS (Fig. 1). Il territorio del Municipio può essere suddiviso in tre settori principali, in base alle caratteristiche morfologiche: dorsale del colle Gianicolo, piana alluvionale del Tevere, settore dei colli orientali. La dorsale del Gianicolo, a decorso N-S, è costituita da una successione sub-affiorante, con giacitura quasi orizzontale. Questa dorsale comprende alla base le argille sovraconsolidate plioceniche della Formazione di Monte Vaticano (MVA), passanti verticalmente a sabbie e limi delle Formazioni di Monte Mario (MTM) e Ponte Galeria (PGLa), spesse complessivamente 20-30 m. Chiudono al tetto coperture vulcaniche e sedimentarie comprendenti le Unità dei Tufi stratificati varicolori di Sacrofano (SKF), Tufi stratificati varicolori di La Storta (LTT), Pozzolanelle (VSN2) e Alluvioni Terrazzate (AT), per spessori complessivi di 20-25 m. La dorsale del Gianicolo è caratterizzata da pendii relativamente acclivi, con pendenze che localmente raggiungono valori di 30° lungo il versante orientale. La piana del Tevere è allungata in direzione N-S ed è larga 1-1.5 km. Il suo sottosuolo è costituito dal riempimento della valle fluviale, incisa fino alla profondità di -45/-50 m s.l.m. nel substrato geologico (Formazione di Monte Vaticano) e nelle coperture quaternarie antiche (vulcaniche e sedimentarie del Pleistocene medio) e successivamente colmata durante l’ultima risalita glacio-eustatica del livello del mare. Il Sintema Fiume Tevere (SFTba), che riempie la valle omonima, è costituito da un lag ghiaioso basale, quasi continuo trasversalmente e spesso circa 10 m. Seguono verso l’alto: corpi sabbiosi di canale fluviale, localizzati al centro del riem- pimento vallivo, larghi fino a 500 m e impilati con buona continuità latero-verticale; depositi pelitici inorganici e organici della piana inondabile, confinanti lateralmente i corpi sabbiosi di canale. Chiude al tetto una coltre di riporti (h), con uno spessore costante di 10-15 m. Il settore dei colli orientali è costituito da una serie di rilievi isolati (Campidoglio, Palatino, Aventino), separati dai tributari di riva sinistra del Tevere, e da rilievi orograficamente continui (Quirinale, Esquilino, Viminale, Colle Oppio, Celio, San Saba), che rappresentano nel loro insieme il settore periferico di un vasto plateau vulcano-sedimentario esteso ai piedi dei Colli Albani. La stratigrafia del settore dei colli orientali è costituita, dalla base al tetto, da: 1) il substrato geologico della Formazione di Monte Vaticano; 2) una copertura multistrato di terreni sedimentari e vulcanici di età Pleistocene inferiore p.p.-Pleistocene medio spessa in media 30- 40 m; 3) i riempimenti vallivi tardo-quaternari connessi al reticolo minore del Tevere, spessi fino a 30 m e larghi non più di 200 m; 4) le coperture antropiche, spesse fino a 20 m. Caratterizzazione geotecnica e geofisica. Le formazioni geologiche che caratterizzano l’area di studio sono state distinte in termini di litotipi prevalenti (Fig. 1). La caratterizzazione geotecnica e geofisica di questi litotipi si è basata su informazioni presenti nella banca dati CNR- IGAG e su dati di letteratura. Per la proprietà geofisiche, in particolare, si è fatto riferimento all’elevato numero di indagini utilizzate per lo studio di microzonazione sismica eseguito dal CNR-IGAG nell’Area Archeologica Centrale di Roma (Moscatelli et al. , 2012; Mancini et al. , 2013; Pagliaroli et al. , 2013a). Con riferimento ai valori della velocità di propagazione delle onde di taglio V S , la maggiore rigidezza compete ai litotipi ghiaiosi (AA1, FTR1, SFTba1; per gli acronimi vedasi Fig. 1) e ai tufi litoidi (PTI, PPT, VSN1a) per i quali V S =600-700 m/s. Al contrario, i litotipi meno rigidi sono quelli argillosi recenti (SFTba3,4) e i riporti (h) per i quali V S <300 m/s. I litotipi sabbiosi e limoso sabbiosi (FTR2, SFTba2, AA2) e pozzolanacei (VSN1b, VSN2, RED) nonché le 276 GNGTS 2013 S essione 2.2
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