GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

sondaggi. Tale frequenza è quindi associata alla risonanza dei litotipi argillosi (SFTba3,4) delle alluvioni recenti al di sopra dei terreni più rigidi, costituiti da ghiaie basali delle alluvioni del Tevere (SFTba1) a loro volta sovrastanti le argille sovraconsolidate della formazione MVA. Il picco a 0.3-0.35 Hz, invece, è caratteristico di tutta l’area in studio. Esso è presente anche nelle piane alluvionali recenti, dove è però superato in ampiezza dal picco a 1 Hz. Valori della frequenza di risonanza inferiori ad 1 Hz corrispondono a valori di H di alcune centinaia di metri, suggerendo quindi l’ipotesi di un basamento profondo. Quest’ultimo può essere individuato a circa 500 m di profondità dove, sulla base delle informazioni desunte da un sondaggio profondo perforato al Circo Massimo (Signorini, 1939), la formazione MVA passa da un litotipo prevalentemente limoso-argilloso ad uno sottostante più sabbioso e presumibilmente più rigido. Questa ipotesi è ulteriormente supportata dai risultati delle analisi 1D di riposta sismica locale (Pagliaroli et al. , 2013b) variando parametricamente la posizione del basamento e il gradiente di V S all’interno della formazione MVA. La profondità di 500 m e il gradiente V S =550-650 m/s, compatibile con le misure geofisiche effettuate nella porzione più superficiale di MVA, rappresentano la configurazione che meglio consente di riprodurre la frequenza fondamentale di 0.30-0.35 Hz. Solo rare misure hanno evidenziato picchi H/V non riconducibili alle situazioni sopra descritte. Questo non sorprende, in quanto tra i litotipi rinvenuti nell’area in studio esistono modeste differenze di impedenza sismica (I, prodotto tra densità e V S del litotipo), al massimo pari a 2.5 (vedi tabella 1). Queste poche misure sono state eseguite generalmente su siti caratterizzati da spessori elevati di coperture antropiche, sovrastanti tufi stratificati o litoidi. Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS). La carta delle MOPS (Fig. 2) individua le microzone dove, sulla base di osservazioni geologiche e geomorfologiche e della valutazione dei dati litostratigrafici e meccanici, è prevedibile l’occorrenza di diversi tipi di effetti prodotti dall’azione sismica, in particolare amplificazione del moto sismico e instabilità di versante. L’analisi dei dati ha consentito di stabilire l’assenza di zone stabili in senso stretto e la netta prevalenza di zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, brevemente descritte nel seguito. Zone stabili suscettibili di amplificazione. Sono zone nelle quali sono attese amplificazioni del moto sismico, come effetto dell’assetto litostratigrafico e morfologico locale. Le zone sono numerate in progressione, con un livello di amplificazione attesa crescente dalla prima all’ultima. Zona 1 - Multilayer vulcano-sedimentario ridotto. Questa zona interessa la fascia di raccordo tra le pendici dei colli storici e le zone di fondovalle. La successione delle coperture comprende, dalla base, argille sabbiose fortemente sovraconsolidate (MVA), seguite da 10- 15 metri di ghiaie e sabbie molto addensate (AA1 e AA2). Seguono, verso l’alto, limi e limi sabbiosi per uno spessore medio di 15 metri (AA3), al cui interno si rinvengono localmente tufi litoidi (PTI) per spessori massimi di 5 metri. Tutta la zona è ricoperta da una coltre antropica con spessori estremamente variabili (fino a 10 metri). Zona 2 - Substrato geologico non rigido. Questa zona caratterizza la base del colle Gianicolo, dove si rinvengono argille sabbiose fortemente sovraconsolidate (MVA) ricoperte da una coltre di riporti antropici, spessi fino a 10 m. Localmente il pendio è inclinato fino a 30°. Zona 3 - Multilayer vulcano-sedimentario completo. Questa zona interessa le aree di plateau dei colli storici e la sommità del colle Gianicolo, caratterizzate da coperture vulcano- sedimentarie di origine continentale e marino-marginale. Tali coperture, come per la Zona 1, sovrastano argille sabbiose fortemente sovraconsolidate riferibili a MVA e comprendono, dal basso verso l’alto: 1) ghiaie sabbiose molto addensate e sabbie limose addensate per uno spessore medio di 10-15 metri (localmente fino a 25 metri), riferibili ai litotipi AA1, AA2, e PGLa; 2) tufi litoidi e semilitoidi (PTI, PPT), localmente stratificati (SKF), per uno spessore di 278 GNGTS 2013 S essione 2.2

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