GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

Le aree potenzialmente liquefacibili sono indicate negli ICMS come “area con terreni sabbiosi, sabbioso-limosi o sabbioso-ghiaiosi e con superficie della falda freatica e delle eventuali falde in pressione <15m”. I metodi di valutazione del pericolo di liquefazione differiscono per il tipo di indagini altre per l’uso dei risultati e le metodologie di calcolo. In ICMS, la suscettibilità del terreno è valutata sulla base di prove in sito (SPT e/o CPT e/o prove geofisiche in foro del tipo DH, CH e/o SCPT ), esplorando un numero di verticali adeguato all’importanza dell’opera e all’estensione dell’area di indagine, nelle quali è stimato il potenziale di liquefazione (IL) attraverso i metodi semplificati (Idriss e Boulanger, 2004; Youd e Idriss, 2001). In ogni verticale dovrà essere valutato il picco di accelerazione ( a max ) alla superficie del deposito mediante analisi della risposta sismica locale. Le Faglie Attive e Capaci (FAC) negli ICMS sono distinte per tipologia (diretta, inversa, trascorrente) e per tratto accertato e inferitonel livello1. Una volta individuata un’area interessata da fagliazione superficiale si rimanda al livello 3 di approfondimento per definirne al meglio le caratteristiche. Tra le indagini mirate per l’identificazione e la parametrizzazione di una FAC, sono previsti studi di dettaglio geomorfologici (evidenze di anomalie nelle forme del paesaggio, diversione di corsi d’acqua o di altri elementi lineari, scarpate di faglia), paleosismologici e geofisici, corredati dai log e dalle descrizioni delle trincee, e da una cartografia di dettaglio alla scala minima di 1:5.000 con indicata la traccia della faglia (accertata e inferita) e le relative Zone di Rispetto ( setback ). I cedimenti differenziali sono indicati nel livello 1 come area di contatto stratigrafico o tettonico di litotipo con caratteristiche fisico-meccaniche molto diverse. È fondamentale spe- cificare i contatti stratigrafici o tettonici dei terreni di diversa competenza, la litostratigrafia di dettaglio e la geometria del piano di contatto dei litotipi. La definizione dei parametri quanti- tativi dei cedimenti differenziali, come per le faglie attive e capaci, non è prevista nel livello 2 di MS, ma è rimandata direttamente al livello 3. Proposte di integrazione e miglioramento degli ICMS. Le linee guida, in via di realizza- zione, hanno lo scopo di migliorare e integrare quanto previsto negli ICMS per i fenomeni di stabilità cosismica. I documenti (uno per ogni instabilità considerata) sono sempre costituiti da due parti, nella PARTE PRIMA vengono definiti i fenomeni fisici e descritte le procedure tec- nico operative per stabilire la forma e le dimensioni delle zone suscettibili di instabilità; nella PARTE SECONDA, si disciplinano gli usi del suolo in tali zone sia dal punto di vista urbani- stico, che dal punto di vista delle classi d’uso dei manufatti (Bramerini et al. , questo volume). Alcune elaborazioni, a complemento del testo, e alcuni esempi applicativi sono riportate nelle appendici. La PARTE PRIMA dei documenti è finalizzata a: • evitare che negli studi di MS si individuino zone suscettibili quando non siano stati raccolti dati sufficientemente affidabili; • definire procedure standard per l’individuazione e la descrizione delle zone suscettibili in funzione della tipologia e della qualità delle indagini svolte e dei metodi di calcolo, e in funzione dei livelli di approfondimento degli studi di MS, come definiti in ICMS; • specificare il grado di incertezza dei risultati; • indicare i sistemi di rappresentazione delle zone suscettibili. La novità più rilevante rispetto agli ICMS è che gli studi di approfondimento sono stati ridotti al livello 1 e al livello 3. Il livello 2 di approfondimento (applicazione di metodi semplificati) è stato escluso perché le esperienze degli ultimi eventi italiani (L’Aquila, 2009; Emilia-Romagna, 2012) ne hanno evidenziato la scarsa efficacia. Ad ogni livello di approfondimento corrisponde un tipo di zona con indicazioni per la pianificazione urbanistica e per gli interventi di trasformazione. È da sottolineare l’obiettivo di rendere totalmente omogenea l’identificazione, il significato e la denominazione delle zone che, come si evince dalla Fig. 1, sono di tre tipi: • Zone di Attenzione (ZA) nel livello 1; 336 GNGTS 2013 S essione 2.2

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=