GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

delle Acque e Corpo Forestale) e il Dipartimento Regionale della Protezione Civile (centro di competenza coordinatore delle attività del CFDMI) valuterà gli effetti al suolo delle piogge al fine di individuare le soglie di allerta per la popolazione. Il rapporto società-pianificazione trova puntualmente dibattiti accesi nel post-emergenza. Si cerca di individuare i responsabili della catastrofe limitando alla fase di diramazione dell’allerta le responsabilità che vano invece estese all’assenza di azioni di mitigazione del rischio assunte in tempo di pace, nell’ ex ante . Il piano di protezione civile nelle diverse scale (comunale, provinciale e regionale) non è, dunque, da intendersi come una forma separata di pianificazione. Non si può dunque parlare di pianificazioni separate ma integrate in un unico piano che raccoglie le istanze del territorio e della gente che vi è insediata e, alla luce delle vulnerabilità alle diverse scale, si traduce in uno strumento efficiente ed efficace di pianificazione divenendo in centro storico piano di recupero antisismico. La Regione Siciliana si è dotata nel 2010 del Piano Regionale di Protezione Civile , del Piano Regionale della Rete eliportuale regionale , del Piano regionale delle vie di fuga e delle Linee guida per il rischio idrogeologico . Il caso di studio. Il caso di Ragusa, Ibla (Fig. 1) affascinante centro storico barocco del Val di Noto, realizzata in periodo arabo e ricostruita, su tale tessuto, a seguito del sisma del 1693, analizza i principali rischi e valutato le vulnerabilità presenti (diretta, indotta e differita) ed evidenzia che le attenzioni rivolte alla mitigazione del rischio sismico ed in particolare alla vulnerabilità può diventare anche volano economico se gli interventi previsti ai sensi della L.r. n° 71/78 e ss.mm.ii . sono attuati nel rispetto dei dettami della sicurezza della conservazione (riconoscibilità e reversibilità). Il caso di studio, vincitore del Premio Gubbio 2012 sezione tesi di laurea, ha indagato anche il rischio incendi di interfaccia la cui redazione a cura dei Comuni è divenuto obbligo di legge ai sensi della OPCM n° 3606/2007 evidenziando la vulnerabilità a tale rischio degli edifici che insistono sulla fascia di interfaccia (50 m) valutando idonee azioni da porre in essere ai fini del suo contenimento e contrasto. Proposti gli interventi di cui alla L.r. n.71/1978 e le relative categorie di intervento, si è ravvisata la demolizione e ricostruzione intesa come ristrutturazione edilizia intervento non condivisibile atteso che dequalifica i centri storici in quanto ne viola l’identità e l’armonia storico strutturale sostituendo architettura con edilizia con una perdita secca della qualità architettonica degli edifici interessati da tali operazioni. Dietro l’impossibilità di recuperare strutturalmente il manufatto architettonico da sottoporre a ristrutturazione edilizia (intesa come demolizione e ricostruzione dell’edificio preesistente) spesso alberga l’intento di aumentare il numero di piani diminuendo l’interpiano preesistente. In un concetto manzoniano di città, i centri storici, vedono concorrere le piccole architetture quanto le grandi ad un’unica armonia che negli interventi di demolizione e ricostruzione trova discontinuità sia architettonica che strutturale. Attraverso incentivi ai privati per la realizzazione di interventi sistematici di prevenzione dei rischi si ottiene un’azione duplice di rilancio economico e di conservazione alle generazioni future del patrimonio architettonico esistente. Tale principio di sostenibilità architettonica deve accompagnare il pianificatore nell’impegno di garantire alle generazioni future la fruizione dei centri storici in cui si coagula l’identità delle società ivi insediate con la stessa densità architettonica senza l’asportazione o sostituzione di brani. Alle amministrazioni locali la responsabilità di dotare i comuni dei piani comunali di protezione civile multi rischi e non di semplici piani di settore quali quelli frettolosamente redatti ai sensi dell’O.P.C.M. n. 3606/2007 e di mitigare il rischio con ottiche all’insegna della prevenzione. Le pratiche della ricostruzione connesse ad errate pianificazioni che hanno legittimato costruzioni in alvei dei fiumi spesso anche coperti o interrati per conquistare modeste porzioni di suolo a scapito della sicurezza e altre dissennate scelte devono tenere presenti le grandi 372 GNGTS 2013 S essione 2.3

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