GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

I TERREMOTI DELL’IRPINIA E DEL POLLINO: MEMORIA STORICA, COMUNICAZIONE E PERCEZIONE ATTUALE TRA GEOETICA E GEOGRAFIA F. De Pascale, M. Bernardo, F. Muto Università della Calabria, Cosenza Introduzione. La comunicazione delle fenomenologie legate all’ambiente, ha sempre trovato in ambito divulgativo spazi maggiori rispetto ad altre scienze. Tale privilegio le deriva non dal riconoscimento di una superiore dignità disciplinare, quanto dagli interessi che suscita nel pubblico molto più sensibile a tematiche che coinvolgono il suo destino di sopravvivenza sul pianeta, che alle pur affascinanti ma alquanto astratte e incomprensibili teorie della fisica quantistica. Bisogna accettare l’idea che il rischio non rappresenta solo una minaccia incombente, ma è piuttosto un’eventualità con cui convivere; offre occasioni di conoscenza che possono tradursi in un’utile difesa dalle catastrofi e da quel flusso di informazioni fuorvianti che generano nel pubblico reazioni inadeguate alla reale portata dei fenomeni. Tuttavia, una comunicazione davvero efficace e corretta non può prescindere dalla definizione del concetto di rischio: esso rappresenta “la probabilità di perdita di valore di uno o più elementi (popolazione, manufatti, attività sociali o economiche) esposti al pericolo degli effetti prodotti da un particolare fenomeno naturale ritenuto pericoloso” (Definizione a cura dell’Ufficio del Coordinatore delle Nazioni Unite per il Soccorso in caso di catastrofe); viene valutato in base a tre parametri: pericolosità, vulnerabilità e valore esposto. Il rischio è sempre proporzionale al numero degli esseri viventi e dei manufatti e, pertanto, non sarà mai possibile ridurlo a zero. Viene ulteriormente suddiviso in naturale e umano; tale classificazione non tiene, però, conto del ruolo dell’uomo che costituisce sempre parte attiva nei fenomeni catastrofici in quanto può fungere da amplificatore del danno e delle dinamiche naturali. Infatti, per quanto tali fenomeni risultino solo parzialmente prevedibili, comunque si può intervenire sui parametri dipendenti dall’antropizzazione quali la vulnerabilità e valore esposto che segnano il discrimine tra evento e calamità. Attraverso l’informazione e la conoscenza del rischio è, quindi, possibile contenere al minimo i danni, affinando le tecniche di previsione e prevenzione. D’altra parte, è bene precisare che nel caso di catastrofi l’informazione è un elemento complesso da gestire, in quanto anche la previsione e la messa in allerta potrebbero di per sé comportare un pericolo per la popolazione (Bronzuto, 2005). Da alcuni anni, in Italia sta crescendo l’interesse per argomenti riguardanti le implicazioni etiche, sociologiche e culturali delle Scienze della Terra, che ampliano le prospettive e le aspettative delle Geoscienze, evidenziando il ruolo fondamentale svolto dagli studi geologici nel trovare soluzioni ai problemi pratici della vita dell’uomo, compatibilmente con la preservazione della natura e del Pianeta. La Geoetica si occupa dei problemi relativi al modo di rapportarsi dell’uomo all’ambiente geologico. Tra i suoi principali obiettivi vi sono quelli di evidenziare il ruolo e la responsabilità sociale del geologo (sia ricercatore, che docente o professionista), incoraggiare l’analisi critica sull’uso delle risorse naturali, valorizzare e salvaguardare la Geosfera, promuovere una corretta informazione sui rischi, favorire il coinvolgimento della società nell’idea di un “patrimonio geologico” comune e condiviso. In particolare, si chiede all’etica di dare delle indicazioni utili per affrontare i problemi inerenti alle grandi trasformazioni che i risultati della ricerca scientifica e tecnologica hanno prodotto nella società attuale, in particolare nei rapporti tra uomo e territorio. Tutto ciò ha portato ad uno sviluppo dei dibattiti sulla cosiddetta “etica ambientale”. Nel terzo millennio, gli scienziati rivendicano, perciò, il loro diritto ad intervenire in un settore ritenuto in passato di esclusiva competenza di filosofi e religiosi: quello dei valori. In tale contesto, la scienza assume un ruolo di responsabilità sociale superiore a quello comunemente assegnatole (Piacente, 2013). Inoltre, la Geografia, intesa come esercizio connettivo orizzontale e verticale, rientra a pieno titolo nelle scienze della complessità, cioè nel fronte più avanzato della scienza, quello della teoria delle catastrofi, dei sistemi termodinamici lontani dall’equilibrio, dei sistemi 375 GNGTS 2013 S essione 2.3

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