GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

complete e corrette. Si possono individuare, difatti, diversi stadi di “cognitive mapping” che evolvono a seconda del livello di conoscenza spaziale dello studente. Dunque, ci sono mappe che rappresentano uno spazio limitato della classe, comprendente gli omini sotto il banco e l’insegnante che invita loro a mantenere la calma e mappe più avanzate in cui vengono raffi- gurati anche gli oggetti più significativi all’interno della classe ed altre, complete, che rappre- sentano le azioni da compiere in ordine durante il terremoto. I disegni più avanzati sono stati realizzati da studenti di quinta primaria e della scuola secondaria. È stato così confermato che il “cognitive mapping” è un processo stadiale che evolve negli anni. Non è casuale, tra l’altro, che in alcune mappe mentali disegnate dagli studenti venga raffigurato l’orologio nella propria classe, come simbolo della percezione del tempo. Il tempo, infatti, segna la percezione dell’evento e lo spazio mutato. Nelle opere di Joyce o di Musil, si considera il tempo come giustapposizione, discontinuità, senza un inizio una fine ed un ordine di espansione, esplosione in cui non esiste più un tempo unico come materiale su cui si pone l’esperienza. Un forte shock è come se bloccasse la cognizione spazio-temporale in un preciso momento e poi dilatasse quel momento imprimendolo nella memoria (Mazzoleni et al. , 2005). Nondimeno, l’immagine dell’orologio che sovrasta il Palazzo del Governo a Potenza, a Piazza Mario Pagano è diventato un simbolo del terremoto del 1980. Si tratta di un orologio che è rimasto fermo per diversi anni sulle 19,34 con il quadrante lesionato ed ha continuato ad aleggiare sulla città, quasi a volerle ricordare, in maniera beffarda, che al proprio destino non si sfugge. Un’immagine che rappresenta con estrema fredda lucidità l’essenza, il momento fatale di quella tragica domenica (Fig. 3). In tutti i casi storici il tentativo di dare ordine e stabilità ad un universo sconvolto si è sempre concretizzato anche attraverso la riproposizione di tipologie, linguaggi ed elementi appartenenti alla tradizione, cosa che ha favorito la salvaguardia dell’identità e della memoria storica del luogo. Il compito dello storico, altresì, è quello di recuperare tutte le testimonianze utili a ricostruire nel modo più completo possibile la memoria storica dei luoghi, la loro identità, la peculiarità, il valore storico che caratterizza quel luogo come unico e diverso da tutti gli altri, che ce lo fa preferire a un altro, che lo contraddistingue rispetto a un altro (Di Mauro, Cantabene, 2005). Il lavoro, ai fini di valorizzare questo aspetto fondamentale, proseguirà con una raccolta di testimonianze dirette dei genitori che hanno vissuto il terremoto del 1980, ed indirette dei bambini, utilizzando nuovi questionari ed attraverso alcune interviste. Conclusioni. La maggior parte degli studenti coinvolti nell’indagine ha dichiarato di aver conosciuto i terremoti guardando la televisione. È un dato che merita un’attenta riflessione. I media costituiscono uno dei veicoli della comunicazione. Si può affermare senza tema di smentita che oggi televisione, giornali, Internet soddisfano la fetta più ampia della domanda di informazione. È indiscutibile, inoltre, il contributo dato alla diffusione della scienza presso il gran pubblico, soprattutto in ambi- ti che vanno, dalla climatologia alla meteorologia, dall’astronomia alla geologia, dalla medicina alla bio- tecnologia, dall’antropologia all’ar- cheologia, dall’ecologia alle scienze ambientali attraverso una complessa opera di traduzione dei linguaggi settoriali nella lingua d’uso comu- ne. Tale operazione diviene tanto più problematica quanto maggiore è il grado di specializzazione raggiunto dalle discipline che ne rende, di fatto, poco traducibili i contenuti. Inoltre, la secolare disabitudine e diseduca- 380 GNGTS 2013 S essione 2.3

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