GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

fornisce loro delle proprietà che possono essere completamente estranee agli elementi singoli. La scienza può rilevare le modifiche locali, ma non può prevedere uno stato futuro del sistema considerato nella sua interezza (Allan et al. , 2011). L’analisi di un sistema adattativo complesso richiede quindi un approccio olistico che a partire dall’analisi della struttura in cui il fenomeno si manifesta, individui i fattori che hanno determinato il fenomeno e la loro interazione/regola evolutiva. Tale approccio si contrappone a quello statico e retrospettivo che si basa in primis sull’analisi delle conseguenze storiche di un rischio, ossia sugli eventi di perdita prodotti dal rischio stesso (i.e. gli effetti del rischio). Al contrario, un approccio di tipo olistico analizza in primis il contesto di riferimento per il fenomeno in esame (i.e. la struttura del sistema) individuando i processi e le loro relazioni per derivare gli eventi di perdita come conseguenze del possibile malfunzionamento di una o più componenti del sistema così individuato. Da tale analisi è possibile estrapolare i fattori che hanno influenza sul verificarsi di un rischio e sulle sue conseguenze. Il monitoraggio e la modellazione delle logiche evolutive di tali fattori guidano nella gestione e nella quantificazione del rischio in esame. Considerare la struttura nella sua essenza significa quindi di fatto recepirne l’evoluzione nel tempo e potenzialmente prevedere rischi emergenti quelli cioè che non hanno mai prodotto eventi di perdita in passato e che quindi non possono essere recepiti da un approccio di tipo retrospettivo. Lo stato dell’arte nella gestione del rischio sismico. L’approccio e il livello di maturità nella gestione del rischio sismico varia in funzione della rilevanza storica, in termini di frequenza ma soprattutto di impatto, degli eventi sismici nel contesto di riferimento e dalle caratteristiche socio-economico-politiche del contesto stesso. In linea generale, escludendo paesi quali la Nuova Zelanda in cui sono stati adottati strumenti e approcci finalizzati al reale contenimento dei danni causati dal rischio sismico (si veda per maggiori dettagli http://www. csi.net.nz/images/Case_Study-ChristchurchCivicOffices.pdf ), l’atteggiamento nei confronti del rischio è sostanzialmente passivo limitandosi di fatto al parziale trasferimento a terzi dei danni economici causati. Con le esclusioni sopra indicate infatti è possibile rilevare come spesso, e l’Italia ne è un esempio (ANIA, 2011), al di là degli interventi statali di partecipazione ai danni economici derivanti a imprese/cittadini, la sola azione preventiva è il mero trasferimento di una parte del rischio a compagnie di assicurazione. In realtà la sottoscrizione di contratti assicurativi non produce di per se alcun beneficio in termini di mitigazione assoluta del rischio oltre a non ridurre l’impatto sul cittadino/impresa degli effetti dannosi indiretti o non economici di un sisma (e.g. perdite di vite umane, danni di immagine e strategici conseguenti a blocchi della produzione industriale ecc.). Fig. 1 – Danni da eventi naturali. 418 GNGTS 2013 S essione 2.3

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