GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale
considerati 6) è risultato che il metodo che fornisce valori di I L meglio compatibili con gli effetti osservati è quello di Idriss e Boulanger (2008). Tale metodo è stato perciò assunto come riferimento per la redazione delle mappe. Le analisi sono state effettuate considerando la PGA risultante dagli studi di microzonazione sismica, la magnitudo massima attesa, (M wmax =6,14 per la zona 912) come indicato in ICMS (2008), profondità della falda variabile tra 1 e 3 m a seconda che il sito di verifica ricada in area di piana intercanale o di dosso. I valori puntuali di I L sono stati poi raggruppati in classi, secondo Sonmez (2003), distinguendo tra siti a rischio di liquefazione basso (0< I L ≤2), medio (2< I L ≤5) ed elevato (5< I L ≤15). Non sono mai stati ottenuti valori di I L ≥15 (rischio molto elevato). Purtroppo le prove penetrometriche utili per il calcolo di I L non sono così diffuse da permettere una zonazione del rischio di liquefazione basata esclusivamente su questo parametro. Questi dati sono stati quindi integrati con le informazioni sugli effetti osservati e con mirate interpretazioni lito-stratigrafiche delle prove geotecniche disponili. Tutte le prove che potessero fornire informazioni stratigrafiche utili sono state interpretate per individuare la presenza di orizzonti liquefacibili, vale a dire sedimenti granulari poco addensati e saturi nei primi 15-20 m da piano campagna, profondità oltre la quale non si ha liquefazione. Per questa valutazione sono state utilizzate circa 5500 prove, tra sondaggi e prove penetrometriche, delle quali oltre 2000 sono state recuperate dopo il terremoto con un’apposita campagna di raccolta e 264 di nuova esecuzione; tutte le prove sono state archiviate nella banca dati regionale. Le prove geotecniche analizzate sono state quindi così classificate: • L1: presenza di orizzonti liquefacibili spessi almeno 30-40 cm, sotto falda, nei primi 5 m; • L2: presenza di orizzonti liquefacibili spessi almeno 1 m tra 5 e 10 m; • L3: presenza di orizzonti liquefacibili spessi almeno 2 m tra 10 e 15 m; • L4: presenza di orizzonti liquefacibili spessi almeno 2 m tra 15 e 20 m; • N: assenza di orizzonti liquefacibili importanti nei primi 15-20 m; • X: dato non interpretabile Confrontando questi dati con i valori di I L ottenuti si osserva che i maggiori valori di I L si ottengono in genere per le classi L1 e L2. Pertanto, nella mappa di sintesi, le aree potenzialmente instabili per la presenza di terreni suscettibili di liquefazione sono state classificate come segue: • LQ1, zona in cui sono presenti orizzonti liquefacibili importanti già nei primi 10 m da pc; • LQ2, zona in cui sono presenti orizzonti liquefacibili importanti tra 10 m e 20 m da pc. Per ogni verticale di verifica è stato riportato in carta un simbolo indicativo della classe del potenziale di liquefazione secondo Sonmez (2003) con indicato anche il valore puntuale di I L ottenuto con il metodo di Idriss e Boulanger (2008). Un esempio di mappa di microzonazione sismica realizzata è mostrato in Fig. 3. Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza. Obiettivo dell’analisi della CLE nell’area epicentrale è stato fotografare la risposta del sistema di gestione dell’emergenza a seguito degli eventi sismici, al fine di offrire degli strumenti utili per riprogettare il sistema stesso e renderlo più efficiente e coerente con l’insediamento urbano. Perciò, in prima istanza, sono stati analizzati i sistemi di gestione dell’emergenza per ciascuno dei 17 Comuni, identificati nei piani comunali: sono stati individuati quegli edifici strategici (ES) e quelle aree di emergenza (AE) necessarie a garantire l’operatività delle funzioni strategiche, sono state tracciate le connessioni tra tali elementi e tra questo sistema ed il contesto territoriale. Momento fondamentale è stata la lettura critica dei piani di protezione civile comunali e sovracomunali. Questi sistemi sono stati analizzati poi alla luce degli eventi sismici: il terremoto è stato utilizzato come condizione di verifica e ha permesso di identificare le criticità del sistema stesso e del piano di protezione civile. In particolare, è stata rilevata la capacità di risposta del 432 GNGTS 2013 S essione 2.3
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