GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

canalizzati all’interno delle sinclinali principali. La sequenza assume perciò una caratteristica facies sismica semitrasparente, interrotta lateralmente da evidenti corpi canalizzati, costituiti da sedimenti con elevati rinforzi di ampiezza. Questi corpi assumono geometrie rettilinee e si osservano principalmente all’interno della sinclinale esterna. Sono caratterizzati da paleoflussi provenienti da NO che deviano intorno all’anticlinale principale e che risultano quindi ancora fortemente influenzati da essa, anche se in questa fase si registra una stasi tettonica della struttura oggetto di studio. Al termine di questa sequenza si registra un improvviso cambiamento delle condizioni morfo-climatiche, segnalato dalla formazione di un imponente canyon sottomarino (1500 m di larghezza), con un profilo tipicamente a V che erode circa 150 ms di sedimenti all’interno del bacino studiato. L’estensione regionale di questa struttura è stata dedotta da precedenti studi Eni, attraverso l’interpretazione regionale di linee sismiche 2D, dalle quali si evince che il canyon si estende dal bacino compreso tra le “pieghe romagnole” e “le pieghe ferraresi”, passando nel depocentro della Sinclinale Esterna, fino alla paleo-linea di costa adriatica. Questa struttura sarebbe quindi associabile ad un forte abbassamento del profilo di equilibrio che, in questa fase di relativa stasi tettonica dell’anticlinale principale e data la sua estensione, potrebbe essere dovuto o a variazioni climatiche o a variazioni tettoniche a scala regionale. Le curve delle variazioni isotopiche dell’O 18 indicano infatti che la parte sommitale del Calabriano è caratterizzata da forti variazioni nella segnatura isotopica, associabili a importanti variazioni climatiche che nella parte alta del Pleistocene inferiore segnano una progressiva fase di raffreddamento climatico con forti variazioni del livello eustatico. L’ambiente deposizionale di questa sequenza è riferibile ad un bacino confinato. Unità Sismo-stratigrafica III (Pleistocene inf. – Pleistocene medio basale). È costituita da depositi torbiditici di tipo I (Mutti, 1985), ricchi in sabbie. Alla base della sequenza si registra un netto cambiamento sia nella facies log che in quella sismica, che assume un aspetto omogeneo interrotto da riflettori tabulari con scarsa continuità laterale e elevati rinforzi di ampiezza, riferibili a depositi più argillosi. Alla base di questa sequenza si registra anche un cambiamento nella direzione dei paleoflussi, qui provenienti principalmente da ovest. Questi flussi torbiditici depositano parte del sedimento preso in carico in prossimità dell’alto strutturale formando degli splay frontali che, come evidenziato dai log di pozzo, mostrano una litologia prevalentemente sabbiosa. La loro posizione sembrerebbe indicare che l’anticlinale principale, seppur sepolta sotto la Sequenza II, produce ancora un controllo strutturale sulla sedimentazione del bacino studiato, forse anche a causa della compattazione differenziale dei sedimenti precedentemente deposti. Verso l’alto questa sequenza registra un aumento nella sinuosità dei corpi canalizzati, che sono caratterizzati da una scarsa aggradazione in tutto l’intervallo. Questi corpi formano dei caratteristici depositi laterali di overbank , testimoniati nei log di pozzo da sequenze fining- upward dello spessore di circa 40 m. Questi lobi assumono una posizione leggermente più arretrata rispetto ai precedenti, ma sempre in corrispondenza dall’anticlinale principale. Da questo momento in poi i successivi apporti, provenienti prevalentemente da ovest, non appaiono più influenzati dall’anticlinale sepolta. Nella parte centrale dell’Unità si osservano prima una serie di canali meandriformi sovrapposti ed interferenti, difficilmente risolvibili singolarmente, cui fanno seguito caratteristici sistemi di channel-levee . Verso l’alto la Sequenza III registra un nuovo cambiamento nella direzione principale degli apporti, che tornano a provenire da NO. Questi sono caratterizzati da canali rettilinei di dimensioni intorno al chilometro e anch’essi poco aggradanti, forse sintomo di elevate velocità di sedimentazione e ingenti apporti di sedimenti. La Sequenza III nel suo complesso, registra un sostanziale colmamento del bacino studiato e una stasi tettonica della struttura anticlinalica. I depositi sono formati da torbiditi di piana bacinale, in posizione ancora distale rispetto allo slope, alla base della sequenza. Verso l’alto, vengono ricoperti da torbiditi sempre più prossimali, che precedono la progradazione. 43 GNGTS 2013 S essione 3.1

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