GNGTS 2013 - Atti del 32° Convegno Nazionale

Indagine Georadar all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore di Ispica (Sicilia) S. Imposa, S. Grassi Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Sezione di Scienze della Terra, Università di Catania Introduzione. Le indagini effettuate con metodologie non invasive hanno assunto, negli ultimi anni, un ruolo chiave nella diagnosi e controllo delle strutture di interesse artistico - storico – architettonico. Tali strutture sono soggette a particolari fenomeni di degrado causato, molto spesso, dalla presenza di vuoti e materiale dissestato, soprattutto al di sotto della pavimentazione. In questo lavoro vengono presentati i risultati di una indagine GPR eseguita sulla pavimentazione della chiesa di Santa Maria Maggiore di Ispica (RG), allo scopo di evidenziare la presenza di cripte e/o cavità presenti nel sottosuolo. L’area d’indagine è stata interessata dalla esecuzione di numerosi profili sia longitudinali (29), che trasversali (9), ubicati in modo tale da formare una griglia e la cui spaziatura è minima tra i profili longitudinali eseguiti lungo le tre navate mentre aumenta tra i profili trasversali. La costruzione della Basilica, iniziata dopo il terremoto del 1693 per accogliere la statua del Cristo alla Colonna, fu completata nel 1725 su progetto di Rosario Gagliardi; solo due anni dopo, un secondo terremoto ne fece crollare gran parte, che fu ricostruita nell’arco del trentennio successivo. Il tempio è a croce latina, la navata centrale è lunga 43 m ed ha la stessa altezza del transetto che misura 32 m e le tre navate sono larghe 20 m (Trigilia, 2007). La Basilica fu eretta a monumento nazionale data la sua importanza per la storia della pittura in Sicilia, essendo decorata da pitture di Olivio Sozzi e Vito D’Anna, i più illustri pittori del Settecento siciliano. Infine, il loggiato esterno, progettato dal Sinagra sul modello del colonnato del Bernini di Piazza S. Pietro a Roma, venne realizzato nella metà del sec. XVIII, presenta una forma semiellittica e comprende tre arcate centrali e altre dieci per lato. Le caratteristiche geolitologiche dell’area su cui è ubicata la Chiesa sono tipiche del settore sud-orientale dell’altopiano ibleo con una morfologia tabulare e collinare, degradante verso il mare; questo tipo di morfologia può essere connessa alla natura geologica dei litotipi affioranti, quali calcari con livelli marnosi, fratturati e carsificati, con grado di cementazione crescente man mano che si va in profondità ed appartenenti alla F.ne Ragusa-membro Irminio (Lentini et al. , 1987); tale litotipo è il più diffuso nell’area è può presentare spessori fino ad oltre 40 metri, così come è visibile dalla stratigrafia associata al sondaggio meccanico eseguito nei pressi del nostro sito di interesse. Nella successione stratigrafica che caratterizza l’area, sono presenti anche marne argillose grigio-azzurre a frattura sub-concoide della formazione Tellaro, che affiorano estesamente ad est e a sud di Ispica; la successione stratigrafica è completata verso l’alto da depositi pleistocenici-olocenici, costituiti per lo più da ghiaie a elementi carbonatici e sabbie carbonatiche (Grasso et al. , 1992, 2000). Sotto il profilo morfologico, l’area di interesse va inquadrata in quello che viene chiamato paesaggio fluvio-carsico, in cui si distinguono morfologie legate alla capacità di erosione meccanica e di corrosione chimica dell’acqua meteorica, nei confronti di rocce carbonatiche ivi affioranti. Infatti, nell’area dei monti Iblei la diffusa carsificazione, soprattutto nel settore orientale dell’area, si manifesta sia con morfologie superficiali, sia con vaschette di dissoluzione e solchi di vario tipo, sia con grotte carsiche. Dal punto di vista strutturale l’area presenta delle caratteristiche strettamente legate ad un insieme di eventi di origine tettonica (Ghisetti e Vezzani, 1980; Monaco e Tortorici, 1995). Essa è infatti caratterizzata dalla presenza di una serie di horst e graben con orientazione principale NE-SW e una secondaria NW-SE (Grasso et al. , 1992). Questa struttura è interrotta a sud-est dalla faglia di Ispica (Carbone et al. , 1982) avente un rigetto sub-verticale di circa 80 – 100 m. La presenza di tale faglia, forma più a est l’ampia depressione di Ispica-Capo Passero (Ghisetti e Vezzani, 1980; Patanè e Imposa, 1987). In un territorio così pesantemente interessato da 129 GNGTS 2013 S essione 3.2

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