GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

Le sezioni verticali GPR confermano il dato progettuale: la pavimentazione risulta formata da un sistema a tre strati, in cui il primo, avente uno spessore di 30 cm, è sempre ben rilevabile, mentre il secondo (strato di base di circa 20 cm di Fig. 1a) spesso rimane indistinguibile dal terzo (sottobase di circa 40 cm in Fig.1b). Partendo da questi risultati la seconda parte della campagna di indagini geofisiche è stata focalizzata nelle specifiche zone in cui sono state riscontrate anomalie significative. I modelli ERT 2D sono in grado di ricostruire solo due strati del pacchetto della pavimentazione (30-40 ohm×m fino a 30 cm e 200-600 ohm×m fino a 90-100 cm), mentre la sabbia limosa presente in sito ha un valore di resistività di circa 30-40 ohm×m. Tuttavia un migliore grado di risoluzione è stato ottenuto dai dati ERT 3D (11 array 3D formati ciascuno da 16 x 3 elettrodi spaziati 30 cm), ubicata nell’angolo SE dell’area di indagine in Fig.1a. Il modello risultante dall’inversione, mappato come sezione orizzontale a 20 cm di profondità (Fig. 3a), mostra sia il giunto tra le piastre n. 1 e n. 2 che una zona resistiva anomala situata all’interno della piastra n.1 ad x=0-1,2 m. Confrontando detta sezione orizzontale con la time-slices GPR a 30 cm di profondità in Fig. 2b, si può notare come quest’ultima anomalia resistiva risulti essere chiaramente sovrapposta ad una zona ad alta dispersione (in basso a destra in Fig. 2b). Queste evidenze potrebbero essere dovute ad una composizione disomogenea dello strato di base o ad una instabilità strutturale verificatasi al livello dell’interfaccia tra la piastra di calcestruzzo e lo strato di base. Oltre alla caratterizzazione geometrica della pavimentazione e all’individuazione di zone anomale, derivanti o da una difformità tra l’effettivamente costruito e il progetto originale o a un fenomeno di cedimento strutturale intervenuto a seguito della costruzione e verificatosi al di sotto delle piastre di cemento, l’autorità aeroportuale necessitava di una indicazione dei parametri elastici (ad es. i moduli elastici) per valutare la capacità di ciascuna piastra di sopportare il massimo carico verticale di progetto. La tomografia sismica a rifrazione può soddisfare tale obiettivo laddove i parametri meccanici varino sostanzialmente rispetto a quelli valutati in una zona indisturbata. Tuttavia questo tipo di indagine non presenta i caratteri di rapidità ed economicità richiesti per un’applicazione a larga scala, soprattutto per indagini ad alta risoluzione (griglia 30x30 cm), in quanto necessiterebbe di una meccanizzazione del sistema di acquisizione sismica. I risultati della tomografia sismica, eseguiti sulla linea denominata L1 in Fig. 1a, sono raffigurati in Fig. 3b come sezione del coefficiente di Poisson. Tramite l’inversione tomografica dei dati sismici si è ricostruito un range di velocità delle onde P (V P ) variabile dai 1100 m/s (piastre di cemento) ai 2700 m/s (sottobase) e un corrispondente range di velocità delle onde S (Vs) di 700-1600 m/s. Il coefficiente di Poisson σ risultante è dato dalla seguente formula: dove β è il rapporto tra V P e V S . Le piastre n.1 e n. 5 sono caratterizzate da una scarsa o nulla densità di raggi sismici: di Fig. 3 – a) Sezione orizzontale del modello ERT 3D ad una profondità di 20 cm. La resistività è espressa in ohm·m. b) Sezione del coefficiente di Poisson risultante dall’inversione tomografica di dati sismici ad onde P ed S. GNGTS 2014 S essione 3.3 225

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=