GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

98 GNGTS 2014 S essione 1.1 un ampio database di dati pubblici messi a disposizione dal progetto “VIsibilità Dati delle Esplorazione Petrolifera in Italia (VIDEPI, http://www.videpi.com ). Nella nostra area di studio, sono stati scoperti otto principali giacimenti di gas in depositi plio-quaternari, mentre tre campi a gas e petrolio sono stati trovati nelle sequenze carbonatiche del Mesozoico (ENI, 1996; Casero, 2004; Bertello et al. , 2010.). I giacimenti di idrocarburi si trovano all’interno di anticlinali guidate da faglie formatesi durante la formazione dell’Appennino tra il Pliocene inferiore e superiore. Una intensa attività pleistocenica di questi thrust è documentata a livello locale da dati di sottosuolo, oltre che da evidenze geomorfologiche (Burrato et al. , 2003), geodetiche (Devoti et al., 2011) e sismologiche (Rovida et al. , 2011). In alcune zone, i thrust coinvolgono anche la successione carbonatica mesozoica, portandola a profondità dove può essere facilmente sfruttata (per esempio nel giacimento Cavone). Per la nostra area di studio il database VIDEPI include i composite log di 417 pozzi. In primo luogo abbiamo diviso tutti i pozzi in tre categorie principali: a) sicuramente sterile, cioè pozzi che sono stati perforati fino al potenziale giacimento ma senza incontrare idrocarburi sfruttabili; b) sicuramente produttivo, cioè pozzi che sono stati o sono attualmente sfruttati; c) i pozzi che hanno restituito risultati ambigui, ovvero pozzi esplorativi che hanno incontrato giacimenti potenzialmente produttivi di gas /olio, ma che non sono mai stati sfruttati, o serbatoi di gas a profondità troppo bassa (<500 m) per fornire informazioni sui processi sismogenici. Tutti i pozzi sono stati poi mappati assieme alla proiezione in superficie inferita di una serie di sorgenti sismogeniche individuali (ISS) e sorgenti sismogeniche composite (CSS), strutture desunte sulla base di dati geologici regionali di superficie e del sottosuolo e presenti nel database DISS (Basili et al. , 2008; DISS Working Group, 2010). Questo database è stato recentemente aggiornato con l’evidenza dei terremoti emiliani (Vannoli et al. , 2014) ed esteso al resto d’Europa (Basili et al. , 2013). Tutte le sorgenti sismogeniche si presume siano in grado di generare terremoti di Mw>5.5, in base alla corrispondente dimensione delle faglie . Le ISS rappresentano le faglie causative delle rotture di singoli terremoti, mentre le CSS sono più genericamente definite come strutture tettoniche non segmentate, ciascuna delle quali può estendersi per un numero imprecisato di ISS. Ci siamo concentrati su quattro CSS e cinque ISS che rientrano nella nostra area di studio (Tab. 1). Le ISS rappresentano la sorgente dei quattro più forti terremoti che sono noti per essersi verificati nella regione di studio negli ultimi cinque secoli: due sono storici (1, 2), mentre gli altri due appartengono alla sequenza 2012 (3, 4). Fig. 1 – La nostra area di studio, con la localizzazione dei 417 pozzi usati nell’analisi (produttivi in giallo, sterili in nero e non utilizzabili in azzurro) e la proiezione in superficie delle sorgenti sismogeniche composite (CSS, in arancio) ed individuali (ISS, in giallo).

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