GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale
sud rispettivamente dal sistema strutturale della “Pernicana” a cinematica sinistra e dal sistema di faglie “Tremestieri–Trecastagni” con prevalente cinematica destra (Monaco et al. , 1997, 2010). In letteratura sono stati proposti tre distinti e contrastanti modelli che spiegano l’origine del processo che ha portato allo sviluppo di questi sistemi strutturali che trasferiscono la maggior parte dell’estensione a est: deformazione profonda, scorrimento superficiale e movimenti di blocchi tettonici (Firth et al. , 1996). Di solito episodi di movimenti asismici osservati lungo il sistema di faglie delle Timpe (Rasà et al., 1996; Azzaro et al. , 2013), non sono accompagnati da terremoti locali. Il creep sulle faglie si verifica come spostamento secolare e come episodi di spostamento, chiamati “eventi di creep”, che durano da poche ore a giorni e con spostamenti da un millimetro a poche decine di millimetri. I tassi di creep, ottenuti dall’analisi di documenti storici e da indagine di terreno in 16 siti all’Etna (Rasà et al. , 1996) variano notevolmente (da 0,5-2,3 cm/anno). Gli autori hanno mostrato che si possono distinguere due diversi tipi di slip asismico: i) unmovimento quasi-continuo a lungo periodo in alcuni segmenti di faglie asismiche, e (ii) un movimento intermittente, di breve durata, pre e post-sismico in segmenti di faglia sismicamente attivi. I tassi di deformazione nel lungo periodo, ricavati da marker geologici, sono mediamente di 1-2 mm/anno (Monaco et al. , 1997), mentre sono ancora più elevati i tassi di deformazione misurati nel breve periodo con ricevitori satellitari GNSS e interferometria (fino a 15-20 mm/anno; (Gugliemino et al. , 2011). De Guidi et al. (2012) hanno mostrato che le faglie del versante orientale etneo obbediscono a leggi di scala differenti per almeno due ordini di grandezza rispetto a quelle valide a scala globale. Considerato il carattere eterogeneo del cinematismo delle strutture etnee nonché la diversa modalità di rilascio della deformazione (deformazione cosismica e creep asismico), è in corso uno studio sperimentale (Fig. 2) per la realizzazione di una rete di monitoraggio geodetico lungo le fasce di deformazione interessate dai segmenti di faglie etnee, mediante l’utilizzo integrato di strumentazione topografica di ultima generazione quale stazione totale e ricevitori G.N.S.S. (Global Navigation Satellite System). Lo scopo principale è quello di caratterizzare il comportamento cinematico delle fasce di territorio interessate dai segmenti di taglio e le eventuali interazioni tra esse, in particolare per quel che concerne la determinazione in superficie dei vettori di velocità e di deformazione. Quest’analisi permetterà di definire la quantità di movimento a breve emedio periodo, distinguere il tasso dei movimenti veloci (terremoti) rispetto ai movimenti lenti (creep) e consentire quindi di acquisire nuovi dati per l’analisi delle relazioni tra il campo di stress tettonico regionale e quello locale, quest’ultimo influenzato anche dalle dinamiche del sistema vulcanico. Obiettivi. Per la caratterizzazione del comportamento delle faglie dell’Etna lo studio delle deformazioni in superficie è di fondamentale importanza; insieme ad informazioni di natura geologica, geofisica e sismologica, lo studio della deformazione attraverso monitoraggio topografico di alta precisione, mira a definire un modello di crescita delle strutture attive dell’Etna. Il monitoraggio della deformazione superficiale, attraverso la definizione ed evoluzione nel tempo del campo deformativo delle aree interessate da strutture attive, consente di ottenere precise informazioni sulla dinamica del campo di stress locale da cui ottenere un modello di distribuzione dello slip sul piano di faglia e conseguentemente quello relativo al ciclo sismico. Le faglie attive dell’Etna sono caratterizzate da stili deformativi (cosismico e creep) ed entrambi questi comportamenti possono alternarsi in una stessa faglia o in differenti porzioni della stessa. Le informazioni derivanti dalle misure di deformazione possono costituire la base per lo sviluppo di un modello che comprenda sia le leggi di scala (De Guidi et al., 2012) che gli stili deformativi, suggerendo la verifica sperimentale del modello teorico di Gudmundsson et al. (2013), relativo al controllo che le proprietà meccaniche delle rocce hanno sul rapporto geometrico lunghezza-dislocamento delle faglie. Inoltre ricostruendo lo strain-field locale è possibile ottenere un modello di distribuzione dello slip sul piano di faglia e modellare il ciclo sismico attraverso l’assegnazione degli opportuni parametri di resistenza (Okada, 1985). I risultati attesi possono essere utili a mitigare gli effetti disastrosi causati dalla deformazione. GNGTS 2014 S essione 1.2 141
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