GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

GNGTS 2014 S essione 2.1 17 fase più recente è nata grazie alla lungimiranza di pochi esponenti delle diverse realtà di ricerca allora presenti in Italia e alla loro capacità di cogliere un momento favorevole per l’avvio di un tipo di studi tanto necessario quanto difficile da perseguire, dato il suo carattere spiccatamente interdisciplinare e innovativo, difficilmente inquadrabile nei contesti accademici ufficialmente riconosciuti e quindi avaro di prospettive di carriera e di riconoscimenti materiali. Durante tutto questo periodo la ricerca storica nel settore delle scienze della Terra ha potuto usufruire di risorse umane limitatissime (poche decine di ricercatori nell’intero arco temporale di attività, oggi ridotti a una quindicina scarsa da una durissima selezione naturale avvenuta nel corso degli anni). Essa inoltre è sempre stata indirizzata da motivazioni estremamente vincolate da esigenze contingenti di breve periodo, che hanno di fatto sempre impedito di affrontare il complesso ma indispensabile sforzo di pianificare sul medio-lungo termine degli obiettivi di rivalutazione complessiva delle conoscenze sulla storia sismica, vulcanologica e dei maremoti italiani. Malgrado i gravissimi vincoli appena menzionati, la dedizione e l’interesse personale profuso da tutti i ricercatori coinvolti ha permesso di ottenere un risultato tangibile di grande valore: una base di dati rappresentata (a titolo di esempio e in termini estremamente restrittivi e incompleti) dai cataloghi di eventi (terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche) e dalle informazioni correlate. Questa base di dati, che pure è unanimemente riconosciuta tra le migliori al mondo, è tuttavia ancora radicalmente limitata rispetto alle potenzialità di documentazione rappresentate dallo sterminato patrimonio storico-documentario di questo paese e rispetto alle capacità di analisi rese disponibili grazie alla maturazione di discipline specifiche (sismologia e vulcanologia storica). Una brevissima ‘storia delle ricerche storiche’ in questi settori può aiutare ad apprezzare meglio quale sia la situazione in cui ci troviamo attualmente. La disciplina certamente più matura è la sismologica storica, il cui percorso inizia con il Progetto Finalizzato Geodinamica nei primi anni Ottanta del Novecento, per iniziativa di alcuni sismologi e geologi e con la collaborazione sporadica di alcuni storici. Il coinvolgimento di storici di professione crebbe numericamente negli anni seguenti e fino alla prima metà degli anni Novanta, per poi ridursi nuovamente a pochi ricercatori associati a enti di ricerca (oggi dipendenti INGV, in tutto meno di una decina di persone). Negli altri settori di ricerca la situazione è molto più critica, con una presenza di storici di professione pressoché nulla (settore maremoti) o cominciata molto di recente e coinvolgendo pochissime persone (settore vulcani). Relativamente alla vulcanologia storica occorre rilevare che la storia eruttiva dei vulcani italiani non è finora mai stata affrontata in modo sistematico con gli strumenti della ricerca storica. In realtà non esistono veri cataloghi storici descrittivi delle eruzioni dei vulcani italiani, se non risalenti alla tradizione storico-vulcanologica di fine Ottocento-inizio Novecento, in cui manca tuttavia l’analisi critica delle fonti storiche. Dalla metà del Novecento in poi è prevalsa la compilazione di cataloghi delle eruzioni di tipo parametrico. Il catalogo mondiale di riferimento (http://www.volcano.si.edu/volcano. cfm?vn=211060) nell’ambito dello Smithsonian Institution è un mero elenco di date, spesso basato, per la parte storica dei vulcani italiani, su studi molto datati, assunti senza il necessario vaglio critico. Ad esempio, per quanto riguarda l’Etna, sono tuttora circa 30 le date di eventi che sono ritenuti “attestati” o “dubbi” e che la ricerca storica dimostra invece chiaramente falsi. Tutto ciò serva a sottolineare, come verrà dettagliato sotto, quanto siano ampi i margini di miglioramento delle conoscenze oggi disponibili, sia nel settore della sismologica storica che della vulcanologia storica, e come alcuni importantissimi temi di ricerca siano ancora completamente da esplorare. Ricerca storica e pericolosità. Tutte le elaborazioni di pericolosità sismica e vulcanica prodotte in Italia negli ultimi quindici anni sono il risultato di “accelerazioni” motivate da contingenze molto particolari. Tra esse si può citare in particolare il modello di pericolosità sismica prodotto tra il 2003 e il 2006 in risposta a una pressante richiesta istituzionale successiva al terremoto di San Giuliano di Puglia (2002): per predisporlo sono state utilizzate le basi di dati (sismologici, geologici, ecc.) allora immediatamente disponibili, prescindendo da livello di completezza

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