GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

42 GNGTS 2014 S essione 2.1 Meletti C., Galadini F., Valensise G., Stucchi M., Basili R., Barba S., Vannucci G., Boschi E.; 2008: A seismic source zone model for the seismic hazard assessment of the Italian territory. Tectonophysics, 450 , 85-108. Rovida A., Camassi R., Gasperini P., Stucchi M. (Eds.); 2011: CPTI11, the 2011 version of the Parametric Catalogue of Italian Earthquakes . Milano, Bologna (http://emidius.mi.ingv.it/CPTI ). Scholz C.H., Gupta A.; 2000: Fault interactions and seismic hazard. J. Geodynamics, 29 , 459-467. Stein S., Geller R.J., Liu M.; 2012: Why earthquake hazard maps often fail and what to do about it. Tectonophysics, 562-563 , 1-25. Swafford L., Stein S.; 2007: Limitations of the short earthquake record for seismicity and seismic hazard studies. In: Stein S., Mazzotti S. (Eds.), Continental Intraplate Earthquakes, Special Paper, 425. GSA, Boulder, CO, pp. 49-58. Viti M., Mantovani E., Babbucci D., Tamburelli C.; 2011; Plate kinematics and geodynamics in the Central Mediterranean. J. Geodynamics, 51 , 190-204. Viti M., Mantovani E., Cenni N.,Vannucchi A..; 2012: Post-seismic relaxation: An example of earthquake triggering in the Apennine belt (1915-1920). J. Geodynamics, 61 , 57-67, http://dx.doi.org/10.1016/j.jog.2012.07.002. Viti M., Mantovani E., Cenni N., Vannucchi A.; 2013: Interaction of seismic sources in the Apennine belt. J. Phys. Chem. Earth, 63 , 25.35, http://dx.doi.org/10.1016/j.pce.2013.03.005.x Proposta preliminare per una nuova zonazione sismogenetica dell’Appennino settentrionale e aree limitrofe L. Martelli 1 , F. Sani 2 , M. Bonini 3 , G. Corti 3 1 Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli - Regione Emilia-Romagna, Bologna 2 Dipartimento di Scienze della Terra - Università degli Studi di Firenze 3 Istituto di Geoscienze e Georisorse - Consiglio Nazionale delle Ricerche, Firenze Introduzione. La zonazione sismogenetica ZS9 (Meletti e Valensise, 2004; Meletti et al. , 2008), attuale riferimento per gli studi di pericolosità sismica, individua nell’Appennino settentrionale zone sismogenetichemolto estese e a sviluppo prevalentemente longitudinale, cioè parallele all’asse della catena, mentre la precedente zonazione di riferimento, la ZS4 (Scandone e Stucchi, 2000), individuava zone meno estese, alcune delle quali a sviluppo trasversale alla catena. Inoltre, vaste aree della Pianura Padana e della costa tirrenica non risultano comprese in alcuna zona sismogenetica, sia della ZS9 che della ZS4, sebbene siano noti anche in queste aree terremoti che hanno causato effetti dannosi. Dal 2004 ad oggi, anche a seguito di importanti sequenze sismiche che hanno interessato l’Italia centrale e settentrionale e alla rilocalizzazione di terremoti storici, sono stati pubblicati vari lavori e nuovi dati (v. ad es.: Boccaletti et al. , 2004, 2005, 2010; Basili et al. , 2008; Sani et al. , 2009; Fantoni e Franciosi, 2010; Locati et al. , 2011; Mantovani et al. , 2011, 2013; Martelli, 2011; Rogledi, 2013; Vannoli et al. , 2014), oltre a vari rilevamenti geologici pubblicati sia come fogli CARG 50.000 che come cartografie geotematiche regionali, che evidenziano la possibilità di una migliore definizione delle zone potenzialmente sismogeniche dell’Appennino settentrionale e della Pianura Padana centrale. Nell’ambito di un accordo tra l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, la Regione Emilia-Romagna e il Consorzio ReLUIS (approvato dalla Giunta della Regione Emilia-Romagna con Delibera n. 175/2014), finalizzato a valutare le possibilità e opportunità di aggiornamentodellapericolosità sismicadell’Emilia-Romagnaealla redazionedimappedi rischio a scala regionale (per le motivazioni si veda la parte introduttiva della DGR 175/2014), è stata svolta una revisione delle conoscenze sismotettoniche, tuttora in corso di studio, che ha portato alla proposta, che presentiamo ancora allo stato preliminare, di una zonazione sismogenetica

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