GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale
116 GNGTS 2014 S essione 2.2 Dalla tabella si evince che, se il terremoto considerato ha una M=5, affinché l’area in studio possa rientrare nelle condizioni C1-C3 riportate sopra dovrà trovarsi a una distanza inferiore a 15 km dall’epicentro. Di seguito si riportano le 3 relazioni: Distanza R (km) M w 15 5 25 5.5 43 6 74 6.5 126 7 215 7.5 366 8 Tab. 1 - Relazione empirica di Seed et al. (1984) - Log 10 R=0.463* M w -1.14. Tab. 2 - Relazione empirica di Ambraseys (1988) - Mw = 4.64+2.65*10-3*R+0.99* log10R. Tab. 3 - Relazione empirica di Galli (2000, dati riferiti al solo territorio italiano) - Me ≈ M w = 2.75+2.0*Log10R. Distanza R (km) M w 2 5 7,5 5.5 30 6 60 6.5 150 7 200 7.5 300 8 Distanza R (km) M w 15 5 24 5.5 45 6 75 6.5 120 7 Magnitudo massima (M wmax ) delle zone sismogenetiche e disaggregazione ICMS (2008). Un metodo semplice per stimare quale sia il valore di M w da considerare ai fini delle valutazioni per le verifiche di liquefazione per l’area o la microzona di interesse, è il seguente: • si considera la zonazione sismogenetica (ZS9; INGV, 2009), secondo la quale la sismicità è distribuita in 36 zone sismogenetiche, a ciascuna delle quali è associata una magnitudo massima M wmax . • per i siti che ricadono in una delle 36 zone sismogenetiche, si assume come M w il valore della magnitudo massima M wmax (Tab� ��� ��������� �� ���� ����� . 4�� ��������� ), associato ad ogni zona. • come si evince dalla Tab. � ����� � ���� ��� �������� ����� ���� �������������� ����� ��� 4 tutti i siti che ricadono nelle zone sismogenetiche hanno una M wmax >5 e quindi tutti i siti rispettano la condizione ��� C3. • per i siti che non ricadono in alcuna zona sismogenetica si determinano le minime distanze (Ri) dalle zone sismogenetiche circostanti (i) e si verifica per ciascuna di esse, se la magnitudo della zona sismogenetica considerata (Mi) è inferiore o superiore alla magnitudo fornita dalla relazione Msi=1+3log(Ri). Nel caso in cui almeno una Msi, calcolata per le zone sismogenetiche circostanti, è inferiore alla Mi della stessa zona per la quale è stata calcolata Msi, si assume per Mw il valore di magnitudo più alto tra le magnitudo delle zone sismogenetiche circostanti (Mi=Mw); se invece tutte le Msi sono superiori alle Mi, si determina la Mw con il metodo della disaggregazione. Fra i risultati forniti dallo studio condotto da INGV (Barani et al. , 2009) c’è anche la disaggregazione (o deaggregazione) della pericolosità sismica, ovvero un’operazione che consente di valutare i contributi di diverse sorgenti sismiche alla pericolosità di un’area. La forma più comune di disaggregazione è quella bidimensionale in magnitudo e distanza (M- R) che permette di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche a distanza R capaci di generare terremoti di magnitudo M. Dal momento che le mappe di pericolosità sismica sono state elaborate in termini di mediana della distribuzione dei valori di pericolosità ottenuti con diversi alberi logici, la disaggregazione è stata condotta adottando come input i modelli ed i valori dei parametri lungo un solo ramo dell’albero logico, al quale corrispondono i valori di pericolosità più prossimi a quelli mediani. Il risultato è fornito per 9 periodi di ritorno: 30, 50, 72, 100, 140, 200, 475, 1000 e 2500 anni.
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