GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

di discordanza, che corrispondono molto frequentemente a riflettori sismici. I risultati ottenuti sono stati restituiti graficamente come volumi e profili stratigrafici sintetici (Fig. 2) che hanno consentito, ad esempio, una più precisa definizione dell’estensione dei corpi liquefacibili, facilitando così l’elaborazione della cartografia di sintesi di microzonazione sismica. Lo studio è stato infine integrato da una valutazione del potenziale di liquefazione, realizzata su tutte le 277 prove penetrometriche statiche disponibili, utilizzando gli stessi metodi e criteri adottati per le verifiche eseguite per l’Ordinanza 70/2012 della Regione Emilia-Romagna (Martelli et al. , 2013). Il calcolo del valore dell’indice di liquefazione è stato eseguito secondo il metodo proposto da Idriss e Boulanger (2008), che tra i diversi metodi semplificati, fornisce valori di I L meglio compatibili con gli effetti osservati nel 2012, considerando, come parametri di elaborazione, la PGA risultante dagli studi di microzonazione sismica, la magnitudo massima attesa (Mw max = 6,14 per la zona 912 di ZS9, Meletti e Valensise, 2004) come suggerito negli indirizzi dimicrozonazione sismica nazionali (DipartimentodellaProtezioneCivile eConferenza delle Regioni e delle Province Autonome, 2008) e la profondità della falda, variabile tra 1 e 3 m a seconda che il sito di verifica ricada in area di piana intercanale o di dosso. I valori puntuali di I L sono stati poi raggruppati in classi, secondo Sonmez (2003), distinguendo tra siti a rischio di liquefazione basso (0< I L ≤2), medio (2< I L ≤5) ed elevato(5< I L ≤15). Non sono mai stati ottenuti valori di I L ≥15 (rischio molto elevato) (Martelli et al. , 2013). Come noto, tali metodi semplificati sono stati sviluppati sulla base di dati ottenuti da indagini penetrometriche con punta elettrica. Recenti esperienze e raffronti diretti dimostrano come l’applicazione di tali metodi a dati ottenuti da prove penetrometriche eseguite con punta Fig. 1 – Sezioni litologiche derivate dal modello 3D. La sezione “A”, tagliando l’area da nord a sud, mostra le differenze stratigrafiche nella parte settentrionale del comune di Mirabello. La parte inferiore della area settentrionale mostra corpi di sabbia di grandi dimensioni prodotte dalla migrazione di canali singlaciali del fiume Po in ambienti di media pianura alluvionale. La parte meridionale del modello mostra una architettura stratigrafica completamente diversa, con lenti di sabbia più sottili interdigitate a corpi limo. Le strutture registrano la migrazione dei fiumi appenninici, come il fiume Reno, con superficie piana alluvionale centrale. 284 GNGTS 2014 S essione 2.2

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