GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

si sviluppa una spessa successione (anche oltre 10 m di spessore) di prevalenti limi continentali, con intercalazioni di sabbie e argille di provenienza appenninica (Fig. 1). Sono presenti importanti livelli di paleosuoli a concrezioni carbonatiche nei quali l’alterazione diagenetica influenza notevolmente i parametri geotecnici di resistenza alla punta e attrito laterale. In corrispondenza di tali orizzonti la valutazione litologica effettuata con i comuni programmi di calcolo è resa alquanto inaffidabile. Di norma, infatti, i principali algoritmi di calcolo non sono in grado di stimare correttamente molti degli effetti indotti dalle modificazioni diagenetiche. Le velocità sismiche tipiche di questa unità superano di poco i 200 m/s, con bruschi incrementi in corrispondenza dei livelli più maturi di paleosuolo. Nella parte settentrionale dell’area di studio, invece, che già risente della presenza del fianco meridionale dell’anticlinale di Ferrara, la successione limosa si assottiglia notevolmente a causa dei diffusi periodi di non deposizione e lacuna stratigrafica connessi al continuo sollevamento della struttura tettonica. Sulla discordanza stratigrafica si sovrappongo sedimenti di piana alluvionale, con influenze sia padane che appenniniche. Corpi di sabbie di meandro di Po possono saldarsi direttamente con contatto erosivo a quelle singlaciali. 3. Intorno a 5000 anni fa la trasgressione marina delle acque dell’Adriatico giunse al proprio culmine. L’area di Mirabello, come peraltro quella di Ferrara, non fu mai direttamente raggiunta dalle acque salmastre, ma le difficoltà di drenaggio del sistema idrografico, indotte dall’elevato livello eustatico, portarono allo sviluppo su scala regionale di amplissime paludi, in cui si depositavano fanghi argillosi organici e torbe assai continue lateralmente (Fig. 1). In termini di stratigrafia sequenziale, questo livello corrisponde alla superficie di massima trasgressione olocenica e rappresenta un’importante soglia a ridotta permeabilità e con i più bassi valori di velocità delle onde sismiche (Vs pari a circa 120 m/s), oltre che le minori densità. 4. I corpi sedimentari deposti negli ultimi 5000 anni possono essere ricostruiti con crescente dettaglio. Buona parte dell’attuale area di studio continuò ad essere interessata da diffuse paludi dolci, in cui fanghi di origine prevalentemente appenninica si depositavano dando origine a livelli che oggi presentano proprietà geofisiche e geotecniche simili a quelle appena descritte, tranne che nella parte superiore fortemente sovraconsolidata dal disseccamento subaereo. L’area fu però nel tempo attraversata da numerosi canali fluviali di origine appenninica, in primis il Reno, ma anche da Secchia, Panaro e altri fiumi minori provenienti dal bolognese. Questi fiumi hanno deposto importanti corpi allungati di sabbie, sabbie limose e limi di riempimento di canale, fiancheggiati da ampi corpi di argine naturale, limoso-sabbiosi. Particolarmente evidente è il corpo affiorante di sabbie deposte dal Reno (Fig. 1) in età molto recente, fra 1450 e 1750 circa, che forma il pronunciato dosso fluviale che innerva il territorio di Mirabello e su cui si è sviluppato l’abitato. Esso è affiancato da argini artificiali, eretti nel XVI secolo dagli Estensi e poi mantenuti ed accresciuti in più fasi dalla Legazione Pontificia di Bologna, fino alla giunzione con quella di Ferrara. Ai lati delle strutture arginali si sviluppano estesi corpi da rotta, come quello delle Pradine nella la porzione sudorientale dell’area comunale, ben noti e precisamente databili grazie le abbondanti fonti storiche, scritte e cartografiche. Il continuo accumulo sedimentario si interruppe solo alla fine del XVIII secolo, in seguito all’inalveamento artificiale del Reno a Sant’Agostino, verso Argenta, e alla costruzione di imponenti arginature fluviali ed opere di bonifica idraulica artificiale. Suddivisioni areali e microzonazione sismica . Le misure di microtremore a stazione singola distribuite in maniera omogenea sull’intero territorio comunale hanno evidenziato una frequenza fondamentale dei terreni compresa tra 0,75 e 1 Hz, che ha permesso di confermare la presenza di un bedrock relativamente profondo (Martelli et al. , 2013). Le numerose misure dirette di Vs 30 disponibili (18 SCPTU, 7 MASW e 2 ESAC) hanno permesso di confermare che tale valore risulta inferiore a 225 m/s in tutto il territorio indagato. Profondità del bedrock e Vs 30 286 GNGTS 2014 S essione 2.2

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