GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale
sono i parametri richiesti per utilizzare gli abachi regionali (DAL 112/2007) per la stima dei fattori di amplificazione, che per tutto il comune di Mirabello risultano gli stessi: FA PGA = 1,5; FA 0,1-0,5S = 1,8; FA 0,5-1S = 2,5, confermando quanto già stabilito dallo studio precedente (Martelli et al. , 2013). Il territorio di Mirabello può dunque essere suddiviso in tre distinte aree a diversa pericolosità sismica in base alla propensione alla liquefazione dei primi 20 metri di depositi, aree che chiaramente riflettono in modo fedele la distribuzione tridimensionale dei corpi sedimentari di origine fluviale. (A) La parte centrale, comprendente quasi tutto il centro abitato, corrisponde a sabbie e limi di riempimento del Reno, deposte fra 1450 e 1750 e sede di una sviluppata falda freatica non confinata, associati a significativi volumi di riporto antropico. Questa fascia mostra nel primo sottosuolo spessi corpi granulari saturi ad elevato indice di liquefazione (valori puntuali di I L anche superiore ad 11) e ciò conferma l’attribuzione dell’area alla categoria LQ 1 (Fig. 3), cioè quella con depositi potenzialmente liquefacibili presenti nei primi 10 metri di profondità, già individuata dagli studi di microzonazione dell’Ordinanza 70/2012. I notevoli gradienti topografici, legati alla presenza del dosso fluviale ed ai riporti arginali antropici antichi, favoriscono l’insorgere di movimenti gravitativi di espansione laterale e franamento cosismici, come quelli verificatisi durante le scosse del 20 maggio 2012 e, in precedenza, nel 1570 (Caputo et al. , 2012). La fascia centrale, densamente abitata e attraversata dalla ex. Strada Statale 225 e dalla maggior parte delle infrastrutture, appare quindi la più problematica dal punto di vista del rischio da liquefazione. Questo rischio si riduce lateralmente nelle sabbie fini da rotta e tracimazione, dati gli spessori ridotti ed i minori gradienti topografici. (B) La parte settentrionale del territorio di Mirabello, confinante con il Comune di Vigarano Mainarda e Bondeno, e quella orientale, confinante con Poggio Renatico, non presenta importanti corpi di sabbie liquefacibili affioranti. Le indagini di sottosuolo hanno però rivelato la presenza di spessi corpi di sabbie fluviali sepolti, riferibili a canali di Po nella parte settentrionale più profonda, a cui localmente si sovrappongo canali di origine appenninica, verosimilmente attribuibili a Secchia, Panaro e Reno a nord-ovest, a Samoggia, Lavino ed altri nella parte orientale. La locale presenza di sabbie appenniniche più prossime alla superficie è responsabile dei moderati indici di liquefazione ottenuti in ristrette aree di questo settore (2 ≤ I L ≤ 5) e della loro attribuzione alla categoria LQ 1 , definita dagli studi di microzonazione dell’Ordinanza 70/2012. Queste aree sono soggette ad un rischio di liquefazione comunque significativo, anche se meno evidente rispetto a quello dell’agglomerato urbano, confermato dalle eruzioni in superficie di sabbie profonde lungo la Via Correggese, in direzione di Finale Emilia, durante il sisma del 2012. La maggior parte del settore settentrionale, invece, in cui le sole sabbie del Po compaio a profondità superiori ai 10 metri, è invece stata attribuita alla categoria LQ 2 (Fig. 3). I bassi indici di liquefazione ottenuti sulle verticali analizzate (0≤ I L ≤ 2) dipendono sostanzialmente dalle diverse caratteristiche di assortimento, granulometria e addensamento delle sabbie padane rispetto a quelle appenniniche. La dettagliata ricostruzione geometrica di questi corpi sepolti è però assai più complessa e relativamente incerta rispetto ai corpi affioranti e pertanto tali aree richiedono maggiori attenzioni e approfondimenti di indagine in caso di interventi edilizi. (C) Le parti orientali e occidentali, topograficamente depresse, del territorio qui discusso non presentano significativi corpi di sabbie fluviali nei primi 15-20 m di sottosuolo, essendo caratterizzati dalla presenza di sedimenti argillosi coesivi, spesso organici, deposti in condizione di palude e depressione interalvea. Sabbie fluviali possono essere presenti solo a maggiore profondità, comunemente associate alle unità sedimentatesi durante l’ultima glaciazione. Il significativo carico litostatico impedisce però il manifestarsi di fenomeni di liquefazione in superficie. Queste aree possono essere quindi considerate GNGTS 2014 S essione 2.2 287
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