GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale
GNGTS 2014 S essione 2.3 341 I rilievi geologici e le indagini di approfondimento per la microzonazione sismica (Gruppo di lavoro MS Emilia 2012, 2013) hanno dimostrato che gli effetti più gravi sono avvenuti soprattutto in corrispondenza di paleocanali dei fiumi appenninici (Secchia, Panaro e Reno) e del Po. Gli studi di microzonazione sismica oggi disponibili, molti dei quali realizzati negli ultimi 3 anni grazie ai fondi previsti dall’art. 11 della L. 77/2009 (OPCM 3907/2010-DGR 1051/2011 e OPCM 4007/2012-DGR 1302/2012), hanno evidenziato che le condizioni predisponenti la liquefazione (presenza di terreni granulari saturi nei primi 15-20 m da p.c.) sono presenti in molte aree della Pianura Padana. Per raggiungere l’obiettivo del miglioramento sismico in tali aree è quindi necessario intervenire anche in fondazione e/o realizzare interventi di mitigazione del rischio di liquefazione. La presente nota illustra uno studio realizzato per il miglioramento sismico degli edifici industriali dell’area della Piccola e Media Industria di Ferrara. I documenti cartografici disponibili (Bondesan et al. , 1995; Fioravante e Giretti, 2013) indicano che l’area è attraversata da un ramo abbandonato del Po. La presenza di condizioni predisponenti la liquefazione è stata confermata dalle indagini in sito realizzate per la ricostruzione di alcuni edifici danneggiati dal sisma 2012. Lo studio qui presentato è stato realizzato da un gruppo di lavoro interdisciplinare, costituito da geologi e ingegneri liberi professionisti, coordinato da Confindustria Emilia- Romagna-Unindustria Ferrara, in collaborazione con il Servizio geologico regionale. Inquadramento dell’area. L’area produttiva di Ferrara nota come “Piccola e Media Industria” si sviluppa ad ovest della città, a circa 2 km dal centro città e poche centinaia di m dal casello autostradale Ferrara nord della autostrada A13 Bologna-Padova. La città di Ferrara e i suoi dintorni sono stati più volte interessati da terremoti che hanno causato effetti di intensità macrosismica I MCS ≥ VI (Locati et al. , 2011), a seguito dei quali sono stati descritti effetti ambientali simili a quelli osservati nelle aree epicentrali in occasione della sequenza sismica emiliana di maggio-giugno 2012 (Guidoboni et al. , 2007). La sismicità è data prevalentemente dall’attività delle faglie delle Pieghe Ferraresi (DISS Working Group, 2010) ma Ferrara ha subito danni anche in occasione di forti terremoti originati in zone sismogenetiche lontane, sia alpine che appenniniche (Locati et al. , 2011). Lo studio di microzonazione sismica recentemente effettuato dal Comune di Ferrara (Fioravante e Giretti, 2013) indica che nell’area è attesa un’amplificazione del moto sismico (PGA/PGA 0 ) mediamente pari a 1,5. La morfologia dell’area è pianeggiante e l’amplificazione è dovuta alle caratteristiche stratigrafiche; il sottosuolo è infatti costituito da una successione continentale, risultato per lo più dell’attività deposizionale del Po, che poggia su un substrato marino-transizionale posto ad una profondità di circa 100m. Lo spessore dei sedimenti alluvionali in Pianura Padana è generalmente maggiore; la spessore ridotto della copertura alluvionale in questo settore è dovuto al fatto che l’area di Ferrara sorge proprio sulla culminazione della dorsale esterna delle Pieghe Ferraresi. Interventi per la mitigazione del rischio di liquefazione. La distribuzione delle isopache dei terreni sabbiosi indica chiaramente una concentrazione di terreni sabbiosi in alcuni settori e l’assenza in altri, permettendo di individuare il paleoalveo del Po che attraversava l’area di studio. I valori dell’indice di liquefazione ottenuti sono in genere piuttosto bassi (I L <5) ad eccezione di quelli relativi a prove ricadenti nel settore nord-occidentale dell’area (v. intervento di Confindustria ER, Unindustria FE e RER nella sessione 2.2 a cui si rimanda per i dettagli). La distribuzione in profondità dei fattori di sicurezza alla liquefazione (Fs) mostra che il maggiore contributo al valore di I L è dato dagli intervalli sabbiosi presenti nei primi 10 m mentre le sabbie a profondità maggiori di 13-15 m, presenti pressoché ovunque, essendo spesso ben addensate forniscono quasi sempre valori di Fs maggiori di 1. Perciò, ai fini dell’individuazione delle zone a rischio, si è deciso di considerare la distribuzione litostratigrafica nei primi 13-15 m da p.c. ; la distribuzione dei terreni sabbiosi in
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