GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

342 GNGTS 2014 S essione 2.3 questo intervallo di profondità permette di individuare 4 tipi di stratigrafie “tipo” e definire 3 zone a rischio: • zone in cui sono assenti orizzonti sabbiosi di spessore rilevante nei primi 13-15 m; rischio di liquefazione basso o nullo; • zone in cui, sottofalda, sono presenti lenti e orizzonti sabbiosi spessi almeno 1 m fino alla profondità di 5 m; • zone in cui sono presenti lenti e orizzonti sabbiosi spessi almeno 2 m nell’intervallo di profondità compreso tra 5 e 10 m; • zone in cui, sottofalda, sono presenti orizzonti sabbiosi di spessore di almeno 2 m fino alla profondità di 13-15 m. In seguito viene fornita una descrizione di alcune delle possibili tecniche di intervento scelte in accordo a quanto previsto dalla Determinazione n.12418 del 02/10/2012 Servizio Geologico, Sismico e dei suoli Regione Emilia Romagna e dei loro costi prendendo in esame un edificio industriale campione delle dimensioni in pianta di 40 m x 100 m per una superficie complessiva di 4000 m². Al fine di rendere paragonabili le diverse soluzioni tecnologiche sotto il profilo economico si prende in esame uno strato di sabbie liquefacibili di spessore pari a 7 m posto tra 5 e 12 m dal piano di campagna, considerando quindi il caso peggiore rispetto all’area in esame. Le soluzioni tecnologiche analizzate in termini applicativi e di fattibilità economica sono le seguenti: • dreni orizzontali a perforazione direzionata e pozzi drenanti; • compaction grouting tipo A; • compaction grouting tipo B; • iniezioni per permeazione. In seguito vengono descritti i sistemi suddetti menzionandoli in ordine di costo economico. La scelta delle tecniche di mitigazione del rischio di liquefazione è determinata anche dal fatto di intervenire nel sottosuolo di fondazione di edifici esistenti. Dreni orizzontali a perforazione direzionata e pozzi drenanti. La Fig. 1 mostra l’intervento di mitigazione del rischio di liquefazione mediante dreni orizzontali a perforazione direzionata e pozzi drenanti. La tecnologia, ad azione migliorativa di tipo “passivo”, consiste nel collegare i pozzi (e/o trincee) in ghiaia disposti lungo il perimetro dell’edificio con dreni sub-orizzontali in modo da garantire adeguata distribuzione della dissipazione delle pressioni interstiziali nell’intera area di sedime. I dreni orizzontali vengono eseguiti mediante perforazioni direzionate all’interno delle sabbie liquefacibili , realizzando due o più file sfalsate di 4 m su due livelli a -7 m e – 10 m da p.c. Ogni dreno andrà ad intercettare in profondità due pozzi di drenaggio in ghiaia di diametro Φ1000, profondità 14 m da p.c., precedentemente realizzati sui due lati dell’edificio e collegati tra loro mediante una trincea drenante superficiale per il convogliamento delle acque di sovrapressione in caso di sisma. L’area complessivamente trattata è di circa 6960 m 2 , ed include quindi una parte significativa della pertinenza esterna al fabbricato. Dalla Fig. 1 è possibile evincere le seguenti quantità: • N°29 dreni orizzontali di lunghezza pari a circa 94 ml, con tubo di drenaggio in HDPE; • N°58 pali drenanti Φ1000, profondi 14 ml, riempiti con ghiaia avente pezzatura indicativamente di 30/40 mm, collegati sui due lati mediante due trincee drenati superficiali (fermo restando che dovranno essere adeguatamente dimensionati in funzione delle caratteristiche granulometriche proprie di ciascun sito). Gli aspetti più delicati della tecnologia sono legati all’uso di polimeri biodegradabili durante la perforazione che garantiscano un tempo di permanenza di poche ore o giorni, al fine di

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