GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

avvertono al momento un terremoto o il ritiro improvviso del mare dalla costa, hanno dichiarato di “allontanarsi immediatamente dalla riva” (30% Calabria, 32,3% Malta) o “si allontanano dalla riva e si dirigono verso le zone più elevate” (63% Calabria, 67,6% Malta). Infine, il 52%dei calabresi hadichiaratodi aver conosciuto i terremoti guardando la televisione, il 48% a scuola durante le lezioni, il 22% in famiglia e l’11% navigando su Internet. Il 67,6% dei maltesi ha conosciuto i terremoti guardando anche la televisione, il 38,2% in famiglia, il 32,3% a scuola durante le lezioni, il 26,4% navigando su Internet, il 20,5% ascoltando gli amici e i compagni di classe e il 14,7% leggendo i giornali. Emerge, quindi, un’alta percentuale di studenti che hanno conosciuto i terremoti tramite i mass-media. Per questo motivo è necessaria una diffusione corretta dell’informazione in materia di terremoti e di rischio sismico. Gli studenti calabresi hanno disegnato anche le “mental maps” (Gould eWhite, 1993) relative alle azioni da compiere in occasione di un terremoto immaginario che potrebbe avvenire mentre i discenti si trovano in classe con l’insegnante: alcuni hanno disegnato gli omini sotto i banchi ed altri, invece, i compagni che escono fuori dall’aula. Conclusioni. Difenderci dai rischi naturali è possibile. Tuttavia, per ottenere risultati concreti occorre mettere in atto interventi e condurre attività in modo organizzato e coordinato. La prevenzione, infatti, mira alla minimizzazione dei danni e delle vittime e tiene conto delle conoscenze acquisite nelle attività di previsione. Si attua mediante interventi attivi o passivi sull’ambiente, sul costruito e sui comportamenti che le persone devono mantenere durante le emergenze (campagne informative ed educative). Di particolare importanza è la messa a punto dei piani di emergenza, che rappresentano in Italia, a livello comunale, lo strumento operativo per la pianificazione delle azioni da svolgere in caso di crisi. Nei piani vengono individuate anche le aree di raccolta della popolazione per l’insediamento temporaneo o l’evacuazione (Peppoloni, 2014) Dalle risposte ai questionari, d’altra parte, emerge un’alta percentuale di studenti che non sanno se nel proprio Comune esiste un Piano d’Emergenza. È un dato allarmante che merita una riflessione. Sarebbe opportuno incrementare le campagne di informazione nelle scuole svolgendo lezioni e seminari sul tema dell’educazione alla riduzione del rischio. Un’opportuna mitigazione del rischio, che porti alla progressiva riduzione degli effetti che un evento disastroso può determinare sull’uomo, sulle costruzioni e sull’ambiente andrà pianificata agendo su piani temporali differenti: a breve termine andranno previste azioni di preannuncio e allertamento; a medio termine saranno necessari il monitoraggio dei fenomeni, la redazione dei piani d’emergenza e la realizzazione di opere di difesa del suolo; a lungo termine si agirà sui fattori urbanistici e territoriali che condizionano direttamente la vulnerabilità dei contesti ambientali, sviluppando politiche di protezione e conoscenza del territorio e di informazione ed educazione ai cittadini e nelle scuole. Infatti, il dovere della prevenzione punta a favorire lo studio dei rischi naturali nella scuola secondo un’ottica preventiva. La costruzione di una coscienza civile in questo campo deve necessariamente contare sul coinvolgimento della scuola. Si tratta di un compito che questa fondamentale agenzia educativa ha fino ad oggi sostanzialmente disatteso, venendo meno ad una essenziale funzione normativa. È fondamentale in un secondo momento stimolare la popolazione all’acquisizione di comportamenti individuali e sociali positivi per ridurre il rischio. Ad esempio, l’attitudine impulsiva degli studenti esaminati in questa ricerca, a recarsi subito fuori durante la scossa, è un comportamento negativo che deve essere corretto con specifici interventi educativi. Gli studi di geografia della percezione che stanno alla base delle ricerche sulle calamità naturali, stimolano l’analisi del rapporto uomo-ambiente, ma con finalità applicative: si vuole individuare, infatti, quale rapporto l’uomo riesca a stabilire con l’ambiente naturale ad alto rischio (Botta, 1987). Dalla ricerca effettuata risulta in aumento la percentuale di studenti che considera l’intervento umano decisivo nello scatenarsi delle catastrofi. Ciò avvalora ancora di più la percezione di Paul Crutzen ripresa da altri studiosi, secondo cui ci troviamo nell’era geologica dell’Antropocene (Crutzen, 2005). Si tratta di una presa di coscienza essenziale che ci fa comprendere meglio ciò che sta accadendo al nostro pianeta, ovvero “una rivoluzione geologica di origine umana” (Bonneuil e Fressoz, 2013). 370 GNGTS 2014 S essione 2.3

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