GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

418 GNGTS 2014 S essione 2.3 orientate a favorire la sensibilizzazione ed il recepimento di elementi di riduzione del rischio sismico negli strumenti di pianificazione sia territoriali che, soprattutto, urbanistici. Queste sensibilità hanno costituto una base necessaria ed il fertile terreno che ha sicuramente favorito le attività qui descritte, come pure il costante utilizzo dei contributi statali per interventi di prevenzione del rischio sismico previsti con la Legge n.77/2009 e definiti annualmente con apposite ordinanze ministeriali. Pare quindi utile delineare oggi un sintetico bilancio delle attività compiute in questo campo, cercando di considerare criticità e punti di forza che si sono manifestati nei diversi contesti, avendo maturato negli anni un’esperienza assai variegata e significativa, sicuramente unica nel panorama delle istituzioni emiliano-romagnole. Un bilancio anche di prospettiva però, che volutamente non ignora il particolare momento istituzionale, ancora assai incerto e confuso, dove le spinte verso la semplificazione e la “sburocratizzazione” paiono condotte più sull’onda di spinte particolari e con prese di posizione dal tono irritato e superficiale, piuttosto che mediante un approccio sistemico alla evidente e condivisibile necessità di riordino delle funzioni esercitate dal pubblico e poi del conseguente riordino delle istituzioni cui tali attività si vuole facciano capo. Per una consapevole assunzione della riduzione del rischio sismico nella pianificazione urbanistica dei comuni . E’ noto che sulla base della legislazione regionale degli ultimi vent’anni, le province emiliano-romagnole esercitano competenze territoriali proprie di area vasta, oltre che un ruolo autonomo nella formazione degli strumenti di pianificazione del territorio (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - PTCP) e di valutazione degli strumenti di pianificazione urbanistica di livello comunale (Piani strutturali e Piani operativi/ attuativi). Tale controllo si esercita anche riguardo alle azioni di riduzione del rischio sismico che i piani devono, obbligatoriamente, contenere, aspetti già altrove trattati diffusamente (Martelli e Manicardi, 2007; Manicardi e Romani, 2009; Fraulini et al. , 2013). Dall’entrata in vigore di disposizioni formate a vario titolo sulla riduzione del rischio sismico e rivolte alla pianificazione sia dalla Regione (2007-2009) che dalla pianificazione della Provincia di Modena (PTCP2009), la sensibilità dei Comuni per tendere ad adeguati livelli di sicurezza sismica del patrimonio edilizio da costruire e costruito, è rimasta tendenzialmente indifferente, con rare eccezioni, mutando in maniera significativa soltanto nell’ultimo biennio a seguito del sisma emiliano 2012. L’attenzione delle amministrazioni comunali nella formazione dei propri piani è sempre stata rivolta in primo luogo a dare risposte alle esigenze di sviluppo del territorio, valutando i modi e le procedure di queste trasformazioni come un fatto contingente, non strutturale, raramente di prospettiva, talvolta gravate da richieste di valutazioni considerate prive di un immediato beneficio e ritorno. Spesso il livello comunale è stato marcato dalla tendenza a rinviare tali valutazioni di sostenibilità alle fasi ultime della trasformazione dei suoli. Sempre meglio che nulla si dirà, ma certo valutazioni di minor efficacia se non talvolta improponibili. La riduzione del rischio sismico è stata una di queste valutazioni orfane. Nella pianificazione urbanistica, composta da cartografie e da norme che esplicitano i termini delle trasformazioni (perché, dove, quanto, come, quando), gli aspetti di riduzione del rischio sismico hanno trovato limitata udienza sino, e spiace dirlo, al fatidico maggio 2012 quando la sensibilità su questi aspetti si è alzata. Generalmente incompresa nei suoi contenuti tecnici, certo non semplici, ed ancor più ardua nella forma espositiva degli elaborati, generalmente privi di immediatezza, la microzonazione sismica (MS) è stata da subito vissuta come un onere e una forzata accondiscendenza alle richieste di adeguamento degli atti comunali espresse tra il 2007 e il 2012 dalla Provincia; ne sono prova gli esiti delle valutazioni compiute sui circa seicento Piani nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali. Per chi si occupa di rispondenza della pianificazione urbanistica ai contenuti e alle disposizioni di legge, questa non è certo una grande novità. A parziale discolpa di una qual certa indifferenza va considerata la difficile comprensione

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