GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

444 GNGTS 2014 S essione 2.3 Come normare la pericolosità sismica da sismicità indotta in Italia? M. Mucciarelli 1,2 , M. Santulin 1 , A. Tamaro 1 1 OGS - Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, Trieste 2 Scuola di Ingegneria, Università della Basilicata, Potenza Il recente rapporto redatto dal gruppo di lavoro coordinato da ISPRA (ISPRA, 2014) sullo stato dell’arte delle conoscenze sulla sismicità indotta/innescata in Italia elenca i casi di terremoti attribuiti con maggiore o minore certezza a cause antropiche. In tutto si tratta di 15 eventi sismici, tra documentati ed ipotizzati. Per rispondere all’interesse e preoccupazione che il fenomeno della sismicità indotta genera tra gli abitanti delle aree interessate da attività antropiche potenzialmente sismogeniche (vedi il caso Cavone, ICHESE, 2014 e Astiz et al. , 2014), è necessario passare da una semplice descrizione e catalogazione degli eventi ad una stima della reale pericolosità degli stessi. A differenza di altre aree dove recentemente il problema della sismicità indotta è balzato all’attenzione di pubblico e ricercatori, come gli USA centrali (Ellsworth, 2013) o l’Olanda settentrionale (van Eck et al. , 2006), l’Italia è un paese fortemente sismico. La pericolosità sismica derivante da sismicità indotta da attività antropiche non è normata in Italia. Questo tipo di problemi viene maggiormente avvertito in paesi in cui la sismicità naturale (tettonica e/o vulcanica) è moderata o quasi assente e l’industrializzazione del territorio ha causato eventi che possono essere attribuiti senza dubbio alcuno alla attività dell’uomo. I paesi del Nord Europa in questo campo sono i più sensibili dato che per essi ricorrono entrambe le condizioni sopra descritte (bassa sismicità, alta antropizzazione). La presenza di una notevole sismicità naturale in Italia, da un lato complica il riconoscimento di eventi indotti all’interno di una attività comunque presente, e dall’altro porta necessariamente ad un confronto tra il moto del suolo che ci si può attendere per eventi tettonici e lo scuotimento causato da eventi antropogenetici. Questo problema è stato posto ufficialmente per la prima volta dalla Regione Emilia- Romagna, che durante le procedure di VIAper un impianto geotermico in località Pontegradella nel comune di Ferrara ha posto ai proponenti il quesito su quale fosse la relazione tra la stima di pericolosità del sito secondo le norme vigenti ed eventi noti di sismicità indotta, in termini di accelerazioni di picco e di ordinate spettrali di accelerazione, al fine di verificare se i parametri adottati per la progettazione dell’impianto proposto fossero comprensivi di eventuali fenomeni di sismicità indotta. Il problema è complicato dal fatto che non è possibile un confronto in termini omogenei di pericolosità, dato che è difficile definire in termini probabilistici in funzione del tempo la sismicità indotta. In assenza di operazioni la probabilità di sismicità indotta è ovviamente pari a zero, cosa che non accade mai per la sismicità naturale. I tempi non sono poi confrontabili, dato che molti casi noti di sismicità indotta sono accaduti nell’immediato inizio delle operazioni, ed infine è possibile in molti casi controllare l’evoluzione della sismicità indotta prima che arrivi ad eventi potenzialmente dannosi attraverso una attenta gestione degli impianti se adeguatamente monitorati (vedi Batini et al. , 1985 per l’esempio delle attività geotermiche in Italia). Per rispondere al quesito della Regione Emilia Romagna si è considerato un quindi un worst- case confrontando i valori attesi di accelerazione [MPS04: Stucchi et al. (2011)] con le forme spettrali di due eventi ben noti in letteratura. Il primo che viene preso in esame è proveniente dai Paesi Bassi, dove le attività di estrazione e re-iniezione di gas naturale hanno causato numerosi eventi sismici indotti, il più studiato dei quali è stato un evento di magnitudo 3.5 a Roswinkel che ha causato danni non strutturali ad alcune abitazioni nelle vicinanze dell’epicentro. Ulteriori informazioni si trovano dell’articolo di van Eck et al. (2006), che a conclusione del loro lavoro propongono una forma spettrale per il near-field di eventi indotti. Occorre a questo punto fare una precisazione per spiegare come un terremoto di modesta magnitudo abbia prodotto danni: una caratteristica tipica

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