GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

448 GNGTS 2014 S essione 2.3 Gruppo di Lavoro MPS; 2004: Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003 . Rapporto Conclusivo per il Dipartimento della Protezione Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp. + 5 appendici. ICHESE, International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia-Romagna region; 2014: Report on the Hydrocarbon Exploration and Seismicity in Emilia Region . 213 p.p., http://mappegis.regione . emilia-romagna.it/gstatico/documenti/ICHESE/ICHESE_Report.pdf ISPRA; 2014: Rapporto sullo stato delle conoscenze riguardo alle possibili relazioni tra attività antropiche e sismicità indotta/innescata in Italia ., 71 pp., http://www.isprambiente.gov.it/files/notizie-ispra/notizia-2014/ rapporto-sismicita-indotta-innescata-in-italia/Rapporto_sismicita_indotta_innescata_in_italia.pdf Mucciarelli M., Gallipoli M.R., Fiaschi A., Pratesi G.; 2001: Osservazioni sul danneggiamento nella zona del Monte Amiata a seguito del terremoto del 1° Aprile 2000 . Atti del X Congresso Nazionale “L’Ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera, CD-Rom Edition. Mulargia F, S. Castellaro; 2004: Geotermia stimolata e rischio sismico: un compromesso difficile .Atti della Conferenza Nazionale sulla Politica Energetica in Italia, Bologna 16-18 aprile 2004. Stucchi, M., C. Meletti, V. Montaldo, H. Crowley, G. M. Calvi, and E. Boschi; 2011: Seismic hazard assessment (2003–2009) for the Italian building code . Bull. Seismol. Soc. Am. 101, no. 4, 1885–1911. van Eck T., F. Goutbeek, H. Haak, B. Dost; 2006: Seismic hazard due to small-magnitude, shallow-source, induced earthquakes in The Netherlands. Engineering Geology, 87, 105–121. Il Piano Regolatore della sismicità E. Nonni, D. Sbarzaglia, L. Marchetti Comune di Faenza (RA) Un tema su tutti: la sicurezza territoriale nei Piani. Troppo spesso, interpretando un errato modello di sviluppo, si attribuisce alla pianificazione la funzione prevalente di decidere dove localizzare i futuri insediamenti o tutt’al più di regolamentare e trasformare quelli esistenti; in realtà la prima azione, a cui le altre sono subordinate, è quella di immaginare un progetto di sicurezza territoriale che per essere credibile deve giocoforza partire dalla pianificazione generale. Finora i “Piani urbanistici” non hanno esercitato a fondo le vaste e potenziali azioni progettuali che avrebbero potuto esprimere riguardo alla sicurezza territoriale, rinviando il tutto a Piani di settore, legislazioni tecniche specifiche, improbabili -o limitati- finanziamenti pubblici. I risultati di questi rinvii sono visibili, purtroppo, in ogni parte di Italia. La consapevolezza circa i rischi a cui una società è esposta incide invece in maniera diffusa sui comportamenti collettivi e, quindi, sulla realizzazione di interventi finalizzati a ridurli, con risultati più significativi rispetto ai progetti puntuali sulla sicurezza. È in questa fase che deve entrare in gioco il “Piano” e, in via più generale, la “pianificazione”. Se il progressivo e dilagante consumo di suolo agricolo -spesso legato allo sprawl urbano- è una delle principali cause di fragilità territoriale, da contrastare sia per ragioni economiche che ambientali, non può che emergere, ad esempio, la contraddizione fra le previsioni di sviluppo urbano (magari sostenibile!) e la imprescindibile garanzia di sicurezza territoriale, sia a livello di contrasto alla vulnerabilità dell’edificato che di risposta ad una condizione limite per l’emergenza, che deve essere riconosciuta come un vero e proprio fattore di qualità di un territorio. Per queste ragioni, una rilevante parte del progetto di pianificazione deve essere riservata allo sviluppo di due azioni fondamentali: la conoscenza dei principali fattori che caratterizzano i rischi territoriali e la introduzione di innovative strategie per far crescere e divulgare la consapevolezza collettiva riguardo al rischio; l’impatto di queste due sinergiche azioni risulta

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