GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

450 GNGTS 2014 S essione 2.3 provocati dai terremoti dal 1944 ad oggi; nella stessa occasione il Ministero dell’Ambiente ha poi sottolineato l’urgenza di un piano per la sicurezza e la manutenzione del territorio, quantificando gli investimenti minimi necessari in 1,2 miliardi di euro all’anno, per vent’anni. Un progetto di prevenzione che metta in campo la stessa cifra utilizzata per rispondere alle emergenze, 180 miliardi di euro, anche dilazionati negli anni, consentirebbe di raggiungere gradualmente il duplice obiettivo di mettere in sicurezza sismica e di migliorare le performance energetiche di un numero di immobili di gran lunga superiore a quelli oggetto di ricostruzione a seguito di un sisma. Il tutto senza considerare l’incalcolabile valore delle vite umane distrutte da ogni evento sismico, il valore intrinseco della sicurezza percepita dalla cittadinanza nella quotidianità e l’indotto economico, in termini di occupazione lavorativa, che tale intervento potrebbe sbloccare. La storia del nostro Paese ci insegna che l’approccio e la risposta della politica e dello Stato agli eventi naturali è da sempre una risposta di “emergenza”, che in genere si sostanzia nella emanazione di nuove norme/leggi a modifica delle preesistenti; la caratteristica comune di queste decisioni, sostenute dal sentimento dell’urgenza e dell’emergenza, è di intervenire sulle regole delle future realizzazioni, spesso con sovrapposizioni rispetto al quadro normativo esistente e mai con una verifica di organica integrazione; una modalità di azione che permette di rendere sicure le nuove costruzioni (circa l’1% l’anno sul parco edilizio totale), ma che dimentica che il rischio è più rilevante nel patrimonio esistente, costruito per buona parte in assenza di regole od obblighi adeguati. Già quest’arida elencazione di numeri (in termini di vite umane e spese per la ricostruzione che ha sostenuto l’Italia) ci induce a capire che è necessario spostare il tema della vulnerabilità sismica dall’edificio alla città, per immaginare fra qualche decennio di avere agglomerati urbani con un grado di sicurezza di gran lunga superiore all’attuale. L’obiettivo della pianificazione è quindi fornire, attraverso il Piano urbanistico e le sue norme, un preliminare apporto conoscitivo circa i rischi a cui la città nel suo complesso è esposta e un insieme di regole la cui finalità è quella di incidere, oltre che sul progetto, anche sugli investimenti pubblici e privati ad esso connessi. Una fondamentale finalità del Piano sarà quindi elevare la conoscenza e la consapevolezza dei cittadini, permettendo loro di valutare, di volta in volta, il rischio sismico in relazione al tipo di edificio in cui si trovano ad abitare e, quindi, i più opportuni interventi da intraprendere; tutto questo a prescindere da norme e carte sismiche nazionali e regionali che, redatte a scala territoriale, non possono per loro natura attivare concreti meccanismi di prevenzione individuale. La geologia preventiva e la microzonazione sismica. Un progetto di pianificazione territoriale che affronti le tematiche della sicurezza non può che partire dalla redazione di uno studio approfondito di microzonazione sismica (oltre il 1° livello) fondato non solo su basi teoriche e bibliografiche, ma anche su una campagna mirata di indagini “dedicate” necessarie per definire il grado di risposta sismica locale e per far sì che ogni intervento, sia alla scala urbanistica che edilizia, tenga conto degli esiti di tale analisi. Lo studio di microzonazione fornisce dettagliate informazioni su come un sisma si propaga e si amplifica in superficie, dedicando particolare attenzione alle zone urbanizzate e urbanizzabili; per fare questo le analisi devono giocoforza essere supportate da una campagna di sondaggi geologici e di misure geofisiche/geotecniche -quali ad esempio carotaggi ad estrazione, prove penetrometriche (tipo CPTU e/o SCPTU), misure geofisiche in profondità (tipo Down-Hole) e in superficie (tipo MASW)- nonché da una coerente rilettura e rielaborazione dei dati archiviati presso le pubbliche amministrazioni e, in particolare, presso le banche dati dei Servizi Geologici e Sismici e dei Suoli regionali. Il risultato di questa elaborazione deve essere di facile comprensione ed immediatamente “leggibile” da parte dei tecnici e dei privati; una cartografia della città, a scala territoriale (vedi Fig. 1), per evidenziare le differenti risposte al sisma che i vari ambiti offrono, in relazione alla stratigrafia e all’orografia del terreno; risposte ed amplificazioni del terreno (il sottosuolo) che

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