GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

GNGTS 2014 S essione 2.3 471 Dalla lettura delle schede si evince che il campo di rilevamento informativo è limitato alle caratteristiche fisiche e di uso dei manufatti, escludendo informazioni riguardanti il modello organizzativo e le componenti funzionali di servizio (impianti di vario tipo) e di approvvigionamento. Oltre alle schede, la cartografia costituisce il supporto di base per effettuare l’analisi della CLE. Vengono rilevate le caratteristiche principali, le relazioni nello specifico insediamento considerato, identificando, inoltre, i principali fattori di criticità potenziale che possono influire sulle prestazioni. Tutte le informazioni rilevate attraverso le schede costituiscono la base conoscitiva minima per effettuare valutazioni del sistema di emergenza, nonché dei possibili percorsi di approfondimento e “diagnosi” finalizzate al miglioramento del sistema stesso. L’analisi della CLE deve essere intesa come strumento di “verifica” di alcuni elementi fisici del sistema di gestione dell’emergenza già individuato nel piano di protezione civile e non può in alcun modo essere sostitutiva del piano stesso, in particolar modo nell’individuazione dei siti e delle strutture strategiche di gestione delle emergenze. In tal senso, nel processo di individuazione del sistema di gestione dell’emergenza, l’esecuzione dell’analisi della CLE e il relativo recepimento in termini urbanistici, possono essere fasi di un iter virtuoso che l’amministrazione comunale adotta nell’ambito delle attività tecniche e di protezione civile di propria competenza. Ove non fosse disponibile un piano di protezione civile comunale o provinciale, o altro elaborato prodotto per fini di protezione civile (piani stralcio o speditivi di protezione civile), deve essere avviata dall’amministrazione comunale una contestuale attività di pianificazione tenendo conto dei molteplici fattori che condizionano scelte proprie del processo pianificatorio. Come noto, tale attività deve prevedere l’individuazione degli elementi necessari alla gestione dell’emergenza, tenendo conto non solo delle caratteristiche fisiche e strutturali degli stessi, ma anche delle molteplici caratteristiche funzionali che garantiscono l’efficacia della gestione delle emergenze. Tutto ciò attraverso un processo di condivisione e partecipazione nelle attività di pianificazione dell’emergenza tra i soggetti istituzionali e gli altri soggetti coinvolti a livello territoriale. L’OPCM 4007, ordinanza che introduce l’analisi della CLE, prevede che le Regioni recepiscano nella pianificazione quanto ottenuto attraverso l’analisi della CLE, così come sono stati recepiti gli studi di MS in attuazione di quanto previsto nella precedente OPCM 3907. In linea generale tali recepimenti non dovrebbero costituire un impatto rilevante nella pianificazione generale e soprattutto in quella di emergenza. Infatti, poiché presupposto dell’analisi della CLE è il sostanziale rilevamento di quanto già definito in tali piani (edifici strategici e aree di emergenza), il successivo recepimento può costituire una mera condizione tautologica. Ove l’analisi della CLE portasse alla luce eventuali incongruenze nelle scelte effettuate nella pianificazione potranno essere valutate dall’Amministrazione competente eventuali azioni conseguenti (ad esempio: nuove indicazioni di piano, priorità di intervento, normative e indicazioni specifiche su usi e trasformazioni ammissibili). La valutazione del sistema di gestione dell’emergenza, e cioè l’attività conseguente all’analisi della CLE, consentirà di esprimere un giudizio basato sul confronto tra lo stato attuale e le prestazioni richieste al sistema nel suo complesso (attraverso valutazioni riferibili a singoli elementi, alle loro relazioni con il contesto urbanistico e alle condizioni di criticità). La valutazione della “distanza” tra condizione rilevata del sistema di emergenza e condizione di progetto prevista attraverso il piano, rappresenta l’obiettivo finale dell’analisi proposta e presuppone anche valutazioni di tipo sistemico (attraverso cui valutare se la crisi di un elemento conduce o meno alla crisi dell’intero sistema). Le attività previste vengono attuate attraverso programmi delle Regioni, a ciascuna delle quali è stata assegnata un’aliquota del fondo complessivo, proporzionale al rischio sismico dell’ambito territoriale, così come calcolato a partire anche dagli studi dei centri di competenza del Dipartimento della Protezione Civile.

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