GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

GNGTS 2014 L ectio M agistralis XIII GIUSEPPE MERCALLI “MAESTRO DOTTO, MODESTO E GENEROSO” Andrea Tertulliani Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma Cento anni fa, nella notte tra il 18 e il 19 marzo 1914 Giuseppe Mercalli moriva tragicamente nell’incendio del suo alloggio napoletano. Era in quel momento il Direttore del Regio Osservatorio Vesuviano. È impossibile in poche righe tracciare in modo esaustivo il ritratto di Giuseppe Mercalli, il ruolo che ha avuto per le scienze della terra e il suo percorso umano e scientifico. Durante tutto questo anno 2014 si sono svolte molte commemorazioni, in tutta Italia, e molte cose sono state scritte [vedi tra le altre Di Vito et al. (2014)]. Lo scopo di questa breve Lectio è quindi di ripercorrere la sua biografia per cercare di contestualizzarlo nel suo tempo, in una sintesi, per forza di cose, parziale. Giuseppe Mercalli era nato a Milano il 21 maggio 1850, in una famiglia di artigiani tessili, terzo di cinque figli. Dopo gli studi in seminario, venne ordinato sacerdote nel 1872. Scelse il titolo di abate, per poter insegnare ed essere “libero” da compiti pastorali, così poté dedicarsi allo studio e all’insegnamento e come molti altri religiosi prima di lui perpetuò la tradizione di sacerdoti scienziati, molto diffusa tra il XVII e il XIX secolo. Il suo stesso maestro e mentore, l’abate Antonio Stoppani, fu un illustre geologo, docente al Politecnico di Milano. La formazione spirituale, civile e professionale di Mercalli vennero senz’altro influenzate dal suo aderire alla dottrina rosminiana, a quel tempo oggetto di opposizione da parte di ambienti della Curia, fino ad arrivare alla messa all’indice delle opere del filosofo di Rovereto. Sulla scorta infatti degli insegnamenti liberali di Rosmini, Mercalli e soprattutto il suo maestro Stoppani furono proponenti e protagonisti di un avvicinamento tra progresso scientifico e chiesa cattolica, oltre a vedere un chiaro ruolo sociale e pedagogico dello scienziato soprattutto in vista della formazione della nascente nazione italiana [si veda ad es. Licata (1968) e Rimoldi (1983)]. Per Mercalli, che non viveva in una torre d’avorio, l’insegnamento sarà una regola di vita e un dovere civile. Sotto la guida di Stoppani divenne insegnante di Scienze Naturali al seminario, e contemporaneamente pubblicò i suoi primi lavori di glaciologia. Tra i suoi allievi e assistenti dobbiamo segnalare Achille Ratti, futuro papa Pio XI, al quale Mercalli chiese di collaborare ad un capitolo di una delle sue opere più famose, Vulcani e fenomeni vulcanici in Italia , e cioè alla parte riguardante il catalogo dei terremoti (Fig. 1). Il terremoto di Casamicciola del 1883 rappresentò il suo primo incontro diretto con il fenomeno sismico: durante le vacanze estive si recò sul posto per studiare direttamente gli effetti del disastro. Studiando il precedente del 1881, Mercalli si era fatta l’idea che i terremoti ischitani fossero l’espressione diretta dell’attività vulcanica del monte Epomeo. Questa ipotesi, che traeva elementi in una visione ancora plutonica, confermava secondo Mercalli il legame strettissimo tra i terremoti e l’attività vulcanica: “ tutti i fenomeni endogeni, diversissimi nelle loro manifestazioni, sono fra di loro intimamente legati per l’armonia colla quale agiscono nell’economia tellurica, quasi una sola forza, ad un unico scopo: la reazione contro l’azione degradatrice e livellatrice degli agenti esterni ” (Mercalli, 1883). Bisogna dire tuttavia che il Nostro si dimostrò “ parco nella trattazione riguardo l’origine dei terremoti, argomento al quale pur troppo molti hanno dedicato soverchie quanto inutili disquisizioni, affastellando ipotesi destinate presto, prestissimo a tramontare ” (Baratta, 1915), mentre presterà estrema attenzione ai danni subiti dagli edifici, al loro rapporto con la litologia e la morfologia del territorio, ma soprattutto alla grande responsabilità che la qualità delle costruzioni ha nel generare gravi danni. La pubblicazione sui terremoti di Ischia (Mercalli, 1884) riceverà molto apprezzamento ( “il mio terno al lotto” lo chiamava) anche in ambienti governativi, oltreché scientifici.

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