GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

GNGTS 2014 S essione 1.1 65 di lievi lesioni agli intonaci (Azzaro et al ., 2014). Il terremoto è stato ampiamente avvertito in tutta la provincia di Siracusa sino ad una distanza di circa 60 km dall’epicentro. Alcune repliche della sequenza sono state lievemente avvertite nelle località più prossime all’epicentro. Per quanto riguarda la cinematica, i meccanismi focali degli eventi più energetici (M L > 3.0) delle due sequenze, sono tratti dal catalogo dei meccanismi focali per la Sicilia e la Calabria meridionale (Scarfì et al ., 2013). Le soluzioni sono state elaborate dagli autori del catalogo usando la tecnica di inversione delle polarità dei primi impulsi con l’algoritmo FPFIT proposto daReasenberg eOppenheimer (1985); esse indicano unmovimento prevalentemente trascorrente destro lungo piani orientati circa E-W e WNW-ESE (Fig. 3a). Tali piani potrebbero essere ricondotti all’attività tettonica di alcune faglie di minor estensione che ricalcano i principali lineamenti strutturali presenti in questo settore dell’Altopiano Ibleo. Subito dopo l’inizio della sequenza del 2011, allo scopo di monitorare con maggior dettaglio l’evoluzione della sismicità, l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha effettuato l’installazione di due stazioni mobili digitali in registrazione locale (CABA e TEDA) equipaggiate con sensori Lennartz LE-3D/20s. La posizione di tali stazioni (Fig. 2) è stata scelta in modo da ottimizzare, insieme con la stazione HAVL, la geometria di rete in area epicentrale allo scopo di localizzare i terremoti a più bassa energia. In occasione della sequenza del 2012, le stazioni mobili sono state reinstallate negli stessi siti utilizzati precedentemente, acquisendo ulteriori dati per circa quaranta giorni. I tempi di arrivo alle stazioni della rete mobile sono stati integrati con quelli della rete sismica permanente e si è proceduto ad una nuova localizzazione degli eventi delle sequenze del 2011 e del 2012 utilizzando lo stesso modello di velocità ed algoritmo di localizzazione. I risultati mostrano un miglioramento dei parametri di localizzazione rispetto a quelli ottenuti dalla sola rete permanente. In particolare, gli errori associati all’epicentro e alla profondità si sono ridotti a circa mezzo chilometro. I terremoti delle due sequenze individuano due cluster distribuiti lungo una direttrice WNW- ESE. Tale allineamento risulta anche in accordo con uno dei piani nodali dei meccanismi focali presentati. Le profondità degli eventi sono tutte mediamente più superficiali rispetto a quelle eseguite a scopo di monitoraggio. In particolare, i terremoti della sequenza del 2011 sono a profondità comprese tra quattro e sei chilometri, mentre quelli del 2012 risultano più superficiali, tra due e quattro chilometri. Conclusioni e prospettive future. Nel presente lavoro sono state analizzate due sequenze sismiche, verificatesi nel 2011 e nel 2012 nel settore orientale dei Monti Iblei. Tali terremoti, nonostante la loro bassa energia, sono stati ampiamente avvertiti in area epicentrale a causa della superficialità del volume focale. La distribuzione degli epicentri delle due sequenze indica la presenza di una struttura tettonica superficiale orientata circa E-WeWNW-ESE, che risulta coerente con il piano ricavato dai meccanismi focali degli eventi più energetici delle due sequenze. L’assenza di sismicità maggiore anche in epoca storica indica che la struttura non è stata capace in passato di generare terremoti forti. In genere, nei settori interni dell’Altopiano Ibleo, i terremoti di bassa-moderata magnitudo sono associabili con strutture minori o singoli segmenti di faglia (Azzaro e Barbano, 2000), per cui più probabilmente si tratta di una faglia minore tra quelle riportate da Lentini et al . (1996). Le analisi finora effettuate integrando i dati della rete sismica permanente con quelli acquisiti dalla rete mobile dell’INGV-OE, hanno permesso di evidenziare due cluster di terremoti distribuiti lungo una direttrice WNW-ESE e posti ad una profondità compresa tra due e sei chilometri. Sono tuttora in corso ulteriori analisi che hanno lo scopo di: i) implementare il dataset delle localizzazioni analitiche attualmente disponibile ii) valutare la somiglianza delle forme d’onda dei terremoti delle due sequenze attraverso l’analisi della cross-correlazione; iii) meglio evidenziare eventuali piani di faglia e cluster di terremoti attraverso algoritmi di localizzazione a doppia differenza (Waldhauser e Ellsworth, 2000); iv) determinare i parametri della sorgente sismica dei terremoti più energetici.

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