GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

100 GNGTS 2014 S essione 3.1 attraversata dall’ipogeo quanto nella restante porzione, dove si sospetta la presenza di cavità analoghe ma non accessibili. Nella più profonda delle cantine interrate, sul cui pavimento affiora direttamente il substrato marnoso, sono state eseguite 5 misure di microtremore (c1-c5), di cui una (c3) con tempo di acquisizione di 30 min, le altre di 10 min. I risultati sono sintetizzati in Fig. 3, dove è riportata la pianta e le sezioni longitudinale e trasversale di parte dell’ipogeo, ricavati dal rilevamento speleologico eseguito dagli scriventi; nelle sezioni è riportata anche la localizzazione dei punti di misura microsismica. Nel diagramma spettrale in alto, nel quale sono riportate le tracce dei rapporti H/V delle misure relative, si rilevano i due picchi caratteristici a 1.8 e 5 Hz. Nella parte destra del diagramma appaiono le dispersioni del segnale dovute agli strati superficiali; come era lecito aspettarci, le tracce maggiormente disperse alle alte frequenze sono quelle rilevate su pavimentazione stradale (c9 e c10). Nel secondo diagramma, analogamente all’esempio precedente, sono riportati i rapporti spettrali tra la componente verticale delle diverse tracce rispetto ad una misura di riferimento (Gr1) rilevata sul suolo roccioso dell’ipogeo. È evidente il netto picco che appare alla frequenza di circa 15 Hz nelle tracce relative ai punti di misura sovrastanti la cavità. Nelle due misure eseguite sulle sedi stradali (c9 e c10), il picco è poco accentuato, fino ad essere difficilmente riconoscibile, sia per la pavimentazione a ciottoli sia per la ridotta ampiezza della cavità sottostante. Nonostante la differenza di ampiezza dei picchi, la frequenza media (~15 Hz) rimane costante in tutti i siti di misura e significativamente differente da quella caratteristica dell’ipogeo precedente (~20 Hz), di volumetria nettamente inferiore. In ultimo sono state analizzate e confrontate con lo stesso metodo tutte le tracce delle misure microsismiche rilevate nella restante porzione del gruppo di edifici: tra queste, alcune presentano picchi e morfologia simile a quelli di Fig 3. Analizzando poi separatamente i grafici delle tre componenti spettrali delle relative stazioni di misura, è stato possibile osservare in citato fenomeno dell’”inversione sismica”, confermando la probabile presenza di ulteriori cavità ipogee non esplorate sotto parte degli edifici. Conclusioni. Il rilevamento microtremore sismico, attraverso l’analisi spettrale della componente verticale del moto del suolo e del rapporto tra questa e le componenti orizzontali, può essere un utile strumento per individuare cavità nel sottosuolo urbano ove non siano applicabili altre tecniche geofisiche (georadar, tomografia elettrica, microgravimetria ecc.). Al fine di interpretare correttamente il segnale sismico rilevato è tuttavia necessario conoscere a priori e con sufficiente dettaglio, la geologia, la stratigrafia e la risposta sismica caratteristica del substrato roccioso interessato dallo sviluppo delle gallerie. Di particolare importanza è la scelta di una o più stazioni di riferimento, rappresentative della risposta microsismica media del substrato indeformato, cioè non interessato da cavità né, per quanto possibile, da coperture antropiche, suoli ecc. L’intervallo di frequenze sensibile alle perturbazioni del moto del suolo indotto dalla presenza delle cavità dipende in prima approssimazione dall’ampiezza delle cavità stesse: nei casi studiati sembra che ogni cavità abbia una sua frequenza caratteristica, e che a volumi maggiori corrispondano frequenze più basse. Stazioni di misura posizionate a diverse distanze dalla volta degli ipogei hanno riportato frequenze simili, ma ampiezze diverse. Poiché la profondità dell’indagine dipende essa stessa dalla frequenza del microtremore sismico secondo la nota formula F=V·4h, se ne deduce che i migliori risultati si raggiungono quando la profondità delle cavità rispetto al suolo è confrontabile con l’ampiezza delle cavità stesse. Ipogei con estensione planimetrica inferiore a poche decine di m 2 non sono hanno rivelato significative evidenze microsismiche, mentre i risultati più evidenti sono stati ottenuti con cavità di oltre 100 m 2 e larghezza minima superiore a 4-5 m. Riconoscimenti. Il presente lavoro è stato possibile grazie alla collaborazione ed al lavoro della dott. Carmelina Derose, attualmente in ruolo come geologo presso il Comune dell’Aquila. Si ringraziano gli abitanti del paese di Picenze per le utili ed interessanti indicazioni sulla localizzazione degli accessi, sui tracciati e sulla storia dei “rottoni”, in particolare di quelli non più accessibili all’esplorazione diretta.

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