GNGTS 2014 - Atti del 33° Convegno Nazionale

all’interno di una strada funeraria, profondamente incassata, parallela all’estremo filare ovest di sepolture. La fine di queste prime campagne di scavo ha lasciato insoluti alcuni interrogativi di particolare rilievo: 1. Che cosa rappresentano le statue e gli altri ritrovamenti, e perché si trovano in questo sito? 2. Le statue sono di produzione locale (nuragica) o sono state realizzate da culture orientali? 3. Perché guerrieri, pugilatori e arcieri? 4. Perché betili e modelli di nuraghe? 5. Erano dei testimoni della cultura nuragica? 6. Erano a guardia ...di un santuario? ...di un tempio delle acque? ...o di che altro? 7. Erano poste a guardia di un villaggio? Dovevano spaventare le altre tribù? … 8. Quale è la reale estensione della necropoli? 9. La necropoli è stata interamente scavata come sembrerebbe dai suoi confini meridionale e occidentale? Per rispondere in parte a queste domande, nell’ambito di una intesa tra le Università di Cagliari e di Sassari e la Soprintendenza per i Beni archeologici di Cagliari e Oristano, con il finanziamento della Regione Sardegna (L.R. 7 / 2007), nel 2013 si è avviato un progetto di indagine geofisica e archeologica (Archeologia di Monte Prama) che ha visto coinvolte insieme alle tre Istituzioni promotrici, la Casa Circondariale di Oristano, il Comune di Cabras e il Consorzio Uno per la promozione universitaria di Oristano. La prospezione geofisica. Premessa. Preliminarmente a qualunque nuovo intervento di scavo nell’area di Monte Prama è stata condotta un’ampia indagine geofisica che ha coinvolto complessivamente circa 6,6 ettari. La prospezione geofisica è stata realizzata in due tempi: nel 2013, da luglio a ottobre sono state oggetto di indagine le aree circostanti il sito scavato negli anni 70 (circa 5,7 ettari); nel 2014 (maggio-agosto) è stato lo stesso sito delle precedenti indagini archeologiche, di proprietà della Curia arcivescovile di Oristano, ad essere oggetto della prospezione geofisica (circa 0,9 ettari). Gli obiettivi delle due campagne si possono così riassumere: • nel 2013 l'indagine sulle aree circostanti ha mirato a determinare l’effettiva estensione del sito archeologico per meglio poterne interpretare il significato, poiché le aree interessate sono tutte di proprietà privata al momento non è stato possibile procedere con saggi di scavo; • nel 2014 invece la campagna geofisica è stata concentrata sull'area degli scavi degli anni 70 dove, grazie agli accordi con la Soprintendenza e con la Curia arcivescovile di Oristano, è stato poi possibile procedere con i nuovi scavi. In questo caso l'obiettivo delle indagini è stato più mirato e volto a determinare con precisione la posizione e profondità di eventuali resti ancora sepolti per pilotare l'ubicazione dei successivi saggi di scavo. In effetti l'indagine geofisica su un sito già indagato dagli archeologi può apparire ridondante ma l'esigenza di una verifica preliminare ai nuovi scavi nasceva proprio dalle conclusioni dei precedenti lavori di indagine archeologica che avevano verificato l’arresto della discarica delle sculture in corrispondenza della tomba più meridionale, e pertanto era opinione diffusa che il sito non avesse più nulla da rivelare. Metodi. Tra i vari metodi impiegati nel campo della ricerca archeologica quello magnetico (Chianese et al. , 2004; Ciminale, Gallo, 2008), quello elettromagnetico (Ranieri et al. , 2013; Welham et al. , 2014), quello elettrico (Ranieri et al. , 2007; Trogu et al. , 2014) e il georadar (Goodman, 1994; Sternberg and McGill, 1995; Leckebusch, 2000; Whiting et al. , 2001; Jol, 2008; Conyers, 2013; Piga et al. , 2013; Urban et al. , 2014) sono sicuramente i più diffusi. Nel caso del presente studio la scelta del metodo più idoneo doveva soddisfare i seguenti criteri: velocità di acquisizione, precisione nel posizionamento delle anomalie, elevata 180 GNGTS 2014 S essione 3.2

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