GNGTS 2015 - Atti del 34° Convegno Nazionale

A livello esclusivamente sismologico, la possibilità che un terremoto sia in grado di indurre fenomeni di liquefazione dipende dall’intensità e dalla durata dello scuotimento. Come indicato nel Volume “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica – ICMS” (Gruppo di Lavoro MS, 2008)], le due condizioni legate alle caratteristiche simiche necessarie affinché un’area sia potenzialmente soggetta al fenomeno della liquefazione sono: • a g ≥ 0.1 g (accelerazione massima attesa superiore o uguale a 0.1 g) • M ≥ 5 (magnitudo del terremoto atteso maggiore o uguale a 5) La probabilità che si verifichino fenomeni di liquefazione è bassa o nulla se si verifica almeno una delle due condizioni precedenti. Mentre per la verifica del primo requisito è sufficiente attenersi allo studio di pericolosità sismica a scala nazionale (Gruppo di Lavoro MPS, 2004), per quanto concerne la stima di M gli ICMS propongono 4 metodi di calcolo alternativi, ognuno dei quali con punti di forza e debolezze. Il primo metodo, che richiede esperienza riguardo al calcolo della pericolosità sismica, prevede l’impiego del codice di calcolo SASHA (D’Amico e Albarello, 2008), in grado di eseguire la disaggregazione della pericolosità così come calcolata dai risentimenti macrosismici ovvero dalle distribuzioni delle intensità al sito associate ai terremoti avvenuti in passato (Albarello, 2012). Il secondo metodo impiega la magnitudo massima ricavata dal Database Macrosismico Italiano – DBMI11 (Locati et al. , 2011). Il principale svantaggio di questo secondo metodo risiede nella natura deterministica della stima di M che, per definizione, potrebbe essere improbabile ovvero non verificarsi mai. Il terzo metodo proposto definisce M sulla base di relazioni empiriche calibrate a partire da osservazioni macrosismiche. Anche questo metodo comporta una scelta deterministica, sulla quale grava l’incertezza associata ai dati impiegati per la calibrazione delle leggi empiriche. Il quarto approccio considera la magnitudo così come derivata dalla disaggregazione 2D (magnitudo-distanza) della pericolosità sismica nazionale (Barani et al. , 2009). Il principale svantaggio è associato alla natura bidimensionale della procedura di disaggregazione, ovvero al fatto che ciascun valore di magnitudo è legato imprescindibilmente ad una data distanza di scenario. Di qui, la magnitudo che contribuisce maggiormente alla pericolosità sismica (magnitudo modale) potrebbe non corrispondere a quella ricavabile da disaggregazione 1D, più opportuna per valutazioni del potenziale di liquefazione. Lo scopo del presente lavoro riguarda la definizione delle aree del territorio ligure dove, sulla base delle sole caratteristiche sismiche, sia possibile escludere a priori il verificarsi di fenomeni di liquefazione o, più precisamente, dove la probabilità di occorrenza di detti fenomeni sia bassa o nulla. In questo modo è possibile definire porzioni del territorio regionale in cui le verifiche del potenziale di liquefazione non sono strettamente necessarie. Questo tipo di studio assume una rilevanza non trascurabile soprattutto in regioni che, come la Liguria, sono caratterizzate per buona parte del territorio da una bassa pericolosità sismica, tuttavia controllata da forti terremoti (es. M > 5.5). Per lo scopo del lavoro sono presi a riferimento i criteri discriminanti proposti dagli ICMS. La suscettibilità alla liquefazione delle aree ove entrambi i criteri sopra elencati sono soddisfatti è verificata prendendo in esame osservazioni di episodi di liquefazione realmente avvenuti nella storia sismica del territorio in esame. Metodologia e risultati. Come ooservato poco sopra, a livello nazionale, il valore di a g è definito puntualmente da studi di pericolosità sismica; il valore di M , invece, può essere ottenuto con l’applicazione di metodi differenti basati sulla disaggregazione (o deaggregazione) della pericolosità, su approcci di tipo macrosismico o su relazioni empiriche. Allo scopo di definire le aree del territorio ligure (intese come aree comunali) suscettibili alla liquefazione, è stata adottata una procedura basata sull’analisi dei seguenti parametri: • valore di a g così come derivato dalla mappa di pericolosità sismica di riferimento per il territorio nazionale (Gruppo di Lavoro MPS, 2004); sono stati considerati i valori di a g corrispondenti a tre periodi medi di ritorno ovvero 475 anni, 975 anni e 2475 anni; • valore di magnitudo M ottenuta dalla disaggregazione 1D della pericolosità sismica per tutto il territorio ligure; GNGTS 2015 S essione 2.2 197

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