GNGTS 2015 - Atti del 34° Convegno Nazionale

214 GNGTS 2015 S essione 2.3 fino a profondità di circa 12÷13 m, rendendo quindi necessaria la progettazione di pali particolarmente lunghi, a fronte di carichi superficiali in genere modesti. • La tecnica del compaction grouting è stata adottata in circa l’8% dei progetti. Il ricorso a questo tipo di intervento, tra i più efficaci in quanto induce addensamento del terreno con conseguente incremento della resistenza ciclica, è risultato piuttosto limitato sia a causa degli elevati costi di realizzazione sia perché l’approvazione dell’intervento è subordinata all’esecuzione di un campo prova che ne consenta il dimensionamento e certifichi l’efficacia (in alcuni casi gli esiti dei campi prova hanno indotto i progettisti ad adottare tecniche di mitigazione del rischio di liquefazione differenti). Inoltre il compaction grouting non è applicabile nel caso di orizzonti liquefacibili presenti a profondità inferiori di 5,5÷6 m perché potrebbe causare sollevamenti del piano campagna con conseguenti effetti dannosi agli edifici adiacenti (Idriss e Boulanger, 2008). Per un esempio di campo prova, realizzato per la verifica preliminare dell’efficacia di questa tecnica per un intervento di ricostruzione a S. Carlo (FE), si veda Colombi et al. (2015) in questo volume. • Nell’8% dei progetti è stata prevista la realizzazione di colonne in ghiaia vibrocompattate , che in fase di realizzazione addensano il terreno e durante un sisma si comportano come dreni. Anche in questo caso il ricorso piuttosto limitato a questo tipo di intervento è dovuto al rischio di causare danni agli edifici adiacenti durante la vibrocompattazione. • Il 5% dei progetti ha previsto la realizzazione di colonne di jet grouting , che, più rigide del terreno naturale presente tra esse, hanno la funzione di assorbire gran parte degli sforzi di taglio indotti dal sisma, con conseguente abbattimento delle deformazioni di taglio della sabbia e riduzione delle sovrappressioni interstiziali. • Il 5% dei progetti ha previsto il ricorso ad iniezioni di miscele di malte cementizie mentre in due casi sono state proposte iniezioni di miscele chimiche ecocompatibili (v. D’Attoli Fig. 3 – Rappresentazione schematica di alcuni degli interventi di mitigazione del rischio di liquefazione ritenuti più idonei in base alle caratteristiche geologiche locali (da DD 12418/2012).

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