GNGTS 2015 - Atti del 34° Convegno Nazionale

232 GNGTS 2015 S essione 2.3 della recinzione in c.a. di confine e dalla rottura della pavimentazione esterna; • i movimenti indotti hanno avuto effetto sui plinti di fondazione dei pilastri del porticato con conseguente rotazione degli stessi e induzione di cerniere plastiche alla base e alla testa dei pilastri e con conseguenti lesioni nella soletta di copertura del fabbricato; • lesioni e movimenti delle pavimentazioni esterne in corrispondenza del porticato; • lesioni nelle murature perimetrali nella zona di fabbricato adiacente al porticato; • lesioni in murature interne e all’attaccatura dei solai; • complessiva lieve ma presente rotazione dell’intero fabbricato; • fuoriuscite di sabbia nella zona cortiliva in corrispondenza di un pozzo artesiano nella porzione retrostante della casa indice dell’avvenuta liquefazione; • movimenti e rotture nella pavimentazione in c.a. esterna nella porzione sul retro dell’edificio che hanno interessato anche le linee fognarie e di raccolta acque meteoriche. In relazione all’ordinanza n. 51 del 5 ottobre 2012 e s.m.i. del Commissario Delegato per la Ricostruzione, l’edificio presenta un livello di danno e di carenze che associato al fattore di accelerazione specifico ne porta la classificazione ad un livello di inagibilità di tipo E0, per il quale oltre alle riparazioni dei danni è necessario procedere con interventi di miglioramento sismico, ivi compresi quelli riferibili al terreno di fondazione, per ottenere l’agibilità della struttura. Caratterizzazione geotecnica. Per le valutazioni geotecniche e sismiche in sede di progetto si è fatto riferimento alle seguenti indagini effettuate in sito: • n. 2 verticali penetrometriche con punta elettrica e piezocono (SCPTU1 e CPTU2) di cui una con cono sismico per la misura di VS; • n. 1 sondaggio geognostico a carotaggio continuo eseguito dalla Regione Emilia Romagna nell’area cortiliva del fabbricato spinto fino alla profondità di 30 m da piano campagna. Per le analisi di risposta sismica locale si sono inoltre utilizzati dati ed informazioni derivanti da studi effettuati sull’area di San Carlo (e.g. Facciorusso et al., 2012). Le due verticali hanno raggiunto profondità da p.c. 25,8 m e 24,3 m rispettivamente; non si è riusciti a raggiungere profondità maggiori a causa della perdita del raggiunto limite del contrasto di spinta. In Fig. 1a è mostrata la sequenza stratigrafica del sito in corrispondenza dell’edificio oggetto di intervento. L’edificio si trova a cavallo di un rilevato interpretato come un paleo argine del fiume Reno (Calabrese et al. , 2012), presentando una quota di piano campagna differente di circa 2,5 m tra fronte dell’edificio e retro (Fig. 1a). Lo strato liquefacibile rilevante ai fini degli effetti sulla sovrastruttura è quello compreso tra circa 5 e circa 10 m di profondità dal piano campagna più basso (unità litologica D in Fig. 1a). Per le analisi di liquefazione è stato impiegato il metodo di Robertson (2012) utilizzando l’approccio di calcolo suggerito dalle linee guida AGI (2005). L’accelerazione di sollecitazione è stata ricavata, essendo il sito di categoria S2 ai sensi delle NTC2008, mediante un’analisi di risposta sismica locale effettuata con il codice di calcolo EERA (non si discuteranno in questa sede per brevità gli aspetti legati a tali valutazioni). L’accelerazione di ingresso è risultata pari a 0,250 g mentre come magnitudo per eseguire le valutazioni sono stati impiegati sia il valore di 6,14 (assunto come massimo valore per la zona sismogenetica in accordo alla DAL 112/2007), sia il valore di 5,9 (assunto come valore prossimo a quello sperimentato dal sito in occasione degli eventi sismici del 2012). Nella Fig. 1b è mostrato il profilo del fattore di sicurezza a liquefazione con la profondità per le magnitudo 5,9 e 6,14 ottenuto applicando il metodo di Robertson (2012) alla verticale CPTU1 di progetto. Per lo strato liquefacibile di interesse il fattore di sicurezza varia tra 0,7 e 0,9 per la magnitudo pari a 6,14 e tra 0,76 e 0,97 per la magnitudo pari a 5,9 (valori analoghi sono ottenuti dalle elaborazioni fatte sulla verticale CPTU2 che viene omessa per esigenza di sintesi). Intervento di mitigazione del rischio di liquefazione. Per poter ridurre il rischio indotto da potenziali effetti di liquefazione nel caso occorrano nuovi eventi sismici paragonabili a quelli

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