GNGTS 2015 - Atti del 34° Convegno Nazionale

GNGTS 2015 S essione 3.1 è caratterizzata da sismicità e vulcanismo attivo ed ha subito forti movimenti orizzontali e verticali. Una zona di Benioff ristretta e profonda, che si estende dallo Ionio al Tirreno meridionale, corrisponde a un piano di subduzione della litosfera del Mediterraneo orientale (Sartori, 2003) che migra verso est. A partire dall’Oligocene e fino a tempi recenti, i processi di subduzione hanno generato i bacini di retro-arco tirrenici, come pure il cuneo di accrezione dell’��������� ������������ Appennino meridionale. La distensione nel Mar Tirreno è iniziata nel Miocene superiore e ha controllato i processi di formazione di crosta oceanica in corrispondenza dei Bacini del Vavilov e del Marsili durante il Plio-Quaternario (Kastens et al. , 1988). La comparsa tardiva del vulcanismo di arco rispetto alla durata dei processi estensionali nel sistema tirrenico-ionico è stata spiegata come una conseguenza degli stadi iniziali della litosfera continentale assottigliata (Ritsema, 1979; Malinverno and Ryan, 1986; Sartori, 2003). L’��� � ����������� ��� �������� ������������ ���� età � ����������� ��� �������� ������������ ���� e l’andamento dei processi estensionali sono stati riassunti da studi precedenti (Sartori and Capozzi, 1998). Un episodio di distensione retro- arco di età compresa tra il Tortoniano ed il Pliocene, in corrispondenza della formazione del margine sardo e del Bacino del Vavilov, ha indicato una migrazione dell’arco da ovest verso est. Un episodio pleistocenico, in corrispondenza della formazione del Bacino del Marsili, ha indicato una migrazione dell’arco da NW verso SE. In questa ricostruzione geodinamica, il piano di Benioff nonmantiene caratteri di omogeneità, dato che la sua porzione profonda consiste di litosfera continentale assottigliata, che ha formato la base della “����������� ��������������� �������������� ������������ ���� ������� ��� Piattaforma Campano-Lucana �������������� ������������ ���� ������� ��� ” dell’Appennino meridionale. Tale ipotesi può spiegare la messa in posto tardiva del vulcanismo di arco, di età compresa tra 1.5 e 2 milioni di anni, rispetto all’inizio della distensione di retro-arco nel Tirreno, di età compresa tra 8 e 9 milioni di anni, assumendo che non ci sono archi relitti all’interno del sistema geodinamico in oggetto. Inquadramento geologico. Il Golfo di Napoli giace nel settore meridionale di una depressione strutturale, la Piana Campana (D’Argenio et al. , 1973), localizzata tra il settore orientale del Mar Tirreno e la catena appenninica meridionale. Essa è stata prodotta dalla distensione di retro-arco, che ha accompagnato l’accrezione nord-est vergente dell’orogene appenninico durante il roll-back della zolla in subduzione (Malinverno e Ryan, 1986; Faccenna et al. , 1996). Il settore occidentale del Golfo di Napoli è circondato dal distretto vulcanico dei Campi Flegrei, dove il vulcanismo è stato attivo almeno negli ultimi 50 milioni di anni (Rosi e Sbrana, 1987). La morfologia attuale del Golfo si riferisce ad eventi che si sono verificati dopo la messa in posto dell’Igninbrite Campana (CI), un ampio flusso piroclastico eruttato 37.000 anni fa, quando l’area è stata soggetta ad un’intensa calderizzazione (Barberi et al. , 1978). Nel settore orientale del Golfo, i processi sedimentari collegati alla piana costiera del Sarno-Sebeto hanno controllato la deposizione di sedimenti marini e costieri durante il Pleistocene superiore e l’Olocene, spesso interstratificate con depositi vulcanici collegati al Somma-Vesuvio (Milia et al. , 1998; Aiello et al. , 2001). Durante il Quaternario superiore i processi vulcanici e sedimentari hanno fortemente interagito nel controllare l’assetto stratigrafico del margine continentale della Campania. Nel Golfo di Napoli i vulcani sottomarini sono allineati lungo un lineamento morfo-strutturale che segue il canyon Dohrn, che divide il Golfo di Napoli in due domini: un dominio sedimentario ad est, caratterizzato da unità sismiche sedimentarie, ed un dominio vulcanico ad ovest, caratterizzato da unità vulcaniche e sub-vulcaniche (Fusi et al. , 1991). I complessi vulcanici sepolti, geneticamente collegati alle eruzioni del Somma-Vesuvio, dei Campi Flegrei e di Ischia e Procida sono stati identificati nel sottosuolo del Golfo di Napoli (Aiello et al. , 2005; Aiello and Marsella, 2015). Una sezione crostale sul margine continentale della Campania (Milia et al. , 2003) ha mostrato un sistema di faglie asimmetrico caratterizzato da un livello di scollamento profondo da 10 a 12 chilometri e da quattro semi-graben riempiti con spessi depositi quaternari clastici e

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=