GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale
GNGTS 2016 S essione 1.1 103 Analisi statistica dei danni degli edifici causati dai terremoti del Molise, 31 ottobre 2002, e de L’Aquila, 6 aprile 2009 A. Albano 1 , R. Ferlito 2 1 Università degli Studi “Federico II”, Napoli 2 DPC, Dipartimento Protezione Civile Nazionale, Roma Introduzione. Negli ultimi decenni l’Italia è stata colpita da terremoti di elevata intensità che hanno causato migliaia di morti e distruzione di intere aree abitative. Nel presente lavoro si presentano gli effetti prodotti sugli edifici dai terremoti di Larino e de L’Aquila, a partire da una sintetica descrizione dei due eventi dal punto di vista geologico e sismologico e da una caratterizzazione tipologico strutturale degli edifici. Dal punto di vista statistico, si mostra, in particolare, la dipendenza della distribuzione del danno in funzione del periodo storico di realizzazione delle opere, e dunque delle tecniche costruttive, e della realtà geologica del terreno di sedime delle costruzioni. Terremoto del Molise. Tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre 2002 il Molise fu sede di una importante sequenza sismica, risentita in un’estesa area dell’Italia meridionale, causando gravi danni agli edifici e perdite di vite umane. Il mainshock si ebbe alle 11h 32m del 31 ottobre 2002, con una magnitudo Mw pari a 5.74 (INGV). L’evento provocò il crollo di un’ala della scuola elementare “Francesco Jovine” a San Giuliano di Puglia (CB), dove persero la vita 27 bambini ed una loro insegnante. Gli edifici confinanti con la scuola non subirono crolli, pur se gravemente danneggiati (Giaccio et al. , 2004; Dolce et al. , 2004). Il primo novembre 2002, alle 16h 07m, seguì una seconda scossa di magnitudo Mw pari a 5.72 (INGV) che procurò ulteriori danni (Galli e Molin, 2004). Entrambi gli eventi avvennero lungo faglie ad orientazione E-W e ad una profondità ipocentrale di circa 20 Km (INGV). La massima intensità macrosismica (VIII-IX grado MCS; Galli et al., 2003), si ebbe a San Giuliano di Puglia, mentre negli abitati limitrofi di Bonefro e Colletorto si ebbero intensità di VII e VI-VII MCS, rispettivamente. L’abitato di San Giuliano di Puglia fu caratterizzato da una marcata risposta sismica diversa fra aree contigue, conseguentemente alle differenti litologie affioranti. Nelle aree che poggiano su depositi colluviali fini e sulle marne argillose del Flysch di Toppo Capuana, che presentano estesi movimenti franosi complessi (Giaccio et al. , 2004), gli edifici a tipologia edilizia in muratura di scarsa qualità furono completamente distrutti. Si trattava di edifici con muratura a sacco con due paramenti di pietre irregolari, di scarsa qualità sia per i materiali impiegati sia per le modalità costruttive, trattandosi per lo più di murature in cui i due paramenti risultavano non collegati e sottoposti a numerosi interventi di ristrutturazione, ampliamenti e sopraelevazioni. Molto spesso le già scarse capacità delle pareti murarie erano state ulteriormente compromesse dalla realizzazione di vuoti per l’allocazione di impianti tecnologici. Altre aree, costruite sui depositi calcareo-marnosi del Flysch di Faeto, caratterizzate dall’alternanza di edifici in muratura e in c.a. furono solo lievemente danneggiate. Anomalie nella distribuzione del danno furono riscontrate anche in altri centri prossimi alle aree epicentrali, da attribuire sia alle caratteristiche strutturali degli edifici che alle caratteristiche litologiche dei terreni di fondazione. In altri centri abitati, si ebbero effetti di sito generalmente moderati e condizionati da fenomeni franosi preesistenti (Dolce et al. , 2004; Giaccio et al. , 2004). In sintesi, la relazione tra danni e geologia è particolarmente evidente nell’area di San Giuliano di Puglia, in corrispondenza dei depositi a marne argillose o colluviali del Flysch di Toppo Capuana, mentre un livello di danneggiamento moderato o lieve si ebbe per gli edifici fondati sui depositi calcareo-marnosi del Flysch di Faeto. Negli altri centri colpiti dal sisma, Castellino del Biferno, Morrone del Sannio, Pietramontecorvino e Ripabottoni, si ebbero effetti di sito dipendenti da fenomeni gravitativi e di dissesto franoso preesistenti, riattivati dall’attività sismica (Galli et al. , 2003; Giaccio et al., 2004; Dolce et al. , 2004).
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