GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale
GNGTS 2016 S essione 1.1 121 La calma dei giorni seguenti e i danni limitati avevano lasciato sperare che il fenomeno si fosse esaurito. Però, nella notte tra il 3 e 4 febbraio e nella mattina successiva il terremoto colpisce più violentemente la provincia di Ancona provocando gravi danni alle case della città e dei paesi vicini (Io= 8, Mw = 4.57 per la scossa delle ore 2:04). Un’altra violentissima scossa si ripete la stessa sera e il giornale afferma che a fine giornata si possono calcolare in 200 le case “crollate o lesionate”. Il terremoto replica nei giorni successivi provocando il terrore e l’esodo di buona parte della popolazione e l’accampamento in tende del resto degli abitanti. Il Corriere Adriatico segnala puntualmente lo stato della città e del territorio e segue l’attività degli esperti delle università e dell’Istituto Nazionale di Geofisica (ING) che arrivano in città, i quali -naturalmente- rilasciano interviste ai giornalisti. L’andamento delle scosse nei giorni successivi pare in diminuzione e i giornalisti colgono nelle affermazioni dei sismologi la risposta rassicurante che vorrebbero sentire, ovvero la fine della sequenza sismica: “I sismologi sono sempre, seppure cautamente, ottimisti sull’evoluzione del fenomeno che considerano in fase decrescente” ( C.A., 10 febbraio 1972). “Sull’andamento del sisma bastino queste due parole dello studioso: «È confortante, è come se gli si sia abbassata la febbre»” C.A., 11 febbraio 1972. Non è chiaro quando né come comincia a insinuarsi il sospetto sull’eventuale causa umana delle scosse sismiche. Riguardo al “come”, è stato detto che le esplosioni che si sentivano a notte fonda provenire dal largo, dalle piattaforme esplorative dell’AGIP, abbia svegliato il sospetto del collegamento tra queste ultime e gli eventi sismici. Riguardo al “quando”, è probabile che sia stato dopo le scosse cominciate il 10 e l’11 marzo, e in particolare dopo il violento risveglio nella notte tra il 13 e il 14, quando la popolazione capisce che il fenomeno sismico non era finito. I terremoti non causano danni ma molta paura, la fuga della gente verso le piazze e poi fuori dalla città. La domanda sulla possibile responsabilità delle perforazioni ( vulgo , trivellazioni) compare per la prima volta sul Corriere Adriatico il 18 marzo. La redazione del Corriere Adriatico è la prima a pensare che il sospetto di una causa antropica per i terremoti sia una “baggianata” e qualche articolo prova a fare una corretta divulgazione scientifica ( C.A. 4 aprile 1972). Nel frattempo le scosse si diradano in frequenza, diminuiscono in intensità e gli esperti ribadiscono che il fenomeno è ormai in esaurimento ( C.A. , 11 aprile 1972). Sebbene i sussulti continuino, fanno meno paura e verso la fine di Aprile uno degli esperti da il cessato allarme ( C.A. 22 aprile 1972). Tuttavia, alle 1,58 della notte del 31 maggio una forte scossa sveglia la popolazione che di nuovo si riversa sulle strade. Il nuovo evento non ha fatto danni e gli scienziati continuano ad affermare che si tratta della “coda” del terremoto di gennaio: “lunga ma non allarmante” ( La Stampa , 1 giugno 1972). Però, a questo punto, il rapporto di fiducia tra gli scienziati e la stampa sembra incrinato: “La paura si è risvegliata negli anconetani, che da ormai quattro mesi stanno vivendo sotto l’incubo di un terremoto che sembra non avere fine e al quale la scienza non sa dare una spiegazione.” ( C.A. , 31 maggio 1972). Il giorno dopo arrivano alla redazione del Corriere Adriatico le domande dei lettori sulla questione delle trivellazioni e su come mai ci siano scosse più forti rispetto a quelle previste dagli scienziati. In altro articolo si dice che dalle risposte degli esperti “non rimane che vaghezza”. Infatti, si chiede più di quanto la scienza possa affermare: “Manca la risposta, la sola che ci interessa (...): continuerà o è finita questa brutta storia?” ( C.A. 1 giugno 1972). Però, la risposta desiderata dal giornalista arriverà pochi giorni dopo. Lo stesso giorno il periodico annuncia l’accordo di collaborazione tra l’AGIP e l’ING per studiare la geologia della zona epicentrale sulla base dei dati che da due anni raccoglieva l’azienda petrolifera. Forse qualcuno ha visto con sospetto questa collaborazione tra gli scienziati e i presunti responsabili dei movimenti sismici. Nei giorni successivi non si registrano scosse significative e il 5 giugno il Corriere Adriatico pubblica la relazione stilata da uno degli esperti in zona. In essa si afferma che si tratta del più
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ4NzI=