GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale

GNGTS 2016 S essione 1.1 161 Fig. 3 – Distribuzione degli ipocentri calcolati mediante la localizzazione relativa per il cluster 1621 e relativa interpolazione con un piano inclinato. entrambi i piani forniti dal meccanismo focale (piano di faglia e piano ausiliario) e calcolato l’angolo che essi formano con il piano che interpola gli ipocentri. In alcuni casi l’accordo tra distribuzione degli ipocentri e uno dei piani del meccanismo focale è molto buono, come per esempio nel caso del cluster 254. In qualche caso il piano ottenuto dalla distribuzione di ipocentri risulta parecchio diverso da entrambi i piani del meccanismo focale. Il motivo principale sembra imputabile alla scarsa affidabilità del meccanismo focale dovuta al basso rapporto segnale rumore che caratterizza gli eventi più piccoli registrati a distanza maggiore di circa 15 km. Per ovviare a questo inconveniente, in alcuni casi di famiglie caratterizzate da eventi molto piccoli abbiamo effettuato lo stacking dei sismogrammi per migliorare il rapporto segnale rumore in modo da valutare meglio la polarità delle fasi dirette in caso di inizio emergente e per la fase S. I risultati preliminari sono positivi ma sul meccanismo focale dei terremoti di magnitudo M<1 rimangono molte incertezze. Per ogni evento dei diversi cluster è stata calcolata la frequenza d’angolo dello spettro in spostamento, utilizzata per stimare la lunghezza della faglia ipotizzando una velocità di rottura pari a 0.9Vs. La stima della dimensione della rottura per terremoti molto piccoli è affetta da notevole incertezza a causa delle alte frequenze d’angolo, molto suscettibili all’attenuazione anche a distanze piccole, e agli effetti di sito. L’attenuazione per frequenze maggiori di 15 Hz non è mai stata calcolata per l’area del Pollino, quindi abbiamo assunto Q=400 per correggere gli spettri prima della stima della frequenza d’angolo. I risultati preliminari di questa analisi hanno fornito dimensioni della sorgente comprese tra 90 m e 230 metri per terremoti di magnitudo compresa tra 0.7 e 2.5. Tali valori, confrontati con l’estensione della distribuzione di ipocentri, suggerisce che i vari terremoti di ogni cluster siano stati generati da settori della stessa faglia almeno in parte sovrapposti. Le stesse analisi effettuate sui terremoti del Pollino sono state applicate anche a due sciami localizzati in Sila, uno avvenuto in agosto 2015 e un altro a settembre 2016. La ricerca dei cluster alle stazioni più vicine ha mostrato che esistono eventi con forme d’onda estremamente simili, quindi adatti allo studio della sorgente sismogenetica come descritto per il Pollino. Un cluster di almeno 10 terremoti è stato individuato tra gli eventi di settembre 2016. L’analisi preliminare mostra un piano di faglia ben definito, ma ulteriori approfondimenti sono in corso per vincolare al meglio il meccanismo focale e calcolare la dimensione della sorgente. Il meccanismo focale calcolato per il terremoto più forte (M3.4) è di tipo strike slip con l’asse P orientato E-W e l’asse T in direzione N-S. Ulteriori analisi su altri eventi miglioreranno sicuramente l’interpretazione della struttura sismogenetica responsabile di questo sciame. Bibliografia Chiarabba C., PianaAgostinetti N., and Bianchi I.; 2016: Lithospheric fault and kinematic decoupling of the apennines system across the Pollino range , Geophys. Res. Lett., 43, doi:10.1002/2015GL067610. De Gori P., Margheriti L., Lucente F. P., Govoni A., Moretti M., and Pastori M.; 2014: Seismic activity images the activated fault system. In the Pollino area, at the Apennines-Calabrian arc Boundary region, GNGTS Bologna.

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