GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale

172 GNGTS 2016 S essione 1.1 I dati raccolti hanno permesso di definire ed utilizzare come markers geomorfologici la sequenza di terrazzi marini e fluviali riconosciuti nell’area di studio. Risultati. Tipologia e distribuzione dei markers geomorfologici – L’area di studio è caratterizzata dalla presenza di una sequenza di terrazzi fluviali e marini quaternari risultanti dall’azione combinata dell’attività tettonica e delle oscillazioni climatiche. Sono stati mappati tre ordini di superfici relitte (Fig.1; si veda la foto di Fig. 1B), vincolate cronologicamente sulla base sia di dati pregressi (Miyauchi et al. , 1994; Tortorici et al. , 1995; Galli e Bosi, 2002; Galli e Peronace, 2015) sia dai dati acquisiti ex-novo. Dalle sommità aspromontane verso la Piana di Gioia Tauro si riconoscono, quindi: - la superficie alta del massiccio dell’Aspromonte (~1000 m s.l.m.; Fig. 1B), costituita da un terrazzo marino del Pleistocene inferiore (in arancio in Fig. 1), datato a 1-1.1 Ma da Miyauchi et al. (1994) facendo riferimento alle analisi stratigrafiche e paleontologiche di Barrier et al. (1986); - la superficie continentale intermedia (in verde in Fig. 1), mappata e verosimilmente riferibile al Pleistocene Medio (Galli e Peronace, 2015), ubicata a cavallo della faglia di Cittanova, alle quote di 700 m sul letto e a ~400 m al tetto; - l’ampio terrazzo fluviale di Cittanova-Taurianova (TAC; in giallo in Fig. 1), si sviluppa dalla base dell’Aspromonte (~400 m slm; Fig. 1B) sino alla costa tirrenica (~25 m slm). L’età di questa superficie è stata ipotizzata da diversi autori (125 ka da Miyauchi et al. , 1994; Pleistocene medio-superiore da Tortorici et al. , 1995), ed è stata vincolata alla fine del Pleistocene Superiore da Galli e Peronace (2015). Nuovi rilievi stratigrafici di dettaglio e le datazioni al 14 C di colluvi e paleosuoli interdigitati nel conoide (Fig. 1), hanno consentito di vincolare meglio l’età della superficie (TAC; post 24 ka) e di ricostruire le fasi evolutive del conoide nella seconda metà del Pleistocene superiore (~40 ka). È importante notare che questa superficie è dislocata dalla CF, permettendo così di calcolare il rigetto verticale minimo negli ultimi 28 ka (Galli e Peronace, 2015). La distribuzione della dislocazione verticale lungo la direzione di faglia suggerisce una maggiore attività nella porzione centrale della stessa (tra Cittanova e Oppido; Figg. 1 e 3), che coincide da un lato con la zona di massimo danneggiamento in occasione del terremoto del 5 febbraio 1783 (Galli e Bosi, 2002) e, dall’altro con i maggiori spessori della successione pleistocenica. Risultati analisi geo-morfometriche. L’analisi è stata applicata sui bacini idrografici (con ordine gerarchico di Stralher pari a 6) dei fiumi Mesima (780 km 2 ) e Petrace (398 km 2 ). In particolare, l’analisi si è concentrata nel settore in cui il reticolo fluviale intercetta la CF (Fig. 1), tra i blocchi di letto e di tetto, e nell’area d’interfluvio dove sono conservati i markers geomorfologici (Fig. 1) e dove sono ipotizzati i maggiori tassi deformativi. Sono quindi stati calcolati e interpretati due parametri indipendenti relativi ai profili longitudinali dei corsi d’acqua: SL index (Hack, 1973) e χ (Perron and Royden, 2013), entrambi utilizzati per individuare quelle porzioni dell’area di studio che mostrano una maggiore riorganizzazione del reticolo in risposta dell’attività della CF e le principali anomalie lungo i profili longitudinali (knickpoints) dei corsi d’acqua. Per ciò che concerne l’SL index, sono stati considerati come anomali quei valori oltre la media statistica, distinti in tre livelli differenti in funzione della distanza dell’anomalia dalla deviazione standard (Fig. 2a). L’analisi ha consentito di evidenziare le knick-zones riconducibili all’attività della faglia, escludendo le anomalie legate alle variazioni litologiche e quelle riconducibili alle instabilità di versante che possono aver interagito coi corsi d’acqua (Troiani et al. , 2014). Dalla distribuzione spaziale dell’SL index (Fig. 2a) si osserva come i valori anomali principali si concentrano lungo una fascia ubicata prevalentemente al tetto della faglia di Cittanova. Indipendentemente da quest’ultima, è stata realizzata l’analisi del χ, parametro indice dello stato dinamico di un reticolo idrografico in roccia, basato essenzialmente sulla sua geometria (Willett et al. , 2014). Una mappa di χ dà l’indicazione dello stato di disequilibrio di un tratto di alveo e quindi della sua energia, se confrontato con un altro tratto limitrofo posto alla stessa

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