GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale
GNGTS 2016 S essione 2.3 455 Fig. 2 – Variazione della curvature modale, variazione dell’errore di interpolazione e massimo drift: modello a 5 piani (a), modello a 8 piani (c); Istogramma della probabilità di valutare il danno ad ogni piano: modello a 5 piani (b), modello a 8 piani (d). Risultati. In questo paragrafo si riportano i principali risultati ottenuti per i modelli numerici a 5 e 8 piani sottoposti all’accelerogramma A7. Applicando l’approccio combinato, è stata calcolata la probabilità con cui si può verificare un danno in corrispondenza di ogni piano (Figg. 2b e 2d). Al fine di validare il metodo proposto, i risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti applicando le due metodologie già esistenti (Figg. 2a e 2c) e con il drift di interpiano, in quanto risulta essere un buon indicatore di danno. Come si può notare, applicando il metodo proposto in questo lavoro, i valori risultano essere in accordo con l’andamento dei massimi drift, sia per il modello a 5 che per il modello a 8 piani. Inoltre, il confronto con la variazione della curvatura modale (ΔD CEM ) e la variazione dell’errore di interpolazione (ΔD IM ) mostra che l’approccio combinato riesce a localizzare in modo più intuitivo il livello maggiormente danneggiato. Applicazione a casi sperimentali. Descrizione dei modelli. L’approccio integrato per la valutazione del danno è stato applicato anche a due casi sperimentali: un modello in scala reale di una struttura in cemento armato a 7 piani testata presso l’Università della California- San Diego (UCSD) (Panagiotou et al., 2011; Moaveni et al., 2011) e un modello in scala ¼ di una struttura in cemento armato a 4 piani testata presso l’Università della Basilicata durante il progetto POP (Dolce et al., 2005). Il modello dell’UCSD è stato sopposto a quattro terremoti di intensità crescente (da EQ1 a EQ4) registrati in California. Al fine di misurare la risposta dinamica, la struttura è stata strumentata con una serie accelerometri, estensimetri, potenziometri e trasduttori di spostamento lineari, campionati con una frequenza di 240 Hz. Il modello POP è stato sottoposto ad accelerogrammi naturali e artificiali e sono stati usati accelerometri e trasduttori di spostamento. Risultati. Come per i modelli numerici, sono stati valutati gli istogrammi di probabilità di accadimento di un danno in corrispondenza di ogni piano. Le Figg. 3b e 3d mostrano i risultati ottenuti applicando l’approccio combinato al modello sperimentale a 7 piani sottoposto all’evento sismico EQ3 e al modello POP sottoposto al test con PGA pari a 0.25 g. Le Figg.3a e 3c mostrano il confronto con la variazione della curvatura modale, la variazione dell’errore di interpolazione e con il drift di interpiano. Analizzando i risultati sperimentali, si può notare che in tutti i casi l’approccio combinato presentato in questo lavoro permette di individuare, in modo facile ed immediato, la presenza e la posizione del danno sulla struttura. Dal confronto con le metodologie esistenti si nota, infatti, che per il modello a 7 piani, caratterizzato da un comportamento flessionale, il metodo di interpolazione riesce ad individuare la posizione del danno strutturale mentre la variazione di curvatura modale e il massimo drift potrebbero essere utilizzati come indicatori del solo danno non strutturale. Al contrario, per il modello POP, caratterizzato da un comportamento prevalentemente tagliante, la variazione di curvatura è in accordo con il drift e localizza il danno in modo corretto. La variazione dell’errore
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