GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale
472 GNGTS 2016 S essione 2.3 acerbo, privo di esperienze e quindi tutto sommato psicologicamente vulnerabile. Parlare con questi giovani di catastrofi naturali è come anticipare loro le difficoltà della vita, e deve essere utilizzato un approccio pedagogico corretto. Quanto ai messaggi da veicolare, è evidente che non dovranno essere in sovrapposizione con quelli già inseriti nei programmi scolastici, sia per evitare duplicazioni sia per fornire concetti alternativi alla semplice erudizione e rappresentare un valore aggiunto nella formazione dello studente e futuro cittadino. Sicuramente dovrebbero essere argomento della “lezione di rischi” quei concetti di cui si parla spesso nelle tavole rotonde e nei convegni tra esperti, facendo sovente l’errore di credere che questi argomenti, seppure basilari in una discussione sulla educazione, sono spesso non noti al pubblico. In particolare essi sono: - la differenza tra rischio e pericolo: spesso la società, con una visione estremamente fatalista, non comprende che si possono intraprendere azioni di mitigazione del rischi anche di semplice effettuazione; - le modalità e i consigli per la individuazione dei pericoli naturali a cui si è soggetti. Le carte di pericolosità sismica o le mappe delle aree esondabili sono strumenti a cui il cittadino raramente accede nonostante la loro importanza nel contesto della auto protezione; - i limiti delle previsioni: troppo spesso una certa stampa induce a credere che siano possibili previsioni deterministiche esatte, creando confusione e sfiducia verso il mondo della Scienza; - gli errori di misura ed incertezze. Spesso le informazioni scientifiche vengono rilasciate senza alcuna stima dell’errore o della incertezza associata. E’ il caso, per esempio, delle previsioni meteo che sono spesso date per certe anche quando i modelli suggeriscono una diversa affidabilità, ma lo stesso discorso vale nella pubblicazione della magnitudo o della localizzazione di un terremoto; - la mitigazione del rischio con semplici azioni. Individuare le vie di fuga, informarsi sui piani comunali di emergenza e così via; - il riconoscimento di bufale e notizie false. Sviluppare un senso critico che porti lo studente a domandarsi se un blogger o un fruitore di social network conosce meglio di uno scienziato esperto un certo meccanismo di accadimento o le regole matematiche che lo governano. - la individuazione delle fonti di informazione affidabili. Sviluppare la capacità di ottenere informazioni da enti che hanno la competenza necessaria; - le regole comportamentali di auto protezione di “buon senso”. Imparare a seguire i consigli o le consegne durante le emergenze. È evidente che i punti sopra riportati non necessitano di una particolare formazione scientifica verso gli insegnanti perché non si tratta di argomenti squisitamente tecnici. In effetti anche per altre campagne (Io non rischio, ad esempio) le attività sono affidate a volontari che sono solo parzialmente da considerare addetti ai lavori. Tuttavia si potrebbe prevedere una formazione degli insegnanti soprattutto per curare la qualità e la efficacia della comunicazione ai propri studenti e gli aspetti pedagogici ai quali si è fatto cenno prima. Come ribadito in molte occasioni, il rischio “zero” è una utopia perché il suo raggiungimento si scontra con la realtà di una società dove alcune azioni, come la demolizione e la ricostruzione di edifici ed infrastrutture o l’investimento di denaro senza limiti sono improponibili, e comunque non applicabili a grandi porzioni di territorio tenendo conto che circa il 45% della nazione è soggetta a terremoti potenzialmente catastrofici e che almeno 7 milioni di italiani sono potenzialmente a rischio alluvioni. Tuttavia la mitigazione del rischio deve prevedere una massiccia e continua campagna di educazione, nella quale la scuola potrebbe veramente rappresentare il valore aggiunto. Bibliografia Berenguer J.L, Solarino S., Corboulex F., Ponzone M., Cremonini R., Eva C., Eva E., Ferretti G., Leputh J., Barroux E., Sornette A., Luyet V., Bosset H., 2010. ��� ��� �������� ���������� ����������� ��� ������������� ����� The O3E program: Innovative educational and communication tools for better face natural hazards and emergencies. ����������� �������� ���������� ���� ��� �������������� Geophysical Research Abstracts. Vol. 12, EGU2010-8623-2
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