GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale

22 GNGTS 2016 S essione A matrice La ricostruzione del contesto sismotettonico della sequenza sismica di Amatrice del 2016: il ruolo delle strutture eriditate L. Bonini 1,2 , F.E. Maesano 2 , R. Basili 2 , P. Burrato 2 , M.M.C. Carafa 3 , U. Fracassi 2 , V. Kastelic 3 , G. Tarabusi 4 , M.M. Tiberti 2 , P. Vannoli 2 , G. Valensise 2 1 Dipartimento di Matematica e Geoscienze, Università di Trieste 2 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Roma 1, Roma 3 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Roma 1, L’Aquila 4 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione Roma 1, Bologna Dal 24agosto2016un’intensa sequenza sismica sta interessandounaporzionedell’Appennino centrale, localizzata tra le province di Rieti, Perugia, Ascoli Piceno, L’Aquila e Teramo. Tale sequenza ha avuto inizio con un evento di magnitudo 6.0, localizzato a poca distanza dall’abitato di Amatrice. La distribuzione epicentrale delle repliche è allungata per circa 30 km in direzione NNO-SSE ed è ampia una quindicina di chilometri. Le elaborazioni derivanti da dati interferometrici (InSAR) mostrano una defomazione cosismica con due minimi localizzati ad est di Norcia e a nord di Amatrice. Rilevamenti geologici di terreno hanno descritto una serie di rotture cosismiche principalmente localizzate sul fianco occidentale del Monte Vettore (Emergeo Working Group, 2016). Le soluzioni dei momenti tensori dell’evento principale e delle repliche più energitiche hanno mostrato che le faglie attivate nel corso della sequenza hanno una cinematica normale, una direzione circa NNO-SSE e un’inclinazione di 40°-50°. La ricostruzione delle faglie coinvolte nella sequenza sismica è basata sulla combinazione dei dati geologici di superficie e di sottosuolo (es. Pierantoni et al. , 2013; Bigi et al. , 2011) e dei dati sismologici, come ad esempio le localizzazioni ipocentrali e i meccanismi focali delle scosse principali. Dal punto di vista geologico, la parte centrale della sequenza sismica attraversa la parte meridionale del thrust dei Sibillini. A nord di tale thrust, ovvero nel suo blocco di tetto, affiorano le sequenze carbonatiche umbro-marchigane. A sud, ovvero a letto del thrust, affiorano estesamente i depositi di avanfossa appartenenti alla Formazione della Laga. Utilizzando questi dati abbiamo costruito una serie di sezioni geologiche attraverso l’area interessata dalla sequenza sismica. Per ricostruire la geometria delle sorgenti sismogeniche, abbiamo in seguito proiettato lungo le nostre sezioni la sismicità rilocalizzata (aggiornata al 15 settembre 2016; da Michele et al. , 2016). Sulla base dell’integrazione della geologia del sottosuolo con i dati sismologici, proponiamo che: - l’evento sismico principale si sia nucleato lungo una faglia normale cieca, inclinata 45°- 50° e localizzata al di sotto della Formazione della Laga; - il thrust dei Sibillini sia stato coincolto nella sequenza e riattivato parzialmente in senso estensionale; - esista una faglia antitetica localizzata a tetto del Thurst dei Sibillini e immergente a NE a cui non è possibile associare nessuna struttura in supericie e che potrebbe essere la sorgente della replica più energetica, ovvero l’evento di magnitudo 5.4; - si sia attivata una struttura a basso angolo est-immergente localizzata al tip inferiore delle strutture precedentemente descritte. Tale interpretazione lascia aperto un punto fondamentale, ovvero quale sia il ruolo del thrust dei Sibillini durante l’evento sismico maggiore. Per rispondere a questa domanda abbiamo cercato di analizzare la forma e quantità di deformazione cosismica misurata con la metodologia InSAR. Tali dati, anche se provenienti da sensori diversi e/o processati con tecniche diverse, concordano nel mostrare due massimi di subsidenza localizzati a nord e a sud del thrust dei Sibillini. Tali massimi di subsidenza sono associati anche a forme leggermente diverse e a trend non coassiali. I dati derivati dall’inversione delle “ strong motion ” (Tinti et al. , 2016) confermano che le aree di massima subsidenza registrate dalle analisi InSAR corrispondono a due massimi di slip cosismico in profondità.

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