GNGTS 2016 - Atti del 35° Convegno Nazionale
GNGTS 2016 S essione 3.2 555 permette di ottenere un’identificazione diretta e quantitativa della composizione elementare del campione investigato (in ppm). Le misure in oggetto sono state eseguite tramite l’utilizzo di un analizzatore XRF portatile ‘alpha 4000’ (Innovex-X System) grazie al quale è stato possibile acquisire in maniera semplice e veloce il profilo spettrale caratteristico delle malte investigate in-situ, consentendo la rivelazione dei vari elementi chimici aventi un numero atomico (Z) compreso tra quello del fosforo e quello del piombo. Lo strumento è provvisto di una sorgente di raggi-X ad anodo di Tantalio e di un detector Si PIN (diodo) ad alta risoluzione (FWHM < 220eV a 5.95 keV per la linea Kα del Manganese). Per ogni campione sono stati eseguiti due set di misure su range energetici differenti con condizioni operative di 40 keV e 7µA per la prima, e 15 keV con 5 µA per la seconda (per un’analisi del profilo di banda alle basse energie più dettagliata). Infine, il segnale di fluorescenza è stato raccolto per circa 60 secondi per ogni run di misura in modo tale da incrementare la statistica di raccolta ottenendo, cosi, un segnale più risolto. In Fig. 2 vengono riportati gli spettri XRF ottenuti per le due malte analizzate. Come si evince da una prima analisi degli spettri XRF, le malte antiche “I fase” e “II fase” evidenziano entrambe la presenta di: Calcio, Ferro, Rubidio, Stronzio, Manganese, Zirconio, Nichel, Cromo e Rame. Gli elementi rivelati in traccia, presentano una valore di concentrazione indicato con “< LOD”. In particolare, le righe Kα (6.39 keV)e Kβ (7.03 keV) risultano estremamente intense rispetto ai picchi associati agli altri elementi presenti in entrambi i materiali. Una prima importante differenza riguarda la concentrazione di calcio fra le due fasi architettoniche. Infatti, mentre nella malta “I fase” si ha un picco associato (intorno a 3.68 keV) moderatamente intenso, nella malta “II fase” quest’ultimo incrementa in maniera significativa il valore dell’intensità rispecchiandone, dunque, un aumento della concentrazione. Per quanto riguarda le strutture alle più alte energie, esse presentano caratteristiche sostanzialmente confrontabili tra i due campioni analizzati non enfatizzando particolari differenze nella tecnologia di produzione. In particolare, come accennato precedentemente, le righe Kα (6.39 keV)e Kβ (7.03 keV) tipiche del ferro non mostrano differenze. Inoltre, nella regione in energia compresa fra 12 e 16 keV si osserva la presenza di picchi ben definiti (associati alla presenza di Rb Kα, Zr Kα e Sr Kα) per entrambi i campioni, con concentrazioni confrontabili entro i limiti di errore strumentale. Questi risultati preliminari ottenuti suggeriscono che il passaggio tra le due fasi analizzate nelle malte non presenta sostanziali differenze, indicando una tecnologia di manifattura simile. Rilievo fotogrammetrico 3D. La documentazione dei siti archeologici, ai fini dell’analisi della comprensione e della valorizzazione dei risultati dello scavo, si avvale da diversi decenni ormai degli strumenti per il rilievo tridimensionale integrando differenti metodologie (Russo et al. , 2011). Negli anni più recenti, la tecnica fotogrammetrica, grazie al perfezionamento Fig. 2 – Spettri XRF per la malta della I fase (sinistra) e malta di II fase (destra) per entrambi i range energetici (0-45 keV e 0-15 keV).
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